Moménto

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momento


moménto s. m. [dal lat. momentum, der. della radice di movere «muovere»; propr. «movimento, impulso; piccolo peso che determina il movimento e l’inclinazione della bilancia», da cui i sign. estens. e traslati di «piccola divisione del tempo (momentum tempŏris)» e di «influenza, efficacia, importanza»]. – 1. a. Minima frazione di tempo, tempo brevissimo. Conforme all’uso lat., si trova talvolta determinato dal compl. partitivo: fammi felice per un m. di tempo (Leopardi); ma è di uso non com., tranne che in qualche frase come: trova un m. di tempo per me, non ho mai un m. di tempo, e sim. (dove si sottintende «tempo libero, tempo disponibile»). Ha sign. affine a istante, attimo, con i quali spesso si può sostituire: non c’è un m. da perdere; non ebbe un m. di esitazione; ero lì lì per scattare, ma fu un m. e mi ripresi subito; basta a volte un solo m. di distrazione per far succedere l’irreparabile; vederlo e piombargli addosso fu un m.; queste parole così chiare acquietarono in un m. il padre Cristoforo (Manzoni); in genere, però, indica un tempo meno breve che attimo, e, mentre istante esprime soprattutto la celerità dell’azione, momento ne esprime piuttosto la durata che da brevissima, quasi puntuale, può passare a notevolmente estesa: vi fu un m. in cui temetti che tutto fosse perduto; mi guardò fisso per qualche m.; dopo un m. di silenzio, proseguì; ogni m. che passa, il pericolo si fa più serio; prestami un m. la penna; è stato qui un m. fa; non mi dà pace un m.; abbi un m. di pazienza!; vorrei parlarti un m.; vado un m. a telefonare. Usi partic. ha l’esclam. un momento!, adoperata, con varietà di toni, per chiedere o ordinare l’improvvisa interruzione di quanto si sta facendo o dicendo: un m.!, da chi avete avuto l’ordine?; un m.!, fammi vedere che cos’hai messo nella borsa!; un m.!, dammi le prove di quello che hai detto; un m.!, vengo subito, come invito ad attendere rivolto a chi ci chiama mentre siamo occupati. b. Ciascuno degli elementi che, nella loro successione, costituiscono il movimento del tempo, la durata di un fatto, soprattutto quando si vuol determinare il punto preciso da cui ha, o ha avuto inizio oppure termine qualche cosa: da quel m. in poi non ha più fiatato; fino a quel m. non me n’ero accorto; spesso in unione con primo o ultimo: in un primo m. rimasi sbalordito; sul primo m. fa un’impressione strana; nei primi m. dopo svegliati, si stenta a riprendere contatto con la realtà; l’avevo capito fin dal primo m.; l’ho tenuto d’occhio dal primo all’ultimo m.; all’ultimo m., poco prima che qualcosa abbia fine: arriva sempre all’ultimo m.; ha conservato fino all’ultimo m. la sua prontezza di spirito; assol., gli ultimi m., quelli che precedono immediatamente la morte. Di uso frequente la locuz. dal m. che, adoperata sia con valore temporale (dal m. che, o dal m. in cui, l’ho saputo, non l’ho più dimenticato), sia, più spesso, con valore di cong. causale (come sinon. di poiché, dato che, visto che e sim.): dal m. che per te va bene così, non mi oppongo; dal m. che non t’interessa, è inutile che tu ci vada. c. Nel linguaggio filos., in partic. nella dialettica hegeliana, ogni singola fase, o stadio genetico, del divenire dialettico. d. Equivale genericam. a «ora, adesso» nell’espressione in questo m.; e analogam.: fino a questo m., finora, fin da questo m., fin da ora, cioè da questo preciso momento in poi. Maggiore ampiezza di tempo indica la locuz. per il m., per adesso, momentaneamente o temporaneamente: per il m. non posso dirti altro; per il m. siamo sprovvisti della merce richiesta. La locuz. aggettivale del m. fa riferimento al tempo attuale, considerato nella sua provvisorietà: la moda del m.; sono