Persóna

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persona


persóna s. f. [lat. persōna, voce di origine prob. etrusca, che significava propr. «maschera teatrale» e poi prese il valore di «individuo di sesso non specificato», «corpo», e fu usata come termine grammaticale e teologico]. – 1. a. Individuo della specie umana, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale e sim., considerato sia come elemento a sé stante, sia come facente parte di un gruppo o di una collettività: qui c’è posto per una sola p.; l’ascensore può portare solo sei p.; c’è una p. che ti cerca, che chiede di te; accertarsi dell’identità di una p.; una famiglia composta di cinque p.; la tavola è apparecchiata per dodici p.; seguito da una qualificazione, generalm. positiva: una p. simpatica, riservata, fine, educata, gioviale, alla mano; una p. influente, importante, autorevole; è una p. perbene, ammodo, di stile; una brava p., una gran brava p.; è veramente una degna p., una degnissima p.; l’ho saputo da (una) p. bene informata; i nostri vicini sono p. molto civili (ma anche negativa: una p. infida, maleducata, ignorante, poco corretta; ma che razza di persone!); una certa p., quella certa p., espressione con cui si indica un individuo che si conosce ma che non si vuole nominare: mi ha telefonato quella certa p.; una terza p., chi non è direttamente interessato nell’affare o nella faccenda di cui si parla: me l’ha detto una terza p.; è stata una terza p. a raccontarmi tutto; seguito da una specificazione: le p. di casa, di famiglia, quelle facenti parte della famiglia; le p. di servizio, i domestici; p. di fatica, chi svolge i lavori manuali più pesanti; p. di fiducia, particolarmente fidata o che ricopre incarichi di fiducia: sì come io poi da p. degna di fede sentii (Boccaccio). Al plur., in senso collettivo, ha spesso usi affini a gente: al raduno sono intervenute molte p.; molte p. ignorano le norme della nostra Costituzione; quelle non sono p. per te; non voglio avere niente a che fare con simili persone. Preceduto da un agg. possessivo, può assumere (in frasi di tono solenne, oppure scherz. o iron.), il valore del corrispondente pronome personale: la mia, la tua, la vostra p., io, tu, voi; concepiamo contro la nostra p. un odio veramente micidiale (Leopardi), contro noi stessi. b. ant. Con valore di pronome indef., qualcuno: guatiamo per l’orto se p. ci è (Boccaccio); in frasi negative, alcuno, nessuno (con uso analogo al fr. personne): e qui d’altra parte ... noi non abbandoniam persona (Boccaccio). Sempre con valore negativo, ma con tono più sostenuto del corrispondente nessuno, è usato ancora oggi in alcune frasi: non c’è p. che possa crederlo; non c’è p. al mondo che mi possa aiutare; non devi dirlo a p. viva (più com. ad anima viva). c. Locuz. particolari: a persona, con valore distributivo, per ciascuno: abbiamo speso cinquanta euro a p.; hanno regalato un libro a p.; in persona, personalmente, non sostituito o rappresentato da altri: venne lui in p.; è intervenuto l’ambasciatore in p.; in senso fig., con valore iperbolico, relativamente a modi di essere così spiccati da costituire quasi una personificazione: sembra l’avarizia in p.; quel ragazzo è la maleducazione in p.; nell’uso ant., in p. di, invece, in luogo di: in p. di sé nel suo letto la mise (Boccaccio); anche, in nome di: parlava in p. del padre; di persona, personalmente: verrò di p.; più spesso, per esperienza personale, direttamente: lo conosco di p. (in opposizione a per fama, per sentito dire e sim.); pagare di p., assumere su di sé, o subire, tutte le responsabilità e le conseguenze, anche negative, delle proprie azioni: siamo stati gli unici ad aver pagato di p.; ha pagato di p. per la sua leggerezza; per interposta p., v. interposto. 2. letter. a. Con il sign. etimologico, maschera teatrale, e quindi anche la parte che un attore rappresenta sulla scena: in una commedia o tragedia non è più in prezzo chi porta la p. del padrone o del re che chi porta quella di uno servo (Guicciardini); quindi, le p. della tragedia, di un dramma, i personaggi che vi prendono parte (cfr. lat. dramatis personae). b. estens. La parte che si sostiene nella vita sociale; ufficio, funzione ufficiale, figura giuridica: s’egli è atto barbaro e inumano il far oltraggio agli ambasciatori, ciò aviene perch’essi in occasione alcuna, mentre sostengono quella p., non debbono contr’altrui prender l’armi (T. Tasso). 3. a. Il corpo, il fisico umano: Amor ... Prese costui de la bella persona Che’ mi fu tolta (Dante); quanti luoghi sua bella persona Coprì mai d’ombra, o disegnò col piede (Petrarca); sentire dolore, freddo e sim. nella p., in tutta la p.; camminare, reggersi diritto sulla p., con il busto eretto, non curvo; talvolta in contrapp. all’anima: Di ciò ti piaccia consolare alquanto L’anima mia, che, con la sua persona Venendo qui, è affannata tanto (Dante). In partic., l’aspetto della figura corporea, o complessione, statura: essere ben fatto, tozzo, snello di p., o nella (meno com. della) p.; essere piccolo, grande di p.; quel vestito ha un taglio non adatto alla tua persona. Ant., mettere persona, irrobustirsi nel corpo. b. ant. Vita, esistenza umana: non solamente l’avere ci ruberanno, ma forse ci torranno oltre a ciò le p. (Boccaccio); pena della p., la pena capitale. 