Pér

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per


pér prep. [lat. pĕr]. – Come le altre prep. proprie, può fondersi con l’articolo determinativo per dare luogo alle prep. articolate, raramente usate, pel (per il), pei o pe’ (per i), e ad altre, del tutto disusate, pegli (per gli), pella (per la), pelle (per le), pello (per lo). Sono indicate qui di seguito le principali e più frequenti tra le molteplici relazioni che per serve a esprimere: 1. In complementi di luogo: a. Per indicare il luogo attraverso il quale passa una cosa o una persona in un suo movimento (compl. di moto per luogo): per altra via, per altri porti Verrai a piaggia (Dante); entrai per l’unico varco che c’era nella muraglia; la luce, l’aria che penetra per le fessure; una medicina che si prende per bocca; e il così dire e il dargli di questa lancia per lo petto fu una cosa (Boccaccio); essere per via, non essere ancora arrivato; in usi fig.: le rette che passano per il punto A; mille pensieri gli passavano per la testa. Il luogo che si attraversa può intendersi percorso in tutta la sua lunghezza: passò per il corridoio; il corteo passerà per via Nazionale; e in senso fig.: la strada corre per 20 km parallela alla costa; anche con verbi di quiete, per indicare semplicemente un’estensione nello spazio: la strada per 10 km è in pessimo stato; per un lungo tratto la costa è bassa e sabbiosa. In altri usi fig. può indicare talvolta una successione di fatti, oppure la via, il mezzo, attraverso cui si giunge a qualche risultato: O frati, dissi, che per cento milia Perigli siete giunti a l’occidente (Dante); ci sono arrivato per intuizione, per induzione, per deduzione; procedere per gradi, per tentativi, ecc. Altre volte serve soltanto a indicare il verso o senso di un moto, con uso simile a quello di lungo, secondo e sim.: scendere per la china, per il pendìo; presero per i campi, zitti, zitti, pensando ognuno a’ casi suoi (Manzoni); e fig., andiamo per ordine (o, precisando, per ordine alfabetico, per ordine d’arrivo, o per grado, per anzianità, ecc.); preceduto da un avverbio: giù per le scale, su per il monte; nelle espressioni per l’ingiù, per l’insù; e in comandi militari: per fila destra, per fila sinistra! b. Per indicare il luogo entro il quale avviene un movimento (compl. di moto entro luogo), senza riferimento alla direzione di tale moto: passeggiare, girare per la città; andare, viaggiare, cercare per monti e per valli. Acquista in simili casi funzioni analoghe a quelle della prep. in, e ciò avviene anche con verbi di quiete per indicare una distribuzione entro una certa area: le quali [macchie] nelle braccia e per le cosce ... apparivano a molti (Boccaccio); avere dolori per le ossa, per tutto il corpo. Così nelle locuz. avv. per tutto, da per tutto (anche dappertutto), dovunque. In unione con le parole terra, aria, mare, si presta a usi varî, in complementi sia di moto sia di quiete: viaggiare per terra, per mare; andare, mettersi per mare; la città era assediata per terra e per mare, dalla parte di terra e di mare (e fig., cercare per mare e per terra); stare seduto per terra; starsene con le gambe per aria. c. Per indicare il luogo o il termine cui un moto è diretto: sono in partenza per Napoli; il treno per Milano parte dal binario 8; gli emigranti che partono per l’America; o, più genericam., lo scopo di un movimento: mandare per un dottore, a chiamare un dottore; andare per cicoria, per lumache, per funghi, per mirtilli, andarne alla ricerca; lascia che vada per i fatti suoi, ecc. 2. In complementi di tempo: a. Per indicare continuità o durata, con uso analogo a quello indicante estensione nello spazio: è stato assente da scuola per venti giorni consecutivi; sono stato suo socio per tre anni; lo ricorderò per tutta la vita; durerà per secoli e secoli. b. Per indicare un termine nel tempo, con uso analogo a quello indicante il termine di un moto (cfr. n. 1 c): il vestito sarà pronto per lunedì; spero di finire il lavoro per la prossima estate; tornerò a casa per le feste, in occasione delle feste; tenere in serbo per l’inverno (dove il complemento assume anche valore finale). 