Orològio

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orologio


orològio s. m. [dal lat. horologium, e questo dal gr. ὡρολόγιον, propr. «che dice, che annuncia l’ora» (comp. di ὥρα «ora» e tema di λέγω «dire»)]. – 1. a. Strumento atto a fornire la misura del tempo, anticamente costituito da sistemi basati sul movimento apparente del Sole nella volta celeste (o. solare o meridiana) o sullo scorrimento di acqua o sabbia da un recipiente a un altro (o. o clessidra ad acqua, a sabbia). A partire dal medioevo, fu realizzato come sistema di congegni meccanici (o. meccanico) nel quale la misura del tempo in ore, minuti e secondi è indicata dalla posizione, su un quadrante graduato, di uno o più indici mobili (lancette) collegati con un sistema di ruote dentate (rotismo), la cui rotazione, dovuta inizialmente a un sistema di pesi e contrappesi e poi a un motore a molla (o. a molla), è regolata e scandita da un dispositivo frenante intermittente (scappamento), controllato a sua volta da un organo meccanico oscillante; a seconda del tipo di tale organo si sono avuti o. a pendolo (i più accurati) e o. a bilanciere, questi ultimi poi miniaturizzati e resi trasportabili (o. da tavolo, da tasca, da polso). Successivamente, sono stati realizzati o. elettrici, in cui l’energia necessaria al funzionamento è in tutto o in parte elettrica; sono più propriam. detti o. elettromeccanici quelli nei quali l’energia elettrica viene utilizzata per il mantenimento dell’oscillazione, per la ricarica della molla o per far avanzare direttamente le lancette mediante un motorino elettrico sincrono che sfrutta la periodicità della corrente di alimentazione; in partic., o. a diapason, orologio elettromeccanico il cui oscillatore è costituito da un diapason tenuto elettromagneticamente in oscillazione permanente. Sono invece detti o. elettronici gli orologi elettrici, più recenti (entrati nell’uso negli anni ’30 del Novecento), che impiegano microcircuiti elettronici; tra questi, l’o. piezoelettrico o a quarzo, in cui un circuito integrato (alimentato da una batteria) demoltiplica le oscillazioni elettriche di frequenza estremamente stabile prodotte da un cristallo di quarzo, generando un segnale periodico che aziona un micromotore (il quale agisce, attraverso un rotismo, sulle lancette) o alimenta un indicatore a cristalli liquidi (nei cosiddetti o. digitali); ancora più recenti (il primo, a vapori di ammoniaca, fu realizzato nel 1948) sono gli o. atomici, o molecolari, che permettono di misurare il tempo con la massima precisione e che impiegano come campione la frequenza di oscillazione estremamente stabile delle radiazioni emesse da atomi o molecole di particolari sostanze (cesio, rubidio, tallio, ammoniaca, idrogeno) durante la transizione tra due stati fisici (l’o. atomico al cesio è stato scelto nella Conferenza internazionale dei pesi e delle misure del 1968 quale campione primario di tempo e di frequenza). Con riferimento agli orologi di uso comune: o. da salotto, da cucina; o. da uomo, da donna; o. d’oro, d’argento, d’acciaio inossidabile; o. a cucù, a soneria; o. a sveglia o da sveglia (v. sveglia); o. a ripetizione, con soneria che batte le ore e i quarti segnati sul quadrante; o. datario (v. datario2, n. 3); o. di precisione o cronometro (v. cronometro); o. subacqueo, dotato di guarnizioni o altri accorgimenti costruttivi che ne assicurano l’impermeabilità fino a una certa profondità. Orologi speciali per costruzione e per funzione: o. astronomico, usato per misurare il tempo siderale. O. di controllo, orologio, generalmente meccanico a carica elettrica, che serve per c0ntrollare e registrare su cartoncini, nastri, ecc. determinati eventi (per es., l’ora di entrata e di uscita degli operai e degli impiegati in stabilimenti, uffici, ecc.). b. Locuzioni: caricare l’o. (o dare la carica all’o.), metterne in movimento il meccanismo; l’o. va o cammina, l’o. è fermo, a seconda che il meccanismo sia o no in movimento; un o. che va avanti, corre, anticipa, o al contrario che va indietro, ritarda; rimettere l’o., spostare le lancette sull’ora giusta quando sono avanti o indietro; fam., un o. che spacca il secondo, esattissimo (quindi: essere un o., andare come un o., di meccanismo, apparecchio, congegno che funziona perfettamente, o di persona molto precisa, puntuale); è durato un’ora d’o., un’ora intera, un’ora precisa; alle cinque d’o., non com., alle cinque in punto; procedere, girare, ecc., nel senso delle lancette dell’o., anche detto senso orario (v. orario1, n. 2). 