Pari¹

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pari1


pari1 (ant. pare) agg. [lat. par paris]. – 1. a. Uguale ad altra persona o cosa nella qualità determinata dal complemento, o uguale in genere: siamo p. d’età, di statura, di forza; le due colonne sono p. d’altezza (o più comunem. sono di p. altezza); vincitori a p. merito; ufficiali, funzionarî di p. grado (anche, ellitticamente, i p. grado e, in grafia unita, i parigrado); a p. condizioni, preferisco questo; ricambiare di p. affetto. Andare, procedere di p. passo, con uguale andatura, senza che uno sopravanzi l’altro (anche, meno com., andare a pari con qualcuno); spesso fig., riferito a cose che hanno manifestazioni simili e contemporanee o che sono in certo modo interdipendenti: i due fenomeni vanno di p. passo; la superbia va di p. passo con l’ignoranza. Talora è sinon. di stesso, medesimo, soprattutto in alcune espressioni: abbiamo tutti p. diritti e p. doveri; in p. tempo, in un tempo uguale, o contemporaneamente. b. Quantitativamente uguale, equivalente: i due candidati hanno ottenuto un numero p. di voti; uno yard è p. a metri 0,91; un’oncia è p. alla dodicesima parte di un asse; al cambio ufficiale, il dollaro è p. a circa ... euro. Non com., rendere p. a p., dare tanto per tanto, rendere il contraccambio, la pariglia: Così renduto ben gli è pare a pare (Ariosto). c. Riferito a persone, che hanno la medesima condizione sociale, lo stesso grado, talora anche le stesse qualità; con questo sign., è per lo più sostantivato e si usa in determinate locuz.: trattare qualcuno da p., o da p. a p.; non si sente inferiore a nessuno e tratta tutti da pari. Frequente soprattutto in unione con agg. possessivi: usa questo tono quando sei con i tuoi p.!; se ne stia con i p. suoi; sopra gli omeri de’ suoi p., con funeral pompa di cera e di canti, alla chiesa ... n’era portato (Boccaccio); tu, che modello D’ogni nobil virtù, d’ogn’atto eccelso Esser dei fra’ tuoi p., i p. tuoi A conoscere apprendi (Parini); se l’arroganza de’ vostri p. fosse legge per i p. miei (Manzoni). Al sing., dicendo un par mio, un par tuo, un par suo, e sim. (dov’è usata solitamente la forma tronca par), si intende riferirsi alla persona stessa, senza confronto con altre ma in rapporto alla sua condizione, alle sue qualità: da un par suo c’è da aspettarsi di tutto (cioè, da uno come lui, da lui in quanto è ciò che è); non è da par tuo agire così; vive, si mantiene da par suo; non sono accuse da fare a un galantuomo par mio! In qualche caso indica non il grado sociale ma le doti e capacità intellettuali: questa sì che è una risposta da par tuo; ha scritto un articolo da par suo, quale ci si doveva aspettare conoscendo il suo valore. In giudizî laudativi, non aver p., essere senza p., non avere chi eguagli, chi possa competere, e quindi eccellere su tutti gli altri. 2. a. Di una linea o superficie, uniforme, senza rientranze o sporgenze: rendere p. l’erba del prato; spreg., ant., fare la bocca p., atteggiare le labbra ad affettata compostezza, per simulare o dissimulare qualcosa. Analogam., soprattutto in usi region., di due o più cose che si trovano allo stesso livello, sullo stesso piano, alla stessa altezza: una fila di mattoni tutti p.; i due piatti della bilancia stanno p., si equilibrano; le gambe di questo tavolo non sono p., sono quale più corta quale più lunga (anche, questo tavolo non sta p., pende, zoppica); tutte le dita non son p., prov. tosc. che si cita soprattutto per giustificare certe inevitabili disuguaglianze sociali o di trattamento. Saltare a piedi (o a piè) p., con le gambe unite e tenendo i piedi tutti e due alla stessa altezza; spesso fig., come rafforzativo di saltare nel senso di omettere, tralasciare, evitare (in questi casi, sempre nella forma a piè p., che equivale più o meno a «decisamente, con intenzione» oppure a «del tutto, interamente» e sim.): saltare a piè p. una difficoltà; traducendo, ha saltato a piè p. il periodo centrale, che era anche il più difficile; saltare a piè p. una riga nel leggere o nel trascrivere, una battuta nel recitare, ecc. b. Per traslato, esser p., rimanere p., avere lo stesso punteggio nel gioco (in questo senso, anche far p., far p. e patta); in contabilità, far p., pareggiare un bilancio; in una partita di dare e avere, essere p. con qualcuno, non avere con lui né debito né credito: ti ho dato ciò che ti dovevo e ora siamo p.; frequente l’uso estens.: lui m’ha dato un pugno e io gli ho risposto con uno schiaffo, così siamo p.; e tutti p.!, e ognuno ha avuto ciò che gli spettava, tutto è a posto e nessuno ha da pretendere più nulla. c. Con altro traslato, sufficiente, adatto, adeguato: essere p. al proprio compito, all’incarico ricevuto, agli impegni assunti; non è p. alla fiducia che abbiamo riposto in lui; si è mostrato p. alla sua fama. Cfr. le espressioni di sign. analogo essere all’altezza, essere al livello, e v. il contrario impari. 