Neglètto

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negletto


neglètto agg. [dal lat. neglectus, part. pass. di negligĕre: v. negligere]. – 1. a. Trascurato, non preso in considerazione: un autore così al tutto sconosciuto e così ingiustamente n. (Carducci); non curato, lasciato in abbandono: un giardino folto e n. (Moravia); e con uso più chiaramente verbale, come part. pass. di negligere: l’onestà regal, che mai non debbe Da magnanima donna esser negletta (T. Tasso); Se di preci o di vittime neglette Il dio ne incolpa (V. Monti), cioè, con costruzione latina, di avere omesso per trascuratezza preghiere e offerte di vittime. b. Abbandonato da tutti, derelitto: [la patria mia] sparte le chiome e senza velo Siede in terra negletta e sconsolata (Leopardi); quindi, disprezzato: La nostra povertà vile e n. (T. Tasso). 2. Di acconciatura, abbigliamento, stile, non curato, disadorno, non trattato con arte o artificio (talvolta con riferimento a una trascuratezza apparente, ostentata, che può essere raffinata eleganza): i n. capelli ..., come io poteva, in ordine rimetteva (Boccaccio); nel vestire stesso c’era qua e là qualcosa di studiato o di n., che annunziava una monaca singolare (Manzoni); elegante negli abiti n. e quasi trasandati (Bacchelli); scrivere con stile n. ma efficace. Talvolta riferito alla persona: essere n. nel vestire, nello scrivere. ◆ Avv. neglettaménte, raro, in modo trascurato, indolentemente, o con semplicità, senza artificio: sfogliare neglettamente una rivista; era neglettamente vestita di bianco (Foscolo).