i gusti, le manie del m.; le difficoltà, le necessità del m., quelle attuali e più urgenti; talvolta ha sign. analogo a «momentaneo, passeggero»: è una impressione del m.; sbolliti gli entusiasmi del m., si potrà ragionare; in partic., con riferimento a persona di cui tutti parlano, che gode attualmente (o che godeva, in un determinato periodo di tempo) il favore, l’interesse e la curiosità generali: è l’uomo, la donna, il cantante, l’artista del m.; per estens., l’invenzione, il ritrovato del m., quelli più in voga, più diffusi. e. Esprime contemporaneità di due fatti nelle locuz. nel m. che, nello stesso m. che, in quello stesso m. e sim.: arrivò proprio nel m. che (o in cui) stavo per uscire; in quello stesso m. la luce si spense. f. Esprime la rapidità di un’azione o di un fatto nella locuz. in un m.: è un lavoro che si fa in un m.; mi vesto in un m.; questa pasta cuoce in un momento. 2. Locuz. avverbiali: a. Sul momento, nell’atto stesso, immediatamente: lo voglio sapere subito, sul m.; obbediscimi, sul m.!; oppure nel primo istante, lì per lì: sul m. ha sapore amaro, ma poi lascia la bocca dolce; sul m. non ci pensai; era così cambiato che, sul m., non lo riconobbi. b. Al momento, lì per lì, al primo istante: al m. non seppi che cosa rispondere. Più spesso, seguito dalla prep. di con un infinito, sul punto di, stando per: al m. di uscire, mi sono ricordato che non avevo preso le chiavi; al m. della resa dei conti si è tirato indietro. c. Ogni momento, o a ogni m., o tutti i momenti, di continuo, molto spesso, con riferimento a cose, per lo più noiose, che si succedono con frequenza a brevi intervalli: possibile che tu mi debba interrompere ogni momento? d. Di momento in momento, o da un momento all’altro, per indicare l’imminente possibilità di un fatto: l’attendiamo di m. in m.; sta molto male, e potrebbe morire da un m. all’altro; e con riferimento a rapidi mutamenti o a decisioni improvvise: ha cambiato idea da un m. all’altro; è partito da un m. all’altro, senza dir nulla a nessuno. e. A momenti, con varî sign.: tra pochissimo tempo, tra breve (dovrebbe essere qui a momenti; a momenti ho finito); in costruzione con un verbo all’imperfetto, facendo riferimento a qualcosa che è stato lì lì per accadere, che per poco non è successo (a momenti andavo sotto l’autobus; a momenti gli davo uno schiaffo); nell’uso pop., quasi quasi (ero così felice che a momenti l’abbracciavo); ogni tanto, talvolta, in certi casi (a momenti fa proprio scappare la pazienza; a momenti sembra che non abbia la testa a posto; a momenti è un compagno delizioso, a momenti è insopportabile). Con altro sign., e con riferimento a persona, andare a momenti, essere di umore mutevole, avere un carattere instabile: è un uomo che va a momenti; non ci si può fidare di lui, va troppo a momenti. 3. Determinato da aggettivo o da complementi: a. Periodo di tempo, generalmente breve, considerato in relazione al suo particolare valore e significato, anche soggettivo: il m. è solenne; è giunto il gran m.; benedico il m. in cui l’ho conosciuto; abbiamo passato insieme m. felici; è stato un m. terribile; non vedere il m. (più com. non vedere l’ora), aspettare qualcosa con grande ansietà e desiderio: non vedeva il m. d’incontrarlo; non vedo il m. di averti con me. b. Situazione, circostanza, occasione: è un guaio che non ci voleva, in un m. come questo; in altri m. avrei potuto aiutarti; arrivi in un brutto m.; è un m. disperato; è un m. critico per tutti. Nelle espressioni m. opportuno, m. adatto, m. favorevole, l’agg. si può anche omettere: aspettare, cogliere il m. (opportuno); non è questo il m. (adatto) per parlare; è venuto il m. di decidere; quando sarà il m., vedremo. c. Condizione di spirito, disposizione d’animo: scusami, l’ho detto in un m. di rabbia; in un m. di sconforto ha tentato il suicidio; finalmente un m. di buonumore!; ho bisogno di un m. di riflessione; nei suoi m. migliori è un piacevolissimo conversatore; avere buoni, cattivi m., essere in buona o cattiva disposizione d’animo. In partic., con riferimento all’estro creativo, all’ispirazione: il sonetto è stato scritto in un m. di grazia; in questo quadro il pittore ha avuto un m. felice; m. magico, periodo eccezionalmente felice e fecondo, spec. dal punto di vista della creatività intellettuale o artistica. 