3. a. In matematica e di qui nell’uso com. (in contrapp. a dispari), di numero intero che sia divisibile per 2 (cioè 2, 4, 6, 8, ecc.); o espresso da un numero pari: i giorni p. della settimana, il secondo, quarto, sesto, cioè il martedì, giovedì, sabato; i mesi p., febbraio, aprile, giugno, ecc.; in analisi matematica, funzioni p. rispetto a una variabile, funzioni che assumono lo stesso valore per valori opposti della variabile, così dette perché sono tali le funzioni del tipo y = xn per n pari. b. Con uso di s. m., un qualsiasi numero pari: puntare sul p., è uscito il p., nel gioco della roulette. c. P. e dispari, nome di un gioco fatto tra due persone che, dopo aver pronunciato l’una o l’altra delle due parole a pugno chiuso, aprono la mano mostrando un certo numero di dita, e ne calcolano quindi il totale (vince chi ha previsto il risultato): fare a p. e dispari, giocarsi qualcosa a p. e dispari (ormai non com. a pari e caffo). Anche, nome di un gioco fatto con i dadi tra due o più giocatori e basato su un analogo procedimento. d. Nel linguaggio tecnico ferroviario, treni p., quelli che percorrono le linee da sud a nord o da est a ovest, e, al contr., treni dispari, quelli che le percorrono in senso inverso, essendo i treni stessi individuati rispettivam. con numeri pari e dispari; analogam., in una linea a doppio binario, binario p., binario dispari, a seconda che vi viaggino treni pari o dispari. e. In anatomia (in contrapp. a impari), di formazione o organo situato in una metà laterale del corpo, che ha l’omologo in posizione simmetrica: sono pari la maggior parte dei muscoli, delle ossa, dei vasi e dei nervi, e una parte degli organi viscerali (reni, gonadi, ecc.). 4. Locuz. avverbiali: a. Al pari di, nello stesso modo: Nel gioco, serio al p. d’un lavoro (Pascoli); s’è comportato al p. di un mascalzone; tu ne hai l’obbligo al p. di tutti gli altri; io ne ho diritto al p. di te. Meno com., in confronto: al p. di lui, tutti sono zero; anche al pari che, quando il secondo termine di paragone è un complemento indiretto: O d’avarizia al par che di grandezza Famoso Atride (V. Monti). Con altro sign., alla stessa altezza: l’albero arriva al p. del tetto. b. Alla pari, allo stesso grado, allo stesso livello: non oso mettermi alla p. con voi; si sentiva abbassato alla p. di un pezzente; si sente capace di stare alla p. con chiunque, di reggere al confronto, di non sentirsi inferiore; trattare qualcuno alla p. (ant. d’un pari), lo stesso che da p. a p., considerandolo cioè di grado o condizione uguale alla propria. Con altre accezioni: scommettere alla p., mettendo ciascuno una uguale posta; vendere alla p., al prezzo di costo, senza guadagnarci nulla (e quindi vendere sotto la p., a un prezzo minore del costo). Come locuz. agg. e avv., alla pari, in rapporto di parità, senza ricevere alcun compenso in denaro, ma prestando un servizio (per es., un aiuto nelle faccende domestiche, assistenza ai bambini) in cambio del vitto e dell’alloggio (v. anche il fr. au pair): cercare, trovare una sistemazione alla p.; stare, lavorare alla p. presso una famiglia; avere una ragazza alla pari. Nel linguaggio di borsa e di banca si dice che un prezzo, corso o cambio è alla p., sopra la p., sotto la p., quando è rispettivam. corrispondente, maggiore o minore della parità monetaria estrinseca dei due paesi (nel caso di cambio), oppure del valore nominale dei titoli pubblici o privati; emissione alla p., emissione di titoli pubblici e privati che obbliga il sottoscrittore a versare una somma uguale al valore nominale del titolo; riporto alla p., operazione di riporto in cui il prezzo a pronti e quello a termine sono identici. c. A un pari (poco com.), allo stesso livello, sullo stesso piano, in senso proprio e fig.: le file di sedie sono tutte a un p.; mette tutti a un pari. d. Del pari (ant. di pari), ugualmente, anche: lo ammetto, ma potrei del p. negarlo; nello stesso modo, insieme: Così di par saranno ambi puniti (Ariosto). Ant., del (o di) pari, di uguale passo, senza che uno sopravanzi l’altro: camminavano del p.; Di p., come buoi che vanno a giogo, M’andava io con quell’anima carca (Dante); con questo sign., si usò anche il semplice pari, avverbialmente: Allor si mosse contra ’l fiume, andando Su per la riva; e io pari di lei, Picciol passo con picciol seguitando (Dante). e. In pari, sulla medesima linea o sullo stesso piano, alla stessa altezza: i piatti della bilancia stanno in p.; mettere in p. le gambe di una sedia. Fig.: mettere in p. un registro, un conto, aggiornarlo, metterlo al corrente (e così tenere, essere in p.); mettersi in p. con gli altri, riguadagnare il tempo perduto per procedere d’ugual passo con quelli che ci avevano superato; mettersi in p. con i pagamenti, versando gli arretrati; mettersi in p. col lavoro, con gli studî, con gli esami, ecc. f. Pari pari, testualmente, alla lettera: trascrivere una frase p. p. dal testo; spesso con l’idea della frode o del plagio: sono concetti presi (o copiati) p. p. da un vecchio articolo; per estens., come se nulla fosse: ignorare p. p. ogni regola di buona educazione. ◆ Avv. pariménti (v.).