Mèsto

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mesto


mèsto agg. [dal lat. maestus, propr. part. pass. di maerēre «essere afflitto»]. – 1. a. Che prova e rivela mestizia, in un determinato momento, o come sentimento abituale: che cos’hai che ti vedo così m.?; la nonna sorrise m.; animo m.; Ad acquetare il cor misero e m. (Petrarca). Accompagnato da agg. di sign. affine: m. e afflitto; silenzioso e m.; m. e malinconico. Per traslato: vive in una m. solitudine, cioè mesto e solitario; per la mesta Selva saranno i nostri corpi appesi (Dante), allusione alla selva dei suicidi, detta mesta per la dolorosa condizione di chi vi è condannato. b. Che mostra, che denota mestizia, che è espressione o effetto di uno stato d’animo mesto: volto, sguardo, atteggiamento m.; gli rivolse un’occhiata m., un m. sorriso; m. pensieri, m. accenti; una m. cantilena; con m. e flebil voce (Ariosto); un m. addio; gioia m., temperata da mestizia; Né da te, dolce amico, udrò più il verso E la m. armonia che lo governa (Foscolo, con riferimento a I. Pindemonte e alla melanconia che caratterizza la sua poesia). 2. Con senso attivo, che induce a mestizia: i m. rintocchi della campana; la m. cerimonia; un m. paesaggio; al m. cader delle foglie (Giusti). ◆ Avv. mestaménte, con mestizia, con pacata tristezza: sorridere mestamente.