Ordinario

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ordinario


ordinàrio agg. e s. m. [dal lat. ordinarius, propr. «conforme all’ordine», der. di ordo -dĭnis]. – 1. Che non esce dall’ordine, cioè dalla norma o dalla normalità, e quindi solito, consueto, comune, regolare e sim.: è cosa veramente molto naturale e o. desiderare di acquistare (Machiavelli); quel contrapposto di gale e di cenci, di superfluità e di miseria, spettacolo o. de’ tempi o., era allora affatto cessato (Manzoni); di misura, grandezza, altezza, grossezza, statura o.; fare la vita o., di tutti i giorni; il processo ha ripreso il suo corso o.; tutto procede col ritmo o.; esercitare le funzioni o. del proprio ufficio; la magistratura o., i tribunali o.; giurisdizione o.; seduta o., che si fa periodicamente in giorni stabiliti (e, sempre in contrapp. a straordinario, in espressioni quali assemblea o., convocazione o. dei soci, e sim.); treni o., quelli che effettuano regolare servizio per viaggiatori e merci (si contrappongono ai treni straordinarî, speciali, ecc.); viaggiare, spedire merce a tariffa o. (a tariffa intera, senza riduzione; e così biglietto o., nei treni e sim.); abbonamento o., a giornali o riviste (contrapp. all’abbonamento sostenitore, all’abbonamento per l’estero, ecc.); spedire un pacco per via o. (in passato anche di lettera se non spedita per raccomandata, per via aerea, ecc.); entrate, spese o., le entrate o spese dello stato, nella classificazione adottata fino al 1964, che hanno carattere permanente e la cui iscrizione in bilancio viene quindi ripetuta di anno in anno; atti, affari di o. amministrazione, in senso proprio e fig. (v. amministrazione, nel sign. 1 a). Nel nuovo calendario liturgico della Chiesa cattolica, tempo o., il tempo che va dall’Epifania alla Quaresima e dalla Pentecoste all’Avvento. In matematica, derivata o., quella normale, totale, per distinguerla dalla derivata parziale e ad altre derivate «speciali», quali, per es., la derivata covariante; spazio o., quello della natura, a tre dimensioni. In ottica, raggio o., quello dei due raggi, cui un raggio incidente dà luogo nel fenomeno della birifrazione, che segue le normali leggi della rifrazione (l’altro raggio, che non la segue, si chiama raggio straordinario). 2. Sostantivato con valore neutro, ciò che è normale, consueto: procedere secondo l’o.; spendere più dell’o.; proporzioni maggiori dell’o.; fuori dell’o., come locuz. agg., di tutto ciò che è straordinario, insolito, eccezionale: oggi è un giorno, questo è un pranzo, è stato uno spettacolo fuori dell’o.; uscire dall’o., fare qualcosa che non rientri nelle abitudini, oppure distinguersi per caratteri o meriti particolari. Nella liturgia cattolica, o. della messa, la successione delle preghiere e delle letture comuni a tutte le messe, nonché il testo delle parti invariabili della messa. Come locuz. avv., d’ordinario, o per l’ordinario, di solito, di norma, abitualmente: d’o. si fa così; come se la vita umana non fosse bastevolmente misera per l’o. (Leopardi). 3. Riferito a persona: a. In senso generico: socio o. (di un’accademia o sim.), distinto dai soci onorarî e da quelli corrispondenti; console, magistrato o., che occupa stabilmente tale carica. b. Nelle scuole secondarie e nell’istruzione universitaria, professore o. o di ruolo o. (o, assol., ordinario s. m., anche riferito a donna), il professore di ruolo che, superato positivamente il prescritto periodo di straordinariato, è stato definitivamente confermato nell’ufficio: professore o. di latino e greco nei licei; l’o. di diritto civile all’universitá di Roma; essere, diventare, passare ordinario. c. s. m. In diritto canonico, chi è investito di una potestà o., inerente cioè all’ufficio di cui è incaricato (per es., il papa, i vescovi e i loro vicarî); comunem., è sinon. di vescovo, e o. militare è il vescovo che dirige il servizio religioso nelle forze armate italiane (detto anche vescovo castrense). d. Corriere o., in passato, il corriere che faceva regolare servizio di posta; spesso sostantivato, per ellissi, per indicare non solo il corriere ma il servizio stesso: la lettera è arrivata con l’ultimo o.; il plico vi sarà spedito col prossimo ordinario. 4. Per estens. del sign. 1, con tono leggermente spreg., riferito a manufatti e oggetti d’uso, dozzinale, di qualità inferiore, di fattura grossolana: mobilio o.; stoffa o.; un paio di scarpe assai o.; levò dalla sporta una scatola d’un legno o. (Manzoni). Riferito a persona, mediocre, privo di qualità particolari: l’imprese facili son d’uomini o. (Botero); più comunem., rozzo, privo di finezza: un uomo o.; e analogam.: aspetto o.; modi ordinarî. ◆ Accr., non com., ordinarióne; pegg. ordinariàccio (entrambe le forme sono usate, con valore di sost. e con il rispettivo femm., solo nell’ultimo sign., per indicare persona di modi assai ordinarî). ◆ Avv. ordinariaménte, in genere, di solito, normalmente: le riunioni si tengono ordinariamente una volta al mese; meno com., in modo ordinario, grossolano, poco fine: è sempre vestito ordinariamente.

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