Natura

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natura


s. f. [lat. natūra, der. di natus, part. pass. di nasci «nascere»]. – 1. Il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate, che presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi. Quindi: a. La volontà stessa di ordine che si manifesta in quelle leggi, come principio vivo e operante, forza generatrice di tutte le cose (in questo senso può essere personificata, e scritta quindi con iniziale maiuscola): niuna cosa dà la natura, madre di tutte le cose e operatrice ..., che egli [Giotto] con lo stile e con la penna o col pennello non dipignesse (Boccaccio); Una diva scorrea lungo il creato A fecondarlo, e di Natura avea L’austero nome (Foscolo); O natura, o natura, Perché non rendi poi Quel che prometti allor? (Leopardi). Nel linguaggio filosofico, n. naturante, Dio, n. naturata, il mondo degli esseri creati; in partic., in Spinoza, n. naturante è l’infinita sostanza, cioè Dio in quanto causa libera, n. naturata tutti i modi degli attributi di Dio, cioè il complesso degli esseri in cui si esprime l’infinita sostanza. Nell’uso com.: i capricci della n.; l’intelligenza è un dono di n.; e con più chiara personificazione: madre n.; nudo come madre n. l’ha fatto. Per scherzo di n., v. scherzo. b. L’universo considerato nei suoi fenomeni, nelle sue attività, nel suo ordine, come una realtà oggettiva che l’uomo contempla, studia, modifica: i tre regni della n., animale, vegetale, minerale; i fenomeni, le forze, le leggi, e le meraviglie, i segreti della n.; studio della n.; scienze della n. (più spesso scienze naturali). Filosofia della n., l’enunciazione filosofica generale dei principî essenziali e delle leggi fondamentali che regolano il mondo naturale (più specificamente, secondo le diverse visioni del mondo che hanno caratterizzato le diverse fasi dello sviluppo del pensiero filosofico e scientifico: concezione idealistica, spiritualistica, panteistica, meccanicistica, materialistica, organicistica, teleologica della natura); in determinati contesti storico-culturali la filosofia della natura, o filosofia naturale (v. naturale, n. 1), è stata identificata con lo studio delle leggi più generali del mondo fisico. Questo sign. fondamentale del termine subisce secondo i casi varie limitazioni, di cui alcune indicate qui appresso, spiegandole attraverso l’esemplificazione più che mediante definizioni. Considerando le leggi che governano l’universo come fondamento di un ordine fisico e morale del quale anche l’uomo è partecipe: assecondare la n. o, al contr., fare violenza alla n.; vivere secondo n., una delle massime dell’etica stoica (dove natura coincide con la ragione che regge il cosmo); contro n., espressione di riprovazione morale, riferita spesso a inclinazioni e comportamenti sessuali ritenuti spesso devianti (peccare, peccati contro n.); diritto di n., o naturale, l’insieme dei principî giuridici fondamentali anteriori a qualsiasi sistema giuridico positivo (v. naturale, n. 2 a); in altri casi le leggi stesse sono invece intese come dominate da una causalità quasi meccanica (in opposizione a spirito, libertà, personalità): la lotta dell’uomo contro la n., contro le forze (o contro le forze avverse) della natura. Considerando la natura come una realtà che preesiste all’opera dell’uomo e può da questa essere modificata attraverso il lavoro, l’educazione, l’arte, l’incivilimento, ecc.: allo stato di n., di materie prime che non hanno subìto elaborazione da parte dell’uomo (con altro sign. nella storia del pensiero filosofico, stato di n., condizione ipotetica degli uomini prima della costituzione di un’organizzazione politica e statuale: in tale senso, natura, nel linguaggio dell’antropologia, si oppone al concetto di cultura); e in economia si parla di natura come fattore di produzione con riferimento alle risorse naturali non create dall’uomo (terre, acque, loro prodotti spontanei, materie ed energie in esse racchiuse, clima, ecc.); lasciar fare alla n., lasciare che una malattia segua il suo decorso naturale senza interventi drastici; dove manca n. arte procura (prov.), l’uomo può in molti casi correggere le opere della natura (anche scherz., per es. di chi ricorre all’uso di cosmetici). Molto spesso la natura è intesa come «ambiente» il cui equilibrio originario non può essere alterato senza danno per l’uomo e per la vita in genere: la protezione, la difesa, la conservazione della n., anche in senso concr., come complesso di atti, provvidenze, interventi che tendono a impedire l’alterazione degli ambienti e degli equilibrî naturali, e in ultima analisi dell’intera biosfera, contro lo sfruttamento umano irrazionale e a favore della natura e delle sue risorse (v. ecologia). Ritorno alla n., locuzione (che s’ispira alle concezioni di J.