Òca²

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oca2


òca2 s. f. [lat. tardo auca, da *avĭca, der. di avis «uccello»]. – 1. a. Nome comune di varie specie di uccelli anseriformi anatidi, che vivono nelle zone umide o costiere di tutto il mondo; al genere Anser appartengono le specie più comuni in Europa, con becco giallo e piumaggio di colorazione grigiastra (uguale nei due sessi), tra cui l’o. selvatica (Anser anser), l’o. granaiola (Anser fabalis) e l’o. lombardella (Anser albifrons); al genere Branta appartengono specie tipiche del continente americano, con becco scuro, piumaggio ventrale chiaro e collo generalmente nero, tra cui l’o. colombaccio (Branta bernicla) e l’o. faccia bianca (Branta leucopsis); altri generi rappresentativi sono Chlephaga (con specie diffuse in America meridionale) e Nettapus (con specie asiatiche e australiane). Le razze selezionate a partire da specie di oche selvatiche sono dette o. domestiche e comprendono, fra le altre, l’o. di Tolosa, di grosse dimensioni, l’o. di Emden, bianca con gli occhi azzurri, e l’o. di Romagna, anch’essa bianca; sono largamente allevate sia per la carne, il fegato e le uova, sia per il piumino e le penne. Ad altro genere appartiene l’o. cignoide (Cygnopsis cygnoides), che vive in Siberia, così detta perché simile al cigno, sia per la presenza di un tubercolo alla base del becco, sia per la lunghezza del collo. b. Nel linguaggio com., il termine indica generalm. l’oca domestica: allevare, ingrassare le oche; un’o. arrosto; fegato d’oca, pasticcio di fegato (spesso indicato con le espressioni francesi pâté de foie o pâté de foie gras), ottenuto dal fegato d’oca appositamente ingrassata (v. pâté); le o. capitoline (o del Campidoglio), quelle che, secondo la tradizione, nell’anno 390 a. C. sventarono con i loro schiamazzi il tentativo dei Galli di attaccare di sorpresa la rocca capitolina; penna d’oca, la penna dell’ala che, opportunamente temperata, era molto usata in passato per scrivere. c. Locuzioni e modi prov.: camminare a oca, con i piedi volti in dentro; andatura da oca, lo stesso, ma meno tecnico, della locuz. medica andatura anserina (v. anserino); sembra la fila delle oche, di persone che vanno lente in fila, spec. nell’attraversare la strada; ecco fatto il becco all’o., espressione scherz. con la quale si annuncia di aver terminato un lavoro (v. anche becco1, n. 1 b); porca l’o.!, esclam. pop. di origine eufemistica, dapprima limitata al Veneto e poi diffusa anche in altre regioni. Proverbî (ormai poco com.): buon papero, cattiva o., di chi prometteva bene da giovane e s’è poi guastato con l’età; e con allusione al luogo comune per cui la loquacità delle donne viene accostata allo stridente schiamazzare dell’animale: donne e oche tienne poche; dove son femmine e oche, non vi son parole poche; due donne e un’oca fanno un mercato (producono cioè la confusione di un mercato; proverbî simili circolavano già nel lat. mediev.: tres feminae et tres anseres sunt nundinae «tre donne e tre oche sono un mercato»; tres mulieres nundinas faciunt «tre donne fanno un mercato»). 2. Come termine di similitudine, con allusione alla proverbiale goffaggine, rumorosità e stupidità dell’oca: gridare, schiamazzare come un’o., come le oche; avere il cervello di un’o., capire meno di un’o. e sim., essere poco intelligente. In senso fig., anche con sign. spreg.,  persona, soprattutto donna, di limitata intelligenza e cultura, superficiale, sciocca e presuntuosa: sei proprio un’o.!; che o. quella ragazza!; che cosa vuoi che capisca, quell’o.! (anche come agg.: quanto sei oca!; e in funzione appositiva: una donna o.; scolari oche). 3. Locuzioni fig., che fanno riferimento a caratteristiche varie dell’animale: a. Collo d’oca: nelle costruzioni meccaniche, ansa di un albero sulla quale si articola una biella (in partic., nel gergo automobilistico, lo stesso che albero a gomiti: v. albero2, n. 3 b); nell’allestimento navale, tubo verticale con la parte terminale ripiegata a U, avente la funzione di far sfogare in coperta aria o gas dai sottostanti compartimenti adibiti a deposito di acqua o di combustibile: è chiuso da una valvola che impedisce l’ingresso di acqua di mare e che si apre nel caso di sovrapressioni nei serbatoi. Più genericam., a collo d’o., detto di qualsiasi tubo o arnese avente forma arcuata, simile a una S. b. Patta d’oca (o zampa d’oca), nell’attrezzatura navale, l’unione di più elementi di cavo o di catena a un unico anello sul quale si esercita la tensione che si distribuisce fra i diversi elementi. c. Passo dell’o. espressione, originariamente scherz., con cui è stato denominato il modo di marciare a gamba tesa delle armate naziste in parata (ted. Parade-schritt), adottato per la prima volta dalla fanteria tedesca di Federico il Grande (re di Prussia dal 1740 al 1786) e rimasto in uso, con talune varianti, in alcuni eserciti latino-americani e dell’Europa orientale. d. Pelle d’oca (nel linguaggio medico, cute anserina), caratteristica alterazione, transitoria o duratura, della cute che si presenta costellata di piccoli rilievi prodotti dai follicoli piliferi divenuti, per varie cause, più evidenti o sporgenti: avere la pelle d’o. per il freddo; mi viene la pelle d’o. al solo pensarci; racconti, spettacoli da far venire la pelle d’o., da far rabbrividire (cfr. l’espressione analoga far accapponare la pelle). e. Zampa d’oca, a zampa d’oca, locuz. usate in varie discipline: v. zampa. 4. Oca cicogna: altro nome usato nell’Italia centr. per l’airone cenerino. 5. Gioco dell’oca, antico gioco da tavolo che si svolge fra più persone con due dadi e un cartellone dove sono disegnate a spirale da 63 a 90 caselle numerate; il punto segnato dai due dadi lanciati indica il numero delle caselle che un giocatore percorre ogni giro; determinate caselle (spec. quelle che recano la figura di un’oca) comportano alcuni vantaggi, altre impongono soste e retrocessioni; vince il giocatore che arriva primo alla casella finale. 6. Oca Indiana, altro nome della costellazione australe del Tucano. ◆ Dim. ochina, ochétta, poco com. ocherèlla; accr. ocóna; pegg. ocàccia; usati tutti sia in senso proprio sia in senso fig. (e solo in senso fig. si adopera talvolta anche il masch. ochino, ocóne).