Lèttera

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lettera


lèttera (o léttera) s. f. [lat. lĭttĕra; come sinon. di epistŭla il latino adoperava il pl. littĕrae; cfr. il gr. γράμμα, pl. γράμματα, nei due sign]. – 1. a. Ciascuno dei segni con cui si rappresentano graficamente i suoni delle vocali e delle consonanti di un alfabeto: l. maiuscole, minuscole; l. iniziale di una parola; scrivere, leggere, incidere, cancellare una l.; imparare, conoscere le l. dell’alfabeto; parola formata di otto l.; scrivere un numero in tutte l. (anziché in cifre); l. latine, l. greche, l. ebraiche (più com. l. dell’alfabeto latino, o caratteri latini, greci, ecc.). Fam. (ma oggi in disuso), lettere di scatola, lettere di grande formato (dalle scritte sulle scatole degli speziali): scrivere a lettere di scatola (più raro a lettere da speziali, tosc. a lettere d’appigionasi, più com. a l. cubitali, pop. a tanto di lettere); anche (ma ormai ant.), dire una cosa a lettere di scatola, dirla chiaramente, senza sottintesi. Fig., massima, fatto da scriversi a lettere d’oro, massima preziosa, fatto memorabile; non com., cosa da scrivere a lettere di sangue, azione delittuosa, che grida vendetta. b. Sempre come segni alfabetici, le lettere sono spesso assunte, nelle loro varie forme, a rappresentare valori convenzionali in varî usi e discipline. In matematica, per es., si usano le lettere minuscole dell’alfabeto latino per indicare costanti (le prime: a, b, c, d ...) o variabili (le ultime: x, y, z), oppure, in geometria, le rette; le maiuscole latine per gli insiemi (A, B ...) o, in geometria, per i punti e le linee; le minuscole dell’alfabeto greco possono rappresentare numeri piccoli a piacere (δ, ε, η, σ), un numero ben determinato (π, cioè pi greco), o, in geometria, angoli o piani (α, β, γ ...); ecc. Nella scrittura musicale medievale, l. romaniche o romaniane, abbreviazioni che, poste sopra i segni dei neumi, indicavano variazioni di movimento, di colorito, di sonorità (v. romanico2). Nel computo del calendario, l. nundinale, l. domenicale o feriale, l. lunare, lettere dell’alfabeto che, associate ciascuna a un particolare dato temporale (per es., la prima domenica dell’anno), permettono di localizzare nell’anno determinate ricorrenze o fatti astronomici (v. ai singoli aggettivi). c. Ciascuno dei caratteri di piombo che, in tipografia, servono per la stampa dei segni dell’alfabeto (v. carattere, n. 1 c). d. Con uso improprio, il suono rappresentato dalla lettera (come sinon. quindi di fonema): le l. si dividono in vocali e consonanti; l. labiale, dentale, aspirata, ecc. 2. estens. a. Iscrizione che si mette a piè di una stampa per spiegarne il soggetto; quasi solo nella locuz. avanti lettera, riferita in origine a prove d’incisioni tirate prima che si sia stampata l’iscrizione, e che hanno perciò più pregio. In senso fig., la locuz. è usata (anche nella forma latina, ante littĕram, o francese, avant-lettre) con riferimento a manifestazioni di ordine storico o culturale che, per il loro carattere, siano qualificate con un attributo che nella storia apparirà molto più tardi; come quando si dice, per es., che il Vico fu un anti-illuminista avanti lettera. b. Formula, nell’espressione lettere efesie (v. efesio). 3. fig. a. Nell’uso ant., il contenuto di uno scritto, ossia il testo, o un passo del testo; quindi anche la variante che una parola o una frase può avere in codici diversi (sinon. cioè di lezione, nel sign. filologico): ciascuna di queste due l. si può sostenere (Boccaccio); in questa accezione, si usa ancora talvolta, anche in contesti italiani, la forma lat. littera con valore storico, riferendosi alle varie lezioni del Digesto: littera pisana o fiorentina, il testo del Digesto secondo il manoscritto più antico e autorevole (sec. 6°), conservato a Pisa fino al 1406 e poi a Firenze. Anche, il significato di una parola, di un passo, o la sua interpretazione: quella beata terra, di cui si parla, altra qui non è, secondo la vera l., che Maria (Segneri). b. Di qui, nell’uso moderno, con riferimento a uno scritto, il senso immediato delle parole, quale risulta dall’interpretazione oggettiva e rigorosa del loro valore semantico e lessicale, in contrapp. allo spirito, cioè al significato profondo, quello ch’esse potevano avere