3. Per estens., in alcuni complementi vicini al compl. di termine italiano o al dativo latino: a. Per indicare la persona cui qualche cosa è destinata o diretta: sta preparando la cena per i figli; c’è una lettera, un telegramma, un’e-mail per te. b. Per indicare la persona o la cosa cui sono rivolti un affetto, un’inclinazione e sim.: avere (sentire, provare) amore, odio, disprezzo, ammirazione per qualcuno; avere disposizione per la musica, per la pittura. c. Per indicare la persona o la cosa a vantaggio della quale qualcosa avviene o si fa: si studia per la vita, non per la scuola; è disposta a fare qualunque cosa per lui; per i figli farebbero qualunque sacrificio; lo faccia per me; prega per noi; votare per un partito; combattere, morire per la patria. Nel linguaggio sport., enunciando un punteggio: la partita si è conclusa con il punteggio di 3 a 1 per il Napoli, a vantaggio del Napoli. d. Per indicare la persona a vantaggio o a danno della quale avviene qualche cosa: buon per lui, mal per lui; tanto meglio (peggio) per lui. e. Per indicare una convenienza: non fa per te; non è pane per i tuoi denti; è proprio quello che ci vuole per lui. f. Spesso con valore limitativo, per precisare la natura e l’estensione di certi rapporti: è utile per chi voglia ...; è pericoloso per loro; sarebbe davvero un piacere per me; è uno stipendio misero per i tempi che corrono; è un esercizio troppo difficile per te; con funzione simile, in frasi del tipo: il primo altare a destra per chi entra in chiesa; l’ingresso è al secondo cancello per chi viene dalla piazza, e sim. In dipendenza da troppo, può reggere un infinito: sei troppo grande per giocare con le bambole; è troppo gentile per non rispondere. Con i verbi avere, tenere, prendere e sim., in qualche caso dare, per precisare le funzioni che si attribuiscono a determinata persona: prendere per moglie, avere per maestro; ancor ti priega, O santo petto, che per tua la tegni (Dante), che la consideri tua, come tua; o la stima, il conto che si fa di qualcuno, le qualità che gli si attribuiscono: tutti l’avevano (o lo tenevano) per un sant’uomo; se continui a parlare così, ti prenderanno per matto; mi prendi forse per un imbecille?; dare qualcuno per morto, presupporne (o prevederne prossimo) il decesso. Introduce insieme complementi di fine e di limitazione in frasi quali: dare, versare per cauzione, per caparra, per compenso, ecc., dove equivale a come, in qualità di e sim.; anche con aggettivi neutri e con participî: tenere per certo, per fermo; dare per letto, per dimostrato. In espressioni parentetiche: per me, per conto mio, per parte mia, per quel che mi riguarda, per quanto sta in me, ecc., con le quali chi parla intende limitare alla sua persona un giudizio, un impegno e sim.; e valore ugualmente restrittivo hanno frasi come: per quello che ne so, per quanto mi è noto, per quel che si dice, e sim. g. Ha funzione affine, ma con sfumature diverse secondo i casi, nella locuz. per essere, seguita da un agg. o da un sost.: per essere intelligente, lo è, quanto a intelligenza, ne ha certamente; per essere bella, è bella, è veramente bella, non si può dire che non lo sia; per essere il direttore, è molto democratico, per quanto sia ..., tenuto conto del fatto che è il direttore. 4. a. Per indicare scambio di un oggetto con un altro, con valore pari a invece di o sim.: prendere una cosa per un’altra; prendere fischi per fiaschi; sono venuto io per lui; arrossisco io per loro; per tutta risposta gli diede un ceffone. b. In complementi di prezzo: comprare per denaro; puoi acquistarlo per una manciata di euro; ve lo do per poco (per pochi soldi); l’ho avuto per una sciocchezza. In altri casi, e in compl. diversi, serve a indicare, con precisione o approssimativamente, l’entità di una somma: ha subìto perdite per svariate migliaia di euro; se si decide di fare una colletta, io posso partecipare (o, fam., io ci sto) per 50 euro. c. Con il verbo intendere, indica una corrispondenza di significato: s’intende per frazione decimale una frazione che abbia come denominatore dieci o una potenza di dieci. 5. Con valore distributivo: uno per ogni persona; un bicchiere per volta; mezzo litro per pasto; mettersi in fila per tre, per quattro; occhio per occhio, dente per dente; il due per cento (v. per cento). Con ripetizione del nome, per indicare una successione costante: mese per mese, ogni mese; ho letto pagina per pagina, riga per riga; ha cercato stanza per stanza. In matematica, con i verbi dividere e moltiplicare serve a introdurre rispettivam. il divisore e il moltiplicatore: dividere, moltiplicare per cinque; il verbo moltiplicare può anche tacersi, sicché per senz’altro equivale a moltiplicato per (in simboli: a × b o a· b o semplicemente ab; e si legge: a per b). 