Passióne

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passione


passióne s. f. [dal lat. tardo passio -onis, der. di passus, part. pass. di pati «patire, soffrire»]. – In senso generico, e in rapporto al sign. fondamentale del verbo lat. pati (v. patire1), il termine passione si contrappone direttamente ad azione, e indica perciò la condizione di passività da parte del soggetto, che si trova sottoposto a un’azione o impressione esterna e ne subisce l’effetto sia nel fisico sia nell’animo. 1. a. ant. Sofferenza fisica: poscia che io veggo te star fermo nella tua acerba crudeltà, né poterti la mia p. in parte alcuna muovere, con pazienza mi disporrò alla morte ricevere (Boccaccio); [il santo] Cacciò dal cavalliero ogni passione, E ritornolli a sanitade il piede (Ariosto). In partic., le sofferenze del martirio, e il martirio stesso: le p. e tribolazioni dei santi; ricevere, sostenere p., o la passione. b. Con quest’ultimo sign., la parola è viva soltanto con riferimento alla crocifissione di Cristo e alle sofferenze che la precedettero e l’accompagnarono: la p. di Cristo; la p. e morte di nostro Signore Gesù Cristo; spesso scritto con iniziale maiuscola: la P. di Gesù; i meriti della Passione. Scene della p., ciclo iconografico di ampiezza variabile con episodî della passione di Gesù; simboli della p., la croce, la lancia, i dadi, i chiodi, ecc., spesso oggetto di rappresentazione dal sec. 13° all’età del barocco, ecc. Domenica di p. o domenica delle Palme, la domenica precedente quella di Pasqua (prima della riforma liturgica, era chiamata domenica di p. la quinta domenica di quaresima, e settimana di p. quella che precede la settimana santa). c. Per estens., la narrazione evangelica della passione di Cristo (v. anche passio): la p. secondo Matteo, secondo Giovanni, ecc.; o la rappresentazione scenica di essa: la p. di Oberammergau, rappresentata ogni dieci anni (dal 1634) nella cittadina tedesca di Oberammergau. d. In musica, lettura, che qua e là assume intonazioni melodiche, della narrazione evangelica circa il martirio e la morte di Gesù; anche, componimento partecipante ad azioni sceniche religiose medievali alternante recitativi con melodie a forma di ballata, o componimento mottettistico del Rinascimento (fino a tutto il sec. 16°) sullo stesso argomento; nel sign. più noto, componimento drammatico sul martirio e la morte di Gesù, in stile tutto polifonico dapprima, poi monodico-polifonico a modo di oratorio, sviluppatosi dal sec. 17° in poi: la Passione secondo Matteo, la Passione secondo Giovanni, entrambe di J. S. Bach. e. Fiore della p., nome di varie specie di piante del genere passiflora. 2. Sofferenza spirituale, dolore morale: una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran p. (Manzoni). Anticam. con uso più ampio: dare p., affliggere, darsi p., affliggersi; sentire p. per qualche cosa, addolorarsene, provarne rincrescimento. Oggi vive soprattutto in alcune espressioni pop.: ho una gran p. nel cuore; è una p. vedere un ragazzo così giovane ridotto in quelle condizioni (e in tono enfatico: è una vera p. vedere sprecare tanto ben di Dio); quel figliolo mi farà morire di p., e sim. 3. letter. Qualsiasi sentimento, impressione, sensazione che agisce sull’animo, a cui l’animo soggiace: Qual è colüi che sognando vede, Che dopo ’l sogno la p. impressa Rimane, e l’altro a la mente non riede (Dante), rimangono vive le impressioni del sogno e non si ricorda il suo contenuto; non essendo punto un uomo superiore al suo secolo, viveva anche lui in quell’opinione o in quella p. comune, che la scarsezza del pane fosse cagionata dagl’incettatori e da’ fornai (Manzoni). 4. a. Nell’uso com., sentimento intenso e violento (per lo più di attrazione o repulsione verso un oggetto o una persona), che può turbare l’equilibrio psichico e le capacità di discernimento e di controllo: la p. dell’odio, dell’ira; essere dominato, accecato dalla p.; avere l’animo turbato, agitato, sconvolto da opposte p.; essere schiavo delle p.; fomentare, eccitare una p.; aizzare, rinfocolare le p. politiche, le faziosità, gli odî di parte; la lotta, lo scontro, la tempesta, lo scoppio delle p.; l’impeto della p.; frenare, domare le p.; spogliarsi delle umane passioni; senza p. non c’è conoscenza, senza p. non c’è esperienza e nemmeno storia (Tiziano Scarpa). b. In partic., violento amore sensuale: essere preso da p. per una donna; essere infiammato di p.; avere una p. segreta; reso cieco dalla p.; p. violenta, sfrenata; una p. colpevole; una p. giovanile, senile. In senso concr., la persona stessa che ha ispirato tale sentimento (spesso con sign. attenuato, la persona amata o desiderata): è stata lei la mia prima passione. c. estens. Inclinazione vivissima, forte interesse, trasporto per qualche cosa: avere la p. del gioco, delle carte; avere p. per lo sport, per la caccia, per la musica, per la pittura; ha sempre avuto la p. della montagna; gli è venuta la p. dei cavalli. Più concretam., la cosa stessa, l’attività che è oggetto dell’inclinazione: la caccia è la sua p.; la mia più grande p. è dipingere. Fare qualche cosa con p., con partecipazione profonda, per naturale inclinazione e con dedizione totale di sé: fare con p. il medico, l’insegnante; tutto ciò che fa, lo fa con vera p.; in altro senso, parlare con p., recitare, cantare, suonare con p., con intensità di sentimento. d. Con altra estensione di sign., parzialità, mancanza di obiettività procedente da spirito di parte o da altro sentimento che turba la serenità del giudizio e della valutazione: vedere le cose, giudicare con p.; nel suo giudizio si sente troppo la p.; lo dico senza passione; è al di sopra di ogni p., detto di persona che nel giudicare non cede a parzialità e simpatie. ◆ Dim. passioncèlla; pegg. passionàccia (riferiti per lo più a passione amorosa).

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