4. Nel linguaggio giur., ogni soggetto di diritto, titolare di diritti e obblighi, investito all’uopo della necessaria capacità giuridica: p. fisica, ogni essere umano; p. giuridica, ogni organismo unitario, caratterizzato da una pluralità di individui o da un complesso di beni, al quale viene riconosciuta dal diritto, grazie alle elaborazioni teoriche della dottrina giuridica moderna, capacità di agire in vista di scopi leciti. In altre espressioni, pur avendo valore specifico, il sign. coincide con quello comune: diritti della p., i diritti intrasferibili che proteggono la persona fisica come tale, nei suoi aspetti essenziali e nelle sue manifestazioni immediate (diritto alla vita, al nome, all’onore, alla propria immagine, ecc.); delitti contro la p., i fatti che ledono l’integrità fisica (omicidio, percosse, lesioni, ecc.) o che attentano all’integrità morale (ingiuria, diffamazione, ecc.) o che violano la libertà di un individuo; per sequestro di persona, v. sequestro, n. 2. Nel diritto commerciale, società di persone, espressione ellittica usata per indicare, in contrapp. alle società di capitali, tre diversi tipi di società: quella semplice, quella in nome collettivo e la società in accomandita semplice, società cioè nelle quali più che la quota di capitale sottoscritta ha rilievo l’identità e l’attività dei singoli soci. In diritto internazionale, p. protette, le categorie di individui (feriti, malati, naufraghi, prigionieri di guerra, ecc.), per le quali, in caso di guerra, le convenzioni di Ginevra (1949) prevedono trattamenti particolari, per proteggerle dalle conseguenze più gravi del conflitto. 5. Nel linguaggio filos., l’individuo umano in quanto è ed esiste, ossia intende e vuole, esperimenta e crea, desidera e ama, gioisce e soffre, e attraverso l’autocoscienza e la realizzazione di sé costituisce una manifestazione singolare di quanto può considerarsi essenza dell’uomo, nella sua globalità intellettiva e creativa, e come soggetto cosciente di attività variamente specificate (razionale, etica, ecc.): la dignità, il valore, la libertà, la creatività della p. umana. In teologia, Dio viene definito persona quando se ne vuole distinguere il concetto da quello panteistico o idealistico, o comunque proprio di altre concezioni che negano la personalità di Dio. Nella teologia cristiana, persona indica il più alto momento, individuante e caratterizzante, del Padre, Figlio e Spirito Santo rispetto all’identica loro sostanza (Trinità), e del Figlio rispetto alle due nature, umana e divina, che possiede; equivalente latino del greco hypòstasis, la persona del linguaggio teologico indica distinzione nella teologia trinitaria, e invece sintesi nella riflessione cristologica, ma in funzione di una medesima valenza: l’individuazione e la caratterizzazione rispetto a un’alterità, sia essa di altra persona, per es. il Padre rispetto al Figlio, sia di un tutto rispetto alle parti, per es. l’unità teandrica del Cristo rispetto alla natura umana o alla natura divina in essa comprese. 6. a. Categoria grammaticale che, nelle forme verbali e anche nei pronomi personali, serve a distinguere chi parla o scrive (prima p.), chi è il destinatario del discorso (seconda p.), chi costituisce l’oggetto della comunicazione (terza p.): indicata dalle desinenze nelle forme verbali, può essere, sia in queste sia nei pronomi personali, espressa al singolare o al plurale: la terza p. plurale del congiuntivo presente del verbo «fare» è «facciano»; i pronomi personali di seconda p. plurale sono «voi» e «vi». Per estens., parlare in prima p., riferire a sé stesso quanto si dice senza implicare la responsabilità d’altri (con sign. analogo, esporsi in prima p., e sim.); usare la terza p., dare del lei, usare la forma di cortesia; scrivere in terza p., come se si riferissero le imprese di altri, anche quando si parla di sé stessi. b. Nomi di persona, quelli che si riferiscono a un individuo determinato (nomi proprî di p.) o a una categoria di persone (nomi comuni di p.); v. anche nome. 7. Nella dottrina psicologica analitica di C. G. Jung (1875-1961) il termine, nella forma lat. persona (con preciso riferimento al sign. originario di «maschera»), indica quella parte della personalità con cui l’individuo, evitando di rivelare le sue strutture profonde, si presenta nel suo ambiente sociale quotidiano. ◆ Dim. personcina, persona di fisico fine, aggraziato (spec. di una donna o ragazza o bambina): è una personcina elegante; o con riguardo al comportamento: è una personcina ammodo, perbene; pegg. personàccia.

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