4. M. musicale: a. ant. Brevissima durata di ciascuna delle note o pause che, prese insieme, costituiscono un tempo. b. Titolo usato da alcuni compositori dell’Ottocento (e, in misura inferiore, del Novecento) per composizioni strumentali, quasi sempre solistiche, di breve durata e di tono fantasioso (celebri, per es., i 6 Momenti musicali di F. Schubert, per pianoforte). 5. Nell’uso pop. è talvolta sinon. di poco, soprattutto davanti a espressioni comparative (spesso abusato l’analogo un attimo o un attimino): fatti un m. più in là; il vestito dovrebbe essere un m. più lungo; la manica andrebbe scorciata un m.; il riso mi piace un m. meno cotto. 6. Con sign. più vicini a quelli che il termine aveva in latino: a. letter. Efficacia intrinseca di una cosa, potere determinante: Ma con la donna non fu di momento (Ariosto), non ebbe efficacia, non ebbe potere alcuno. Quindi, in genere, gravità, importanza, nelle espressioni di momento, di grande o di molto m., di piccolo, di poco, di nessun m., e sim. (che rendono propriam. un genitivo di stima latino): un’opera di grande m.; un libretto di nessun m.; i magistrati ... da’ quali le cose di maggiore m. non senza il parere suo si deliberavano (Guicciardini). Più raramente riferito a persona: era uomo di molto m. nella città. b. M. psicologico: circostanza o sentimento capace di determinare all’azione, di spingere a una risoluzione. L’espressione, diffusa attraverso una inesatta traduzione francese (moment psychologique) del ted. psychologischer Moment (propr. «elemento, fattore psicologico»), è per lo più intesa nel senso generico di momento psicologicamente opportuno per fare qualche cosa. 7. a. Nel linguaggio scient. il termine ha ricevuto significati sempre più determinati a partire dai primi usi che ne fece Galileo, che pure si rifaceva alla tradizione medievale, nella quale momentum significava, per lo più, minima porzione di tempo, la più piccola parte dell’ora (precisamente, 1/40 di ora, un minuto e mezzo), ma anche minima quantità di peso, e quindi l’ago della bilancia (basta l’applicazione di un m. di peso perché si rompa l’equilibrio e la bilancia tracolli in un momento); in Galileo, il termine assume il sign. di inclinazione al moto dei gravi, proporzionale non solo al peso ma anche alla distanza dal fulcro (nella bilancia) o alla inclinazione (nel piano inclinato); nell’analisi galileiana del moto naturalmente accelerato, esso assume il sign. sia di grado istantaneo di velocità sia, talvolta, di incremento istantaneo e costante della velocità. b. In fisica e nella tecnica il termine è oggi usato, di regola, con ulteriori specificazioni riferite a determinate grandezze, scalari o vettoriali, per definire e valutare quantitativamente talune proprietà dinamiche, statiche, ecc. delle grandezze medesime: m. lineare (dall’ingl. linear momentum) di un corpo in moto, lo stesso che quantità di moto o impulso; momento (o m. polare) di una forza (o più in generale di un vettore applicato) rispetto a un punto (polo), il prodotto vettoriale tra il vettore che va dal polo al punto di applicazione della forza e la forza stessa; momento (o m. assiale, o m. scalare) di una forza rispetto a una retta