Oṡare

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osare


oṡare v. tr. [lat. volg. ausare, der. di ausus, part. pass. di audere «osare»] (io òso, ecc.). – Avere il coraggio di fare cosa che sia per sé temeraria, rischiosa, imprudente o per qualsiasi motivo ardita (sinon. in genere di ardire, ma meno letter.). Si costruisce per lo più con l’infinito: I0 non osava scender de la strada Per andar par di lui (Dante); Pèra colui che prima osò la mano Armata alzar su l’innocente agnella E sul placido bue (Parini); osò avventurarsi nella foresta; nessuno osava dirglielo; che nessuno osi toccarti; non osava aprir bocca; talora l’infinito è preceduto dalla prep. di: osar di dire, di fare qualche cosa. Con uso assol.: bisogna saper osare; come osate? Seguito da un compl. ogg., ha sign. affine a tentare: o. l’impossibile; osò (il) tutto per tutto. Spesso ha senso attenuato: chi oserebbe darti torto?; non oso affermarlo con certezza; soprattutto per attenuare il tono di un’affermazione, di una richiesta e sim.: oso credere; oserei dire; non oso sperare, chiedere e sim. ◆ Part. pass. oṡato, anche come agg., traduz. poco com. del fr. osé (v.).