Pace

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pace


s. f. [lat. pax pacis, dalla stessa radice *pak-, *pag- che si ritrova in pangere «fissare, pattuire» e pactum «patto»]. – 1. a. Condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno stato, di gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, ecc., sia all’esterno, con altri popoli, altri stati, altri gruppi: periodo, stato, tempo di p.; la difesa della p.; mantenere, consolidare la p.; fare, promuovere una politica di p.; godere di una lunga p.; un corteo, una manifestazione per la p.; gli ideali della p. universale; la p. europea, la p. mondiale; nel paese regnava la p.; popoli confinanti che sono sempre vissuti in p. tra loro; p. rafforzata, istituto giuridico proprio del Comune cittadino medievale, consistente nell’imporre pene aggravate per i casi di violazione dell’ordine e della pace in luoghi o in circostanze determinate. b. Ristabilimento, dopo un periodo di guerra, dello stato di pace: chiedere, accettare la p.; trattare la p.; preliminari di p. (v. preliminare); proposte di p.; condizioni di p.; p. separata, conclusa separatamente, col nemico comune, da uno degli alleati; offensiva di p. (v. offensiva). Anche l’atto che sancisce il passaggio dallo stato di guerra a quello di pace: trattato di p.; dettato di p. (v. dettato); firmare, stipulare, e rispettare, o al contr. rompere, violare la pace. In relazione con un nome geografico (o, più raram., di persona), per indicare dove o da chi la pace è stata stipulata: la p. di Cateau-Cambrésis, conclusa tra Francia, Inghilterra e Spagna nell’aprile 1559; la p. di Vestfalia, che nel 1648 pose fine alla guerra dei Trent’anni; p. delle Dame, la pace di Cambrai del 1529, così detta perché conclusa con la mediazione di Luisa di Savoia, madre del re di Francia Francesco I, e di Margherita d’Austria, zia dell’imperatore Carlo V. 2. estens. Buon accordo, armonia, concordia di intenti tra due o più persone, nei rapporti privati o anche nella vita sociale: in quella famiglia non c’è più p.; è finita la p. di casa; sono tornati in p. tra loro; tacere per amore di p.; fare, rifare p. (o la p.), cessare i litigi, ritornare al buon accordo, in alcuni casi suggellandolo anche con una stretta di mano o altro segno esteriore; mettere p., ristabilire l’accordo, far cessare i litigi con il proprio intervento. Giudice di pace, figura tipica dell’amministrazione della giustizia anglosassone (ingl. justice of peace) al quale è demandata gran parte delle controversie giudiziarie: può essere privo di preparazione tecnica e, spec. negli Stati Uniti, elettivo, e ha competenze limitate a controversie minori e scarsissimi vincoli di carattere procedurale; in Italia il giudice di p., istituito con la legge del 1991, è un magistrato onorario appartenente all’ordine giudiziario che esercita la giurisdizione civile e penale entro ristretti limiti di competenza stabiliti dalla legge (la quale non ha avuto ancora attuazione in materia penale). 3. a. Condizione di tranquillità materiale, di riposo, di quiete: godere un po’ di p., un’ora di p.; non si ha mai un momento di p.; lasciare in p., non molestare, non disturbare; lascialo dormire in p.; starsene a leggere, a lavorare in p. (anche in santa p.), in solitudine, a proprio agio, senza essere disturbato; potrebbe starsene in p., invece di ..., a proposito di chi, potendo stare tranquillo, va in cerca di brighe, di noie; non dare pace, disturbare, infastidire continuamente, non concedere tregua: questi ragazzi sono troppo irrequieti, non danno p. un attimo!; i creditori non gli danno p.; anche con riferimento a mali fisici: il dolore, la ferita, l’artrosi non gli dà pace. Fig., poet., con riferimento a cose materiali, avere o trovare p., fermarsi, quietarsi, cessare dalla corsa o dal movimento, e sim.: la marina dove ’l Po discende Per aver pace co’ seguaci sui (Dante). b. Stato di tranquillità e serenità spirituale, non turbata da timori, affanni o passioni: di lontano Pace dicono al cuor le tue colline (Carducci); trovare, raggiungere la p. dell’anima; essere in p. con sé stesso, con la propria coscienza; il rimorso non gli dà p., lo tormenta continuamente; non avere p., non trovare p., essere senza p., essere in un continuo stato d’inquietudine, di agitazione. Pace in terra agli uomini di buona volontà, parole dell’inno angelico (v. gloria2) che si recita o canta all’inizio della messa (in lat. Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonae voluntatis, formula che deriva dal Vangelo di Luca 2, 14). In particolari frasi, tranquillità dell’animo che si acquista con la rassegnazione: mettere, mettersi il cuore in p., rassegnarsi, darsi ragione, convincersi della necessità o inevitabilità di qualche cosa: e io in vece vi dico chiaro e tondo che il cuore in p. non lo metterò mai (Manzoni); prendere, accettare, sopportare in p., con rassegnazione (e con più efficacia, prendersela in santa p.); non sapersi dar p., non riuscire a darsi p., non sapersi rassegnare, non riuscire a persuadersi, a convincersi di qualche cosa, a rendersi conto di una realtà; chi muore giace, chi vive si dà p., prov. con cui si vuole di solito significare la breve durata del dolore per la perdita di persone care, e spec. del coniuge. Con vostra buona p., con buona p. di, senza risentimenti, senza voler offendere, senza che qualcuno se ne abbia a male (per lo più ironicam.): ho riscosso un grande successo, con buona p. degli invidiosi. c. La tranquillità assoluta che segue alla morte: riposi in p. (traduz. del lat. requiescat in pace), augurio a un defunto; la condizione dell’anima che dopo la morte ha ottenuto il perdono di Dio e la beatitudine eterna: sia p. all’anima sua; dormire nella p. del Signore, nella p. eterna. d. In formule di saluto o di commiato, oggi disusate o limitate ai soli religiosi: p. e bene; la p. sia con voi (che traduce il lat. pax vobis, pax vobiscum); va in p., va pure in p., figliolo; andate in p., formula di congedo solenne, che segue l’allocuzione la messa è finita, con cui il sacerdote saluta i fedeli al termine della celebrazione della messa (viene usata talvolta, in tono iron. o scherz., come espressione di commiato; con sign. analogo o sim., mandare, rimandare in p. qualcuno, congedarlo lasciandolo più o meno convinto di qualche cosa, o riuscire a liberarsene). e. Nella liturgia cattolica, scambiatevi un segno di p., formula con la quale il sacerdote invita i fedeli, prima della comunione, a scambiarsi una stretta di mano o un abbraccio; bacio di p. (v. bacio); strumento di p. (o anche soltanto pace), suppellettile liturgica di forma varia, spesso artisticamente decorata (immagine sacra, teca con reliquie, croce, patena, e sim.) che serviva a portare il bacio di pace. f. ant. Perdono, parole di perdono: Ricciardo ... s’avea posto in cuore di non lasciarla mai se la sua p. non riavesse (Boccaccio). 4. Locuz. particolari: esser p., essere pari e patta, di gioco che si conclude alla pari, di obbligazione che si soddisfa amichevolmente e sim.: dammi venti euro e siamo pace; pace!, forma d’implorazione con cui, in giochi infantili che implicano una qualche contesa, si chiede la cessazione momentanea del gioco stesso; santa p.!, esclam. fam. d’impazienza.