nell’animo e nell’intenzione dello scrivente: stare attaccato alla l. di una disposizione; interpretare secondo lo spirito e non secondo la l.; la l. uccide e lo spirito vivifica (traduz. del testo latino della 2a lettera di s. Paolo ai Corinzî, 3, 6: «littera enim occidit, spiritus autem vivificat»). Comune spec. nella locuz. avv. alla l. (spesso anche nella forma latina, ad littĕram), attenendosi rigorosamente al senso proprio delle parole dette o scritte: prendere, intendere, tradurre alla l.; un codice fisso di leggi, che si debbono osservare alla l. (Beccaria); interpretare, applicare, eseguire un ordine alla l.; ho fatto alla l. come m’hai detto; riprodurre, riferire un discorso alla l., testualmente, senza cambiar nulla. Si contrappone anche ad allegoria, a senso metaforico (cfr. letterale): la l. nasconde un profondo significato allegorico; e nel linguaggio fam., per enfasi: sono rimasto senza un soldo, alla lettera. c. Con altra accezione, nella locuz. rimanere l. morta, di scrittura che non ha più valore, di legge o disposizione non eseguita, rimasta senza effetto, o di consiglio non ascoltato, e sim.: l’ordine è rimasto l. morta; le mie parole sono rimaste l. morta per lui. 4. a. Comunicazione scritta che una persona indirizza a un’altra, oppure a un ufficio, a un ente pubblico o privato, talora anche – con carattere ufficiale – a più persone insieme: l. familiare, riservata, personale; le sue sono l. scarne, piatte, con poche notizie essenziali enumerate in ordine noioso, come temesse di impigliare nella carta quel po’ di vita che le è rimasta (Clara Sereni); l. d’ufficio; l. autografa, dattiloscritta; l. circolare, e più com. una circolare s. f.; l. d’amore, d’affari, di ringraziamento, di augurio, di condoglianze, di presentazione (con cui si presenta una persona a qualcuno), l. di raccomandazione, ecc.; l. minatoria, contenente minacce o un ricatto; l., o cartello, di sfida, mandato scritto che la persona offesa consegnava un tempo ai suoi padrini perché fosse portato all’offensore; l. anonima, che non reca la firma del mittente (v. anonimo); anticam., con lo stesso sign., l. cieca: copia d’una l. cieca che mi è venuta da Roma (Segneri); lettere a catena (v. catena, n. 3 f); l. aperta, articolo di giornale, per lo più di tono polemico, scritto in forma di lettera; lettere al direttore, sezione di un quotidiano o di un periodico che pubblica lettere di lettori che trattano questioni di pubblico interesse (e a cui spesso viene data risposta nella stessa sezione); l. dedicatoria, quella con cui si dedica un libro a qualcuno e che viene stampata in principio del libro stesso; l. d’intenti, v. intento2. Quando non sia altrimenti determinata, s’intende in genere una lettera privata o d’ufficio: scrivere, dettare, firmare, datare, sigillare, affrancare, spedire, imbucare, recapitare, ricevere, aprire, chiudere una l.; avvisare, far sapere per l., rispondere a una l.; carta da lettere; buca delle (o per le) l.; l. raccomandata, assicurata, per espresso (comunem., per ellissi, una raccomandata, un’assicurata, un espresso); telegramma l., v. telegramma; intestazione, data, corpo, firma, indirizzo della l., ecc. Spesso la parola si sottintende: rispondo alla tua carissima; ebbi la vostra del 15 corrente; il latore della presente. b. Col plur., lettere, si indica spesso una raccolta di lettere curata dall’autore stesso o pubblicata da altri (sinon. quindi di epistolario): le l. di Cicerone; le l. di san Paolo; le l. del Leopardi. 5. Nome di molteplici documenti (contenenti istruzioni, dichiarazioni, comunicazioni, ecc., di varia natura) emanati da autorità ecclesiastiche o civili, da cancellerie sovrane, vescovili, ecc., o anche rilasciati o inviati da enti privati, ma che, per il loro contenuto, hanno particolare rilevanza giuridica, o commerciale, costituendo spesso prova documentale di pagamenti, incarichi, accordi, depositi e, in genere, di fatti del commercio. a. Tra i documenti sovrani e pontifici: l. pontificie (o più propriam. l. apostoliche, soprattutto con riferimento alle bolle e ai brevi), tutte le lettere emanate dal sommo pontefice come persona pubblica della Chiesa; l. encicliche (v. enciclica); l. di Maestà, quelle sottoscritte nel 1609 da Rodolfo II d’Asburgo, re di Boemia, per assicurare il libero esercizio