-J. Rousseau, ma non è presente nelle sue opere) con cui si suole affermare la necessità per l’uomo di liberarsi dagli effetti, ritenuti estranei e dannosi, della civiltà e della cultura e da quanto vi è di artificioso e alienante nelle società urbane e industriali, per riaccostarsi a una mitica condizione di vita regolata dall’istinto e in perfetta armonia con la natura, ritenuta unica e sicura guida per la salute fisica e mentale. Più concretam., la realtà fenomenica dell’universo in quanto è o può essere oggetto di contemplazione da parte dell’uomo: l’arte fu definita dagli antichi imitazione della natura. In partic., nelle arti figurative, n. morta, espressione (che ricalca il fr. nature morte) con la quale si indica un genere pittorico affermatosi nei Paesi Bassi intorno alla metà del sec. 16° e poi diffusosi nel resto d’Europa, caratterizzato da soggetti che, estranei ai grandi temi storici e religiosi dell’arte ufficiale, sono costituiti per lo più da interni di abitazioni con arredi domestici, fiori, frutti, cacciagione, ecc., ritratti con minuzioso naturalismo; in epoche successive il genere è stato variamente ripreso e interpretato dalle diverse correnti pittoriche (impressionismo, cubismo, ecc.); anche, un quadro, un dipinto di tale genere: esposizione di n. morte fiamminghe; possedere una n. morta di Morandi. Poco com. il contrapposto n. viva, raffigurazione pittorica di esseri viventi. In senso ancor più ristretto, con riferimento a luoghi in cui siano stati meno operanti la presenza e l’intervento dell’uomo: vivere in mezzo alla n., ricrearsi a contatto della n.; senso della n., sentimento della bellezza di luoghi e paesaggi; con determinazioni, per indicare particolari aspetti di un paesaggio: la n. selvaggia, orrida, o dolce, intatta, incontaminata di un luogo. 2. Con riferimento a uomini, animali o cose, condizione o modo di essere originario, primitivo, intrinseco e che costituisce carattere fondamentale e stabile di una collettività o di un determinato tipo. a. Dell’umanità in genere, il complesso di qualità, tendenze, disposizioni che si considerano innate, preesistenti all’educazione: è nella n. dell’uomo; la n. umana è fatta così. Con sign. partic., nella teologia cattolica, secondo la prevalente sistemazione della scolastica latina: n. integra, quella dell’uomo creato da Dio e prima del peccato originale (dotato dei doni soprannaturali: immortalità, immunità dalla sofferenza e dalla concupiscenza); n. decaduta, quella dell’uomo che dopo il peccato originale ha perduto i doni preternaturali, si è indebolito nell’intelligenza e nella volontà, ed è soggetto alle infermità corporali, alla morte, alla colpa; n. riparata, la natura dell’uomo dopo la redenzione operata da Gesù Cristo. b. Del singolo individuo, indole, carattere, disposizione o istinto naturale: un uomo di n. mite, pacifica, socievole, esuberante, violenta, maligna, indolente, ecc.; ciò è contrario, estraneo alla sua n.; non è nella mia n. serbare rancore; seguire la propria n., le proprie inclinazioni; il rispetto per l’ordine (o, al contr., il disordine, l’indolenza, ecc.) è per lui una seconda n., una qualità divenuta quasi costituzionale; anche in questo caso, può contrapporsi a ciò che è acquisito con l’educazione, l’arte, ecc.: Uso e n. sì la privilegia [la casa dei Malaspina], Che ... Sola va dritta e ’l mal cammin dispregia (Dante); talvolta ha valore concr. indicando persona fornita di un dato carattere: una n. nobile, generosa, fiera, ardente; macchinazione ordita da una n. diabolica; sono versi che rivelano una n. profondamente malinconica; o anche, più genericam., creatura, essere creato: Ne l’ordine ch’io dico sono accline Tutte nature (Dante). c. Riferito ad animali: la n. aggressiva delle bestie feroci; le volpi hanno notoriamente una n. guardinga e astuta; è un purosangue difficile da montare, perché ha una n. focosa e bizzarra. d. Riferito a cosa, qualità o complesso di qualità che essa ha naturalmente: la n. del ferro, dell’argento; l’oro è duttile per sua n.; e più genericam.: una situazione assurda per sua stessa n.; esempî di varia n.; è nella n. della filosofia la ricerca della verità; è nella n. delle cose che ..., è un fatto naturale; sono argomenti, questi, di tutt’altra natura, di tutt’altro genere. 3. In locuzioni avv.: per natura, di natura, naturalmente, per naturale disposizione, quasi per nascita: buono, cortese per n.; è di n. ambizioso; nella metrica classica si dicono lunghe per n. le sillabe che contengono una vocale lunga (in contrapp. alle sillabe lunghe per posizione). Anticam., con lo stesso valore, da natura: Una petra è sì ardita Là per l’indico mar, che da natura Tragge a sé il ferro (Petrarca). In natura, espressione usata in contrapp. a in denaro per indicare pagamenti, riscossioni, crediti, debiti effettuati o effettuabili in beni o servizî anziché in moneta (spesso, con allusione scherz. maliziosa, di pagamento effettuato con prestazioni sessuali); risparmio in n., accantonamento di parte del prodotto, per es. grano, per consumi o altri impieghi successivi; salario in n., retribuzione di lavoro corrisposta sotto forma di vitto, alloggio o altro; scambio in n., scambio diretto di merce contro merce, senza intervento della moneta. Con altra accezione, in natura, nella realtà esistente, nel mondo terrestre: il minerale di mercurio più abbondante in n. è il cinabro; non si trova in n. un animale più mansueto; non c’è in n. cosa migliore di questa. 4. Per eufem., in passato anche nell’uso fam., la n., le parti genitali, spec. quelle femminili. ◆ Pegg. naturàccia, cattivo carattere: con quella sua naturaccia, non potrà certo accogliermi bene.