orientata (asse), la componente lungo l’asse del momento della forza rispetto a un punto qualunque dell’asse stesso; momento di una coppia di forze, il momento di una delle due forze rispetto al punto di applicazione dell’altra; m. d’inerzia di un insieme di punti materiali rispetto a una retta, la somma dei prodotti delle masse dei punti per i quadrati delle rispettive distanze dalla retta; m. della quantità di moto, rispetto a un polo, di un punto materiale in moto, il momento polare, rispetto al polo stesso, del vettore quantità di moto del punto; m. angolare (dall’ingl. angular momentum), il momento della quantità di moto di un corpo in rotazione, dato dal prodotto del momento d’inerzia del corpo rispetto all’asse di rotazione per la velocità angolare; m. di spin (con partic. riferimento alle particelle elementari), momento angolare intrinseco, cioè non dovuto al moto, che, sommato col m. orbitale (momento angolare dovuto al moto), dà il m. angolare totale; m. motore, m. resistente, per un corpo in rotazione, sono rispettivamente il momento risultante delle forze motrici e il momento risultante delle forze resistenti rispetto all’asse di rotazione del corpo; m. aerodinamico, il momento, rispetto a un determinato asse di riferimento, delle forze aerodinamiche agenti su di un solido in moto relativo in una corrente fluida (prende per lo più il nome dall’asse cui si riferisce: m. di imbardata, di cabrata, di picchiata, di rollata); m. elettrico, o m. di dipolo elettrico, in un sistema (detto appunto dipolo elettrico) costituito da due cariche puntiformi di ugual valore e di segno opposto, poste a una certa distanza l’una dall’altra, è il vettore avente per modulo il prodotto del valore delle cariche per la loro distanza e per direzione quella dalla carica negativa alla carica positiva; m. magnetico, o m. di dipolo magnetico, in un sistema (detto dipolo magnetico) costituito da due masse magnetiche dello stesso valore e di opposta polarità, a una certa distanza l’una dall’altra, è il vettore dato dal prodotto della massa per la distanza, diretto dalla massa Sud verso quella Nord. Nella scienza delle costruzioni, m. flettente e m. torcente, nella sezione di un generico solido elastico continuo, sono rispettivam. il componente tangenziale e il componente normale, rispetto al piano della sezione, del momento risultante, calcolato rispetto al baricentro della sezione, delle forze molecolari che le particelle del solido poste da una parte della sezione esercitano sulle particelle poste dall’altra parte: essi sono uguali in valore assoluto ai rispettivi componenti del momento risultante delle forze esterne relative alla sezione medesima; m. resistente, in una generica sezione trasversale di una trave, il massimo momento flettente cui la sezione può essere assoggettata senza che la sollecitazione normale nella sezione stessa superi quella ammissibile per la sicurezza. Nelle costruzioni stradali, m. di trasporto, prodotto del volume (o del peso) di terra da trasportare da una zona di scavo a una di riporto per la distanza intercorrente tra i baricentri delle stesse zone. 8. In statistica, si definisce momento la costante che caratterizza una variabile statistica e che viene impiegata per descriverne gli aspetti (per es., l’ordine di grandezza, la variabilità, ecc.). ◆ Dim. momentino, breve momento di tempo (in frasi come: aspetta un momentino; fermati un momentino; esco un momentino, e sim.), o con il sign. 5 (fatti un momentino più in là); pegg. momentàccio, momento cattivo (nel sign. di «circostanza, situazione», o anche di «disposizione d’animo»: questo è un momentaccio per gli affari; ha certi momentacci che lo rendono proprio insopportabile).

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