6. Per indicare la parte che si prende o si afferra di qualche cosa: prendere per mano, per il naso, per il braccio, per il bavero, per la falda dell’abito; tirare per i capelli. 7. Per introdurre un complemento di mezzo (secondo l’uso lat. per litteras, per nuntios e sim.): mi fece sapere per la sua segretaria; spedire per posta, per lettera, per corriere, per fax, per e-mail; Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio (Dante). Anche nell’espressione per mezzo di. 8. a. Frequentissimo per introdurre un complemento di causa: era livido per la rabbia; sgranò gli occhi per la meraviglia; stava a testa bassa per la vergogna; non vorrei che stesse in pena per me; per amore o per forza; ragione per cui; per ciò (v. perciò); e in altre locuz. aventi valore di congiunzione: per il che, per lo che (v. perché), per la qual cosa; per ciò che (v. perciocché); per il fatto che; per via che, ecc. Seguito da un infinito, per introdurre una prop. causale implicita (di uso com. con l’infinito passato, letter. o ant. con un infinito presente): è stato multato per avere omesso la denuncia; Né li gravò viltà di cuor le ciglia Per esser fi’ di Pietro Bernardone (Dante). b. Fu spesso usato in passato, al posto di da, in complementi d’agente o di causa efficiente (soprattutto per influenza del fr. par), in dipendenza da un verbo passivo o, più spesso, di forma impersonale: è stato fatto tutto ciò che per noi si poteva; Intanto voce fu per me udita (Dante); credesi per molti filosofanti che ... (Boccaccio); con funzione simile nelle formule con cui sul frontespizio delle opere a stampa era dichiarato lo stampatore (per es.: impresso a Firenze per X.Y. tipografo e libraio, o sim.), più raramente l’autore o il curatore dell’opera. 9. Per indicare lo scopo, il fine di un’azione, di un comportamento: lo faccio per il tuo bene; lo dico per tua informazione; ho già preparato tutto ciò che mi occorre per il viaggio; prendi questi soldi per le piccole spese. Anche con l’infinito: si fece avanti per parlarmi; ce ne volle per convincerlo; andrò qualche giorno in campagna per riposarmi; e in frasi dell’uso colloquiale: tu parli soltanto per parlare; non dico per dire, non lo dico per vantarmi, e sim. 10. Con valore concessivo: ella non ci può, per potere ch’ella abbia, nuocere (Boccaccio); per poco che sia; per grave che sia; per quanto faccia non riuscirà mai (dove per quanto assume il sign. di sebbene: v. quanto1, n. 4 c). Anche con l’infinito: per gridar che io facessi nessuno mi rispondeva. 11. a. In formule di preghiera, nelle quali si unisce spesso al valore causale il valore finale: per l’amor di Dio, per l’amor del Cielo; per le anime sante del purgatorio. O, all’opposto, in esclamazioni più o meno blasfeme: per Dio (v. perdio), ecc.; e nei varî eufemismi (spesso con nomi di divinità pagane) da cui sono sostituite: per Giove, per Bacco (v. perbacco), per Diana (v. perdiana), ecc. b. In giuramenti: Per le nove radici d’esto legno Vi giuro (Dante); giuro per l’anima mia, e sim. 12. In dipendenza dal verbo stare, e premesso a un infinito, serve a formare costruzioni perifrastiche indicanti l’intenzione di fare qualche cosa o comunque l’imminenza di un fatto: stavo per rispondergli male, ero sul punto di ...; sto per partire; e con funzione attenuativa: sono spettacoli, starei per dire, veramente osceni; meno com. col verbo essere: ero proprio per scattare! 13. Serve infine a formare numerose locuz. avverbiali, esprimenti relazioni spaziali: per lungo, per largo, per coltello, per costa, per diritto, per traverso, per fianco, ecc.; o temporali: per ora, per l’innanzi, per l’addietro, per l’avvenire; per tempo, di buon’ora (anche, non com., pertempo, in grafia unita, e al superl. pertempissimo); o di altra natura: per certo, per fermo, certamente; per l’appunto; per conseguenza, per contro; per altro (v. peraltro); per caso, per combinazione, per solito; per poco, quasi (per poco non cadde); per lo più (v. perlopiù); per lo meno (v. perlomeno); per modo di dire; per esempio, ecc. Per queste e altre analoghe locuzioni, quando non sia usata la scrittura del composto come una sola unità grafica, si veda la parola che costituisce il secondo elemento.