Levare

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levare


v. tr. [lat. lĕvare «alleviare, alleggerire, alzare», der. di lĕvis «leggero»] (io lèvo, ecc.). – 1. a. Lo stesso che alzare, nel suo primo e più generico sign., cioè sollevare in alto: l. le mani, le braccia, gli occhi; l. il capo, anche fig., insuperbirsi; l. un dito, spec. nelle frasi non avere la forza, non essere capace di l. un dito (per debolezza o per impotenza); l. il bollore, cominciare a bollire; levar fiamma, divampare; l. di peso, alzare in un solo colpo persona o cosa in modo che non tocchi terra. In qualche caso, indica la capacità di sollevare e sostenere o portare un carico: un uomo così robusto che può l. un sacco d’un quintale; chi lo leva un baule così pesante?; anche riferito (come soggetto) a bilancia, veicolo, macchina, ecc. Fig., l. lamenti, l. un grido, una protesta, lamentarsi, ecc.; levar protesto, nel linguaggio giur., fare il protesto; elevare, innalzare: l. il pensiero a Dio, l. in alto la mente; e con altro traslato: Levommi il mio penser in parte ov’era Quella ch’io cerco, e non ritrovo in terra (Petrarca); esaltare: Voi mi levate sì, ch’i’ son più ch’io (Dante). In partic.: l. al cielo, esaltare con grandi lodi; l. grido, o levar grido di sé, salire in gran fama; levar rumore, produrlo, farlo, e fig. far molto parlare di sé; l. le gambe, fuggire via. b. rifl. Alzarsi, di solito con qualche determinazione: levarsi in piedi (per lo più dalla posizione di seduti); quindi levarsi da tavola, levarsi a parlare, ecc.; anticam. con questo senso anche levare intr.: E però leva sù; vinci l’ambascia (Dante); pop., levarsi, scendere dal letto: levarsi tardi, levarsi di cattivo umore (in questo, e nei prec. usi, è molto meno com. di alzarsi); levarsi contro qualcuno, scagliarsi contro con atti o con parole, ribellarsi; levarsi a rumore, cominciare a tumultuare; e con sign. più generico, levarsi in armi, levarsi in difesa di qualcuno, accingersi a combattere, a difendere. Innalzarsi, sollevarsi in alto: levarsi a, o in volo, di uccelli o aeroplani; fig., levarsi sopra le miserie, sopra le bassezze umane; O somma luce che tanto ti levi Da’ concetti mortali (Dante). Di cosa inanimata, ergersi: non lontano dal mare si levano alcune colline; in mezzo al paese si leva un’antica torre. Del pane e sim., lievitare: Sia buono il pane ... sia ben levato (Pascoli). Di astri, apparire sull’orizzonte: il sole si leva alle 4,45 (per l’uso sostantivato dell’inf., v. oltre, al n. 6). Del vento, cominciare a soffiare: si levò a un tratto una sottile brezza. c. In marina, l. l’ancora, salpare (anticam., con questo sign., anche il semplice levare intr., e levarsi). L. i remi, sollevarli dal mare e tenerli orizzontali; soprattutto come comando, leva remi!, ai vogatori di un’imbarcazione, donde le locuz. fare leva remi, stare a leva remi. Con altro sign., leva, leva!, voce di comando o di incitamento (usata soprattutto in passato) per sollecitare una manovra; come locuz. avv., ormai ant., a leva leva, con gran forza e prestezza: scaricare un galleggiante a leva leva. d. Nel linguaggio venatorio, stanare e far fuggire o alzare a volo la selvaggina: l. una lepre, l. una pernice. V. anche borire. 2. a. Togliere, rimuovere, portare via, contrapposto ad aggiungere, mettere e sim. (cfr. cavare, più pop. e più efficace): l. la posta, dalle cassette postali; l. un ingombro, l. un quadro dalla parete, l. le coperte dal letto (anche di cose astratte: l. una tassa, un divieto, una proibizione, abolire; levo a ognuno di voi gli ordini scellerati che avete da me, Manzoni); leva di lì quelle carte; ho levato le macchie con la benzina; gli levò dalle mani il bastone; non c’è da l. una virgola, non c’è nulla da aggiungere né da l. (di scritto o di altro lavoro che sia perfetto, compiuto nel suo genere); levarsi la giacca, i calzoni, le scarpe, i guanti; levarsi il cappello (anche fig., v. cappello); l. la maschera, in senso proprio e fig. (v. maschera e cfr. smascherare); levarsi la barba (detto di chi la portava lunga, diverso perciò da farsi la barba), e analogam. levarsi i baffi, il pizzo; l. la pelle, scorticare; botte da l. la pelle (e più com. il pelo), date con forza; minacciando: due scapaccioni non te li leva nessuno; l. l’assedio, cessare d’assediare; l. il campo, le tende, togliere l’accampamento da un luogo trasferendosi altrove; fig. fam., levare le tende, ritirarsi da un luogo, partirsene; nel linguaggio di teatro, l. cartello, sospendere una rappresentazione già annunciata. b. Con sign. più particolari: estrarre: l. un dente; l. la spada dal fodero; l. un chiodo dal muro, la chiave dalla toppa; l. le parti, nel linguaggio di teatro, estrarre dal testo di un lavoro drammatico, facendone copia, le parti affidate a ciascun interprete; detrarre: l. una somma dal totale; dall’incasso complessivo vanno levate le spese; eccettuare: se si levano tre o quattro, gli altri valgono assai poco. Di persona, condurre via, allontanare: dovettero levarlo a forza di là; o, più genericam., togliere: ha levato il figlio dalla scuola, di (o dal) collegio, e fig. dagli studî, dal mestiere, da lavorare; per eufemismo, far morire: soffre tanto che sarebbe meglio che Dio lo levasse; levarsi d’attorno o di torno qualcuno, liberarsene, sbarazzarsene; rifl., levarsi da un luogo, andar via, spec. in frasi imperiose: lèvati di qui; levatevi di torno; lèvati dai piedi (pop. dagli stivali, ecc.). Anche liberare: l. d’impicci qualcuno, l. di bisogno, d’affanni; l. d’errore, disingannare (costrutti oggi poco com., cui si preferiscono l. dagli impicci, dall’errore, e sim., o altre locuz. formate, per es., con il verbo togliere o lo stesso liberare). c. Seguito da avverbî o da locuz. avv., con funzione rafforzativa o per maggiore determinazione: leva via tutta questa cartaccia; levò fuori dal cassetto un piccolo involto; l. d’addosso un peso, levarsi di dosso un indumento; fig., non gli riesce di levarsi d’addosso quella febbriciattola. Levar di sotto, sottrarre, ottenere con artifici anche subdoli: m’ha levato di sotto una firma compromettente. Levare di mezzo, togliere, portar via (una cosa che dia noia, un impedimento): leva di mezzo quella scala; di cosa astratta, far cessare: l. di mezzo una lite, la causa di un male, una fonte di contrasti, di scandali; di persona, allontanarla da un luogo, rimuoverla da un ufficio perché inutile o molesta: l. di mezzo un intrigante, un fannullone; anche, per eufemismo, uccidere: temevano che potesse far la spia e lo levarono di mezzo. d. fig. Levare la fame, la sete, sfamare, dissetare, e così levarsi la fame, la sete, sfamarsi, dissetarsi; l. il latte (a un neonato), divezzare; l. una voglia, appagarla o farla passare altrimenti: finalmente ho potuto levarmi la voglia delle fragole (s’intende, mangiandone abbondantemente); con due buone legnate gli levarono la voglia di ripetere lo scherzo; similmente, l. un capriccio, levarsi un gusto; l. il ruzzo, farlo passare; l. un vizio (correggendo); l. un’idea dalla testa (o dalla mente, dal cervello) a qualcuno, dissuaderlo, fargli mutar proposito; levarsi dal cuore, dimenticare, rinunciare a cosa o persona cara: non riesce a levarsi dal cuore quella ragazza; l. il pan di bocca a qualcuno, privarlo del necessario, pretendere egoisticamente tutto per sé; levarsi il pane (o il boccone) di bocca, essere pronti a qualsiasi sacrificio in vantaggio d’altri: si leva il pane di bocca per darlo agli affamati (Manzoni); l. di bocca un segreto, carpirlo; in altri casi, levar di bocca, far parlare: non si riesce a levargli nulla di bocca (più com. cavare); o prevenire nel dire: m’hai levato la parola di bocca; l. di mano le botte, o sim., comportarsi in modo da provocare le legnate (e con compl. indeterminato: le leverebbe di mano a un santo); l. il fiato, togliere il respiro: una salita, un fetore che leva il fiato; un periodo così lungo da l. il fiato; l. le mani da una faccenda, da un lavoro, sbrigare, portare a termine; l. i piedi o le gambe da qualche impiccio, liberarsene, uscirne: mi sono impegnato in questo malaugurato affare e non so come levarne i piedi; l. la messa, togliere la facoltà di celebrarla, sospendere un sacerdote «a divinis»; l. il disturbo, l’incomodo (per lo più come frasi di cortesia nel congedarsi; talora scherz. o iron.); l. il saluto, smettere di salutare; l. il rispetto a qualcuno, cessare di rispettarlo; l. l’onore, disonorare; l. il credito, togliere la fiducia, screditare: sono arrivati a dire che il gran cancelliere è un vecchio rimbambito, per levargli il credito (Manzoni); l. di possesso, spossessare; l. di sentimento, stordire (con grida, col chiasso, con un pugno e sim.). 3. In marina: levar volta, disfare un nodo, sciogliere i matafioni delle vele e quindi le vele stesse, o l’intrico di un cavo, di una catena, ecc., oppure togliere un cavo dalla bitta, dalla caviglia, ecc., alla quale era stato avvolto; l. barra, diminuire l’angolo del timone. 4. ant. a. L. (con nave), imbarcare passeggeri o merci: mandò a’ Genovesi, che con loro navilio ... dovessero l. i detti cardinali e prelati da Nizza, e conducergli per mare a Roma (G. Villani); nessun m’è fatto oltraggio, Se quei che leva quando e cui li piace, Più volte m’ha negato esto passaggio (Dante). b. L. gente, soldati, arruolare, coscrivere (v. leva2). c. L. le tavole, le mense, sparecchiare: come levate furon le tavole, così comandò che la Lauretta una danza prendesse (Boccaccio). d. L. dal sacro fonte, tenere a battesimo: Giannotto il levò del sacro fonte e nominollo Giovanni (Boccaccio); Carlo dal salutifero lavacro Con cerimonie debite levolla (Ariosto). 5. L. la pianta di un luogo, rilevarla, cioè compiere sul terreno le operazioni di rilevamento topografico (cfr. levata, nel sign. 2 f): quel falso pezzente che s’era inoltrato a quel modo nella povera casetta, non era altro che il Griso, il quale veniva per levarne a occhio la pianta (Manzoni). 6. s. m. a. In astronomia, il sorgere di un astro sull’orizzonte di un dato luogo: il l. del Sole, della Luna; riferito al Sole, anche nell’uso comune: al levar del sole eravamo già in cammino. Con usi più tecnici: l. apparente, quello riferito all’orizzonte visibile; l. astronomico, quello riferito all’orizzonte astronomico; l. cosmico, quello di un astro simultaneo al levare del Sole; l. acronittico, il sorgere di un astro simultaneo al tramonto del Sole (v. acronittico); l. eliaco o levata eliaca, v. eliaco. b. In musica, tempo, movimento, unità in levare (contrapp. a in battere), quelli che corrispondono oggi con l’arsi, cioè la frazione debole della battuta. ◆ Part. pres. levante, anche come s. m. (v.). ◆ Part. pass. levato, anche agg., con i sign. del verbo: già son levati Tutt’i coperchi, e nessun guardia face (Dante); restare levato ad aspettare qualcuno (in piedi, senz’andare a letto, ma più com. alzato); fuggire a gambe levate (v. gamba, n. 1 b); in araldica, attributo dell’orso ritto sulle zampe posteriori. Ant., elevato: l’alte torri o le più levate cime degli alberi (Boccaccio). In costruzione assoluta equivale a «salvo, eccetto»: levato quel difetto del bere, è un gran brav’uomo.

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