Prèndere

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prendere


prèndere v. tr. [lat. prehĕndĕre e prĕndĕre] (pass. rem. io prési [ant. prendéi, prendètti], tu prendésti, ecc.; part. pass. préso [ant. priso]). – 1. Afferrare cosa o persona con le mani o tra le braccia, in modo da tenerla in una determinata posizione, sollevarla da terra o da altra superficie, spostarla secondo le proprie intenzioni. a. Con compl. oggetto costituito da una cosa che entra per intero in una mano, tra le mani, o tra le braccia: p. una moneta, una sigaretta; p. un biglietto dalla tasca; p. il bicchiere con la mano destra; p. il pacco con tutte e due le mani; gli prese la mano tra le sue, in segno di affetto: Silvia, cara Silvia, disse Leopardi prendendole le mani, come è dolce rivederti, ma perché sei tutta d’argento? (Antonio Tabucchi); e con compl. oggetto costituito da una persona: con ambo le braccia mi prese (Dante). b. Afferrare cosa o persona o animale solo in parte (e in tal caso la parte che propriamente si afferra può essere precisata da un compl. introdotto dalla prep. per): p. la borsa per il manico; p. un bambino per mano; p. qualcuno per i capelli, per la manica della giacca; p. un coniglio per le orecchie, un pollo per le zampe; Venne al cavallo, e lo disciolse e prese Per le redine, e dietro se lo trasse (Ariosto); p. il toro per le corna, anche fig., affrontare una situazione con estrema decisione; fig., fam., p. qualcuno per il naso, per il bavero e, pop., per il culo (con gli eufemismi p. per i fondelli o per il fondo dei pantaloni), farsi gioco di lui, canzonarlo, raggirarlo; p. per il collo, fig., imporre condizioni, spec. economiche, particolarmente gravose, far pagare una somma troppo alta. c. Afferrare sollevando da terra o da altra superficie, spec. per porre sopra di sé: p. in braccio, in collo un bambino; p. una cassa, un mobile sulle spalle; p. di peso, sollevare completamente dal suolo; in senso fig., p. sopra di sé un compito, la responsabilità di qualche cosa, assumerseli. d. Riferito ad animali (come soggetto), afferrare con le zampe, con gli artigli, con il becco e sim.: l’elefante lo prese con la proboscide e lo sollevò da terra; la gallina prende il granturco con il becco. e. estens. Afferrare con qualche strumento: p. la testa di un chiodo con le tenaglie; p. con le molle un po’ di brace (per l’uso fig. dell’espressione p. con le molle, v. molla, n. 2). Con riferimento alla caccia e alla pesca: p. all’amo (fig., ingannare, raggirare); p. con le reti o nella rete, anche in senso fig. (v. rete, n. 1 a). f. Con uso fig., p. il vento, detto delle vele di un veliero o di un’imbarcazione, accogliere in sé il vento, così da riceverne impulso; analogam., dell’aquilone: ondeggia, pencola, urta, sbalza, Risale, prende il vento (Pascoli). 2. a. Mettere a propria disposizione, procurarsi cosa da utilizzare per qualche operazione: prendete due etti di farina, un etto di burro, un tuorlo d’uovo e mescolate il tutto; p. un ramo per farne un bastone. Portare con sé con l’intenzione di servirsene al momento opportuno: p. l’ombrello, l’impermeabile; ho preso con me un po’ di denaro per ogni evenienza. Nell’uso marin., manovrare: p. i terzaroli, le mure, ecc. Fare uso