2. Gioco di carte fatto tra un giocatore, detto banco, e diversi altri giocatori, con un mazzo di 52 carte: il banco scopre 13 carte disponendole come le ore sul quadrante dell’orologio e nello scoprirle chiama le ore, cominciando dall’uno e finendo al 13; se scopre una carta che corrisponde all’ora pronunciata ritira le poste, ma se alla tredicesima carta ciò non è avvenuto paga la posta a ciascun giocatore. 3. O. della morte (o o. di san Pasquale): caratteristico picchiettio prodotto a scopo di richiamo sessuale da alcuni coleotteri anobidi nelle gallerie che essi scavano dentro il legno dei mobili e che viene popolarmente interpretato come sinistro presagio; i due nomi sono estesi a indicare il coleottero stesso. 4. In biologia: a. O. biologico (o fisiologico o endogeno), meccanismo fisiologico interno degli animali e dei vegetali che consente la regolazione delle attività cicliche, giornaliere (circadiane) o annuali (circannuali), in modo che esse risultino sincronizzate con il variare delle condizioni esterne. b. Ipotesi dell’o. molecolare, l’ipotesi secondo la quale le mutazioni puntiformi nel genoma delle specie si verificano e si affermano a intervalli di tempo regolari, il che renderebbe possibile stimare il periodo trascorso dalla divergenza evolutiva di una specie da un altra. 5. In botanica, o. di flora, diagramma che pone in relazione una serie di piante con l’ora in cui i loro fiori si aprono, e che si può costruire sulla base di osservazioni (condotte per la prima volta da Linneo) sulla costanza dell’ora dell’antesi per alcune specie vegetali relativamente a una data regione e a un dato periodo dell’anno. 6. a. Regola dell’o.: nell’elettromagnetismo, denominazione di due regole mnemoniche, che riguardano il verso da attribuire alle linee di forza del campo magnetico creato da una corrente elettrica: per la prima, un osservatore contro cui è diretta la corrente di un reoforo rettilineo deve attribuire alle linee di forza verso opposto a quello in cui si muovono le lancette dell’orologio; per la seconda, un osservatore che guardi una spira (o un solenoide), percorsa da corrente, dalla parte dalla quale egli vede circolare la corrente in verso opposto a quello delle lancette dell’orologio deve considerare le linee di forza del campo magnetico come dirette dall’interno della spira (o del solenoide) verso di lui. b. Paradosso degli o.: apparente contraddizione della teoria della relatività, consistente nel fatto che la simmetria della legge di dilatazione dei tempi (in base alla quale due osservatori in moto inerziale uno rispetto all’altro vedono ciascuno l’orologio dell’altro procedere più lentamente del proprio e quindi non possono stabilire quale dei due è in quiete) sembrerebbe violata dal fatto che, dati due orologi inizialmente in quiete nello stesso sistema di riferimento e sincronizzati fra loro, se uno di essi prende a muoversi rispetto all’altro per poi tornare nella posizione iniziale, l’orologio che si è mosso segnerà un’ora che precede quella dell’orologio rimasto in quiete (sarebbe quindi possibile distinguere lo stato di moto dallo stato di quiete); il paradosso si risolve considerando che il primo orologio deve, per tornare al punto di partenza, subire accelerazioni, cosicché il suo moto non può essere sempre inerziale. 7. In astronomia, Orologio (Horologium), nome di una costellazione australe. ◆ Dim. orologétto, orologino; accr. orologióne; pegg. orologiàccio. TAV.

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