del culto a quanti aderivano alla confessione boema; l. di marca, i permessi sovrani che autorizzavano armatori privati di navi mercantili ad armare navi per la guerra di corsa contro navi di una nazione nemica. b. Tra i documenti ecclesiastici: l. pastorali, indirizzate dai vescovi ai fedeli della diocesi per istruirli nelle verità rivelate; l. aspettative, con cui in altri tempi si concedeva un ufficio non ancora vacante; l. testimoniali, con cui si attesta l’onestà degli aspiranti allo stato religioso o degli ordinandi; l. rogatorie, con cui i varî tribunali ecclesiastici si prestano vicendevole collaborazione nell’amministrazione della giustizia; l. sinodiche, le professioni di fede che il neoeletto patriarca di Costantinopoli era tenuto a inviare agli altri patriarchi, spec. al pontefice di Roma, come segno di unità e di riconoscimento di primato. c. Nei rapporti internazionali, l. diplomatiche, documenti che il capo d’uno stato (o altro organo centrale) indirizza in via epistolare al capo d’un altro stato (o all’organo corrispondente dell’altro stato), per il compimento di atti di cortesia internazionale, per la costituzione o estinzione del rapporto di missione diplomatica (l. credenziali, l. di richiamo, l. di riaccreditamento), o per la trattazione di questioni di politica internazionale; possono avere carattere solenne, come le l. di cancelleria, o come le l. di gabinetto (che rispondono a esigenze di cerimoniale meno rigide), oppure non solenne, senza formalità protocollari. d. Nel commercio e nella banca: l. di accreditamento in conto corrente, l. di addebitamento in conto corrente; l. di affidamento (v. affidamento); l. credenziale, l. di credito (v. rispettivam. credenziale e credito); l. di ipoteca (v. ipoteca); l. di pegno, atto aggiuntivo al contratto di apertura di credito bancario con il quale si costituiscono cose mobili a garanzia del credito accordato dalla banca; l. di vettura, documento che prova l’esistenza di un contratto di trasporto di merci per via terrestre (v. vettura). In partic.: l. di cambio (o l. cambiale), la prima forma rudimentale di cambiale propria, che appare verso la metà del sec. 12° (lat. mediev. littera cambii), come atto notarile da cui risulta la confessione di un debito; attualmente, è detta l. di cambio la cambiale tratta; l. di pagamento, forma più evoluta di cambiale tratta, apparsa verso la metà del sec. 13° (lat. mediev. littera pagamenti), consistente in un ordine di pagamento dato dal traente al trattario. 6. a. Al plur., lettere, la letteratura, gli studî umanistici: l. classiche, moderne; l. italiane, latine, greche; coltivare le l.; uomo di lettere, dedito agli studî letterarî; facoltà di lettere (nelle università); studente, professore di lettere; laurea in lettere, dottore in lettere. Con lo stesso sign., anche belle l., umane l., e anticam. buone lettere. Letter., la repubblica delle l., i letterati nel loro complesso (per l’origine e il sign. storico dell’espressione, v. repubblica). b. ant. Lettere, istruzione, cultura, dottrina in genere, e particolarm. quella che si acquista con gli studî umanistici: persona garbata e di molte l. (P. F. Giambullari); uomo senza lettere, illetterato, privo di studî. Talora anche al sing.: allora la volpe se n’andò, e disse: Ogni uomo che sa lettera, non è savio (Novellino); persona non di molta l., ma di buona speranza (B. Davanzati). 7. ant. La lingua latina: parlare, scrivere per lettera, in latino. 8. a. Nel linguaggio di borsa, l’offerta di titoli o merci fatta dai venditori: prezzo-lettera, espressione, che si trova a volte nei listini ufficiali di borsa accanto ad alcune quotazioni, indicante il prezzo chiesto dai venditori di titoli o merci (mentre il cambio-lettera è il cambio chiesto dagli offerenti di divise estere); in lettera, con riferimento a un titolo che venga offerto. b. Tasso l., nel linguaggio bancario, tasso di sconto o di interesse richiesto per la concessione di un prestito. ◆ Gli alterati si riferiscono in genere tutti al sign. 4 a: dim. letterina, anche con accezione partic. (v. la voce); spreg. letterùccia; accr. letteróna (meno com. il masch. letteróne); pegg. letteràccia, lettera piena di rimproveri o d’insulti (più raram., piena d’errori).

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