Maèstro¹

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maestro1


maèstro1 (o maéstro) s. m. [lat. magĭster, der. di magis «più»]. – 1. (f. -a) a. In senso ampio, chi conosce pienamente una qualche disciplina così da possederla e da poterla insegnare agli altri: vero, insigne, grande, sommo, insuperabile m.; per antonomasia, il M., il divino m., Gesù, soprattutto nella sua predicazione e nel suo rapporto con gli apostoli e i discepoli; con locuz. dantesca, il m. di color che sanno, Aristotele; avere, eleggersi, scegliersi un m., oppure qualcuno come maestro. Anche titolo di rispetto, riferito a chi, nell’insegnamento, rivela particolari doti, soprattutto per vastità di dottrina, efficace chiarezza didattica; perciò usato talvolta come appellativo, in segno di venerazione o con tono adulatorio (anche scherz. o iron.), rivolto a un docente che si desideri collocare al disopra del comune livello. b. Chi eccelle in un’arte, in una scienza, in una disciplina, o in singole forme d’arte e manifestazioni di cultura, così da poter essere considerato una guida, un caposcuola: il Petrarca fu considerato m. di stile; i m. della pittura fiamminga del Seicento; i grandi m. del colore, dello scalpello; i m. del cinema neorealista. Per estens. (anche nel femm. maestra), essere un m. d’eleganza, di sobrietà, possedere tali qualità in modo da poter essere d’esempio ad altri; anche nel male: m. d’errore, di falsità, di corruzione; è un m. nell’arte di mentire, di fingere; e in frasi iron. o sarcastiche: sentiamo questo signor m.!; darsi arie di m.; farla da m., di persona saccente e uggiosa. Cattivo m., espressione usata per indicare polemicamente chi ha esercitato un’influenza negativa sui giovani, grazie al proprio prestigio intellettuale, con partic. riferimento ai capi spirituali del terrorismo. Con sign. attenuato e più generico, di persona singolarmente abile e versata in un’arte, una disciplina, un’attività pratica, senza riferimento all’influsso che può esercitare su altri con l’insegnamento o l’esempio: è m. nell’arte dell’arredamento; lascia fare a lui che è m.; è un lavoro da m., perfetto; un colpo da m., di azione o impresa, ammirevole o condannabile, eseguita con prontezza e abilità. Prov.: nessuno nasce m., o anche non si diventa m. in un giorno, la maestria è frutto di studio e di esperienza; l’opera loda il m., solo dalle azioni e dai risultati si può giudicare l’uomo. 2. (f. -a) a. In senso stretto, chi, in possesso del titolo conseguito al termine di un corso di studî (in un istituto magistrale), si dedica all’istruzione e all’educazione dei bambini nelle scuole elementari: m. di scuola; il m. della prima, della quinta; m. supplente; diploma di m.; al plur., il complesso degli insegnanti elementari, maschi e femmine: un convegno di maestri. b. Chi svolge un insegnamento speciale, privatamente o pubblicamente: m. di ballo, di nuoto, di recitazione, di scherma. c. Maestro d’arte, qualifica (con l’indicazione della specializzazione: incisione sul corallo, lavorazione dei metalli, del merletto, del libro, della ceramica, del cuoio, ecc.) a cui dà diritto il diploma di licenza di un istituto d’arte. 3. a. Nell’organizzazione scolastica del Medioevo e del Rinascimento, titolo di chi aveva ottenuto il dottorato in una facoltà universitaria (in lat. magister artium, magister gramatice, ecc.); riferito a un medico, poteva essere premesso al nome: fu un grandissimo medico in cirugia, il cui nome fu m. Mazzeo della Montagna (Boccaccio); o usato assol.: mandisi senza più indugio per un m. (Boccaccio). b. Nella pratica musicale, titolo attribuito, fin dal primo medioevo, all’istruttore e direttore di un insieme di cantori o di strumentisti; così si disse magister puerorum l’istruttore dei fanciulli-cantori nelle chiese, subordinato al m. di cappella (magister capellae), responsabile dell’intero corpo musicale della chiesa o anche della cappella d’una corte, d’una casa patrizia, ecc.; in seguito, l’espressione m. di cappella designò il responsabile del corpo musicale di istituzioni non chiesastiche (enti concertistici, teatrali e sim.), e tale resta ancora nei paesi germanici (Kapellmeister, il direttore d’orchestra). M. al cembalo si disse, soprattutto nel sec. 18°, lo strumentista, di solito un clavicembalista, a cui era affidata l’esecuzione del basso continuo; aveva anche il compito di coordinare l’esecuzione dell’intera orchestra, con particolare riguardo per le parti vocali. Attualmente, titolo dato al musicista di professione, spec. se diplomato, e in alcuni paesi (tra i quali l’Italia) riservato ai soli diplomati di conservatorî e di istituti pareggiati; m. dei cori, colui che istruisce e prepara i cori per le esecuzioni sinfonico-corali o di opere liriche; m. concertatore, quello che cura la concertazione; m. sostituto, chi ha il compito, nei teatri operistici (più raramente nelle orchestre sinfoniche stabili), di accompagnare e di concertare le parti vocali solistiche impegnate in una rappresentazione scenico-musicale (pur avendo una funzione ausiliaria e subordinata rispetto al direttore principale, cura anche le prove a sezioni dell’orchestra, dirige i complessi strumentali posti fuori della scena nelle rappresentazioni operistiche e può anche, analogamente al m. di palcoscenico, indicare ai cantanti, al coro e alle comparse il momento esatto in cui devono entrare in scena); m. di palcoscenico, musicista a cui è affidato il compito, durante le esecuzioni operistiche, di indicare ai cantanti, al coro, alle comparse e ad altri eventuali partecipanti alla rappresentazione l’esatto momento in cui devono entrare in scena. Maestri cantori (ted. Meistersinger o Meistersänger), in Germania, dal sec. 14°, denominazione dei componenti di corporazioni artigiane di musicisti-poeti. c. Nel linguaggio degli storici dell’arte, pittore o scultore che sia a capo di una bottega o scuola. Nell’attribuzione di opere figurative, il nome, seguito da una determinazione riferentesi a un’opera d’arte, indica l’anonimo autore di quell’opera, quando dai caratteri stilistici di essa sia lecito individuare una personalità artistica ben definita a cui si possano eventualmente attribuire altre opere: il M. dell’Annunciazione di Aix; il M. dell’altare di San Bartolomeo; il M. della Santa Cecilia. Al plur., denominazione di gruppi di scalpellini, marmorarî e sim. che nelle loro opere, eseguite in collaborazione artigianale, raggiunsero un notevole valore artistico: M. comacini (v. comacino, nel sign. 2); M. campionesi (v. campionese). d. Operaio specializzato che ha alle sue dipendenze altri lavoranti non specializzati; in partic., nel linguaggio corrente di marina, l’operaio specializzato di un cantiere navale. In locuzioni fisse: m. muratore; m. di cazzuola, capomastro muratore; m. di pennello, imbianchino, verniciatore; m. di stalla, sovrintendente al governo dei cavalli; m. d’ascia, l’operaio abilitato alla costruzione di navi e galleggianti di legno, fino a 50 t di stazza lorde. Prov.: vale più un colpo del m. che cento del manovale, è infinitamente più utile e proficua l’opera dei competenti che quella dei dilettanti. e. Nel gioco degli scacchi, titolo che si consegue raggiungendo una determinata percentuale di punti in uno o più tornei qualificanti: m. nazionale, m. internazionale, grande maestro. f. Nell’uso pop., vocativo che nel passato veniva talora rivolto a persona umile, di cui s’ignorava il nome, per richiamarne l’attenzione: scusate, m., dove porta questa strada? 4. Anticam., capo, guida: Questi pareva a me m. e donno (Dante); la locuz. dantesca m. e donno è ancor oggi usata in frasi scherzose. Come titolo e con il sign. di capo, preposto, sovrintendente, la parola fu in uso già nel mondo latino (magister equitum: v. magister), poi nel medioevo (m. di campo, il direttore degli incontri nei tornei), e in epoche storiche successive: m. di camera, il cortigiano prediletto del signore, o il suo più intimo consigliere; maestri d’ostello, nella corte sabauda, ufficiali che attendevano al governo della casa del principe; m. di palazzo, lo stesso che maggiordomo, come carica storica. In partic., nell’ambito della corte e della famiglia pontificia: m. di camera, alto prelato della famiglia pontificia che sovrintendeva all’anticamera del pontefice, presiedeva alle udienze pontificie e assisteva il papa dovunque egli si recasse; M. del Sacro Ospizio, alto dignitario laico della famiglia pontificia, con compiti diversi a seconda delle epoche, tra cui prevalse quello di ricevere i capi di stato in visita al pontefice; M. del Sacro Palazzo, prelato della famiglia pontificia, appartenente per tradizione all’ordine dei domenicani, che ebbe incarichi varî per la difesa dell’ortodossia. Attualmente è in uso nella formula Gran maestro, come titolo di cariche e dignità particolari, e spec. per indicare la suprema autorità nella gerarchia di ordini cavallereschi (v. gran maestro); inoltre, m. generale, titolo del superiore generale dei domenicani e dei mercedarî. 5. Con funzione di agg.: a. Di chi sa operare con grande maestria, o di cosa fatta, eseguita, escogitata magistralmente, con grande abilità o accortezza: lavoro eseguito con mano m.; colpo m., tiro m.; que’ ritrovati m., quelle belle malizie, con le quali sono avvezzi a vincere (Manzoni). b. Di cosa principale, importante, che esercita una precisa o fondamentale funzione: strada m., la più larga e comoda: dolci salici piangenti cingevano rustiche case coloniche, mentre antiche, stupende ville si affacciavano alle strade m. prive di un qualsiasi ornamento di verde (Romano Bilenchi); entrata m. o porta m., la principale di un palazzo o di una chiesa; ruota m., la più importante di un ingranaggio, da cui sono mosse le altre; fosso, canale m., a cui confluiscono i minori; vena m., la più larga e abbondante di una sorgente; libro m., più com. libro mastro (v. mastro, nel sign. 2); barba, radice m., fittone principale di una pianta; penne m., le remiganti primarie degli uccelli (locuz. usata quasi solo in senso fig.: v. penna, n. 1 a). Nelle costruzioni civili, si dice di struttura (muro, trave, ecc.) su cui grava la parte maggiore del carico applicato: muro m.; longheroni maestri. Sezione m. di una struttura (ala di aeroplano, nave, ecc.), la sezione trasversale di maggior superficie; nelle costruzioni navali, costa m., l’ossatura della sezione maestra. Nell’attrezzatura navale, albero m. o albero di maestra, l’albero maggiore (v. maestra, nel sign. 2); vela m., la vela quadra, più grande, e più bassa, dell’albero maestro. ◆ Dim. maestrino (in partic., era così chiamato, nelle scuole di musica e nei conservatorî, lo studente dei corsi superiori a cui venivano affidati, dal maestro titolare della cattedra, incarichi di supplenza o di assistenza nell’insegnamento impartito agli allievi dei corsi inferiori); spreg. maestrùccio, maestruzzo, maestrùcolo; accr., raro, maestróne; pegg. maestràccio.