Metà

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meta


metà s. f. [lat. medĭĕtas -atis, der. di medius «mezzo1»]. – 1. Una delle due parti uguali (esattamente o approssimativamente) in cui una qualsiasi cosa o quantità può essere divisa, o che unite insieme formano l’intero: la giusta m., la m. esatta; una buona m., poco più della metà, che supera la metà esatta; una delle due m.; l’altra m.; dividere, tagliare in due metà. Con riferimento a un corpo o a un oggetto: la m. di un foglio, di un nastro, di una mela; a una quantità qualsiasi: la m. del vino, della minestra; ho mangiato solo la m. del pane; la m. di un chilo, di un litro, di un quintale; ci ho rimesso la m. del guadagno (anche espressa numericamente: la m. di 12, di 100, di 1000, ecc.); a un insieme di cose o persone: la m. dei presenti, dei votanti, dei cittadini, dei concorrenti; la m. delle spese, delle entrate; ha lasciato la m. dei proprî beni ai poveri; non credo neanche alla m. delle cose che mi ha raccontato; a un luogo, a uno spazio: la m. del podere, del campo, del fabbricato, di una superficie; a un’estensione nel tempo: la m. di un mese, di un anno, della vita; era trascorsa già una m. della notte; nella prima, nella seconda m. del secolo; a un’opera che si fa nel tempo: ho già fatto più della m. del lavoro; ecc. Metà della metà, un quarto dell’intero, in qualche frase: «Ne vuoi metà?» «Mi basta metà della metà»; spesso enfatico: la metà?, ma questo non è neanche la metà della metà; mi contenterei anche di metà della metà; denari e santità, metà della metà, prov. con cui si vuol significare che, nell’esaltare le ricchezze o le virtù di qualcuno, c’è sempre dell’esagerazione. Con valore iperb. riferito a persona molto dimagrita: è diventato la m., s’è ridotto la m. o alla m., non è neanche la m. di quello che era. Nel linguaggio fam., scherz., la mia m., mia moglie (meno com. mio marito) e analogam. la tua m., la sua m., con l’amata m., la dolce m., e sim. (quasi a dire che i due coniugi sono così uniti dall’amore da formare insieme una persona, uno spirito solo): ebbene, debbo dirle che non posso accettare la sua proposta di matrimonio, perché non potrò mai diventare la sua m., essendo lei purtroppo un numero dispari (Achille Campanile). Più letter., di persona assai amata, di un carissimo amico: ti considero come l’altra m. di me stesso; è la m. dell’anima mia; ho perduto la m., o la migliore m., di me stesso: frasi che ricordano l’espressione di Orazio (Odi I, 3,8) animae dimidium meae. 2. Il punto (o la linea, la superficie, lo stadio) di mezzo, che divide cioè un oggetto, una quantità, uno spazio, un periodo di tempo, lo svolgimento di un’opera o di un fenomeno, ecc., in due parti uguali: tracciare una riga sulla m. di un foglio; siamo già alla m. del mese; giungere a m. del viaggio, ecc.; prov., chi ben comincia è alla m. dell’opera (cfr. Orazio, Ep. I, 2, 40: dimidium facti, qui coepit, habet «chi ha incominciato, ha già la metà dell’opera»). 3. Con l’uno e con l’altro sign., si ha spesso, soprattutto nella lingua parlata, l’ellissi della prep. di, sicché la parola assume quasi funzione aggettivale (come mezzo): riscuotere m. stipendio; vendere a m. prezzo; essere già a m. strada, ecc. Anticam. anche con l’articolo: il dì ch’io me n’andrò sotterra, Non sentirò nel cuor la m. pena (Pulci). In partic., metà campo, la zona mediana in un campo di gioco. Più ellitticamente nell’espressione metà ... e metà ..., per indicare mescolanza o accostamento di due sostanze, cose, gruppi e sim. in parti più o meno uguali: versami m. acqua e m. vino; rimanemmo m. seduti e m. in piedi; un ripieno fatto m. di crema e m. di cioccolato. 4. Locuz. avverbiali: a. Per metà, nel mezzo, nel punto mediano, o in due parti uguali: dividere, spaccare per metà. Con altri sign.: il lavoro è pronto solo per m.; i centauri erano per m. uomini e per m. cavalli (anche senza la prep., m. uomini e m. cavalli). b. A metà, sia col sign. stesso della locuz. precedente (spaccarsi a m.), sia con sign. proprî: lasciare a m. un lavoro, un’impresa, troncare a m. le trattative, interrompere a mezzo, non condurre a compimento; fare le cose a m., far poco e male di ciò che si dovrebbe fare, non andare in fondo a ciò che s’è intrapreso (per svogliatezza, per faciloneria, per mancanza di coraggio, ecc.); dire le cose a m., non esprimersi chiaramente, dire e non dire; fare a m., dividersi in parti uguali il godimento di un bene, oppure una spesa, o, più genericam., spartirsi qualche cosa (con sign. simile, anche fare metà e metà, o fare a metà e metà); avere qualche cosa a m. con un altro, averne in comune il possesso, il godimento, o anche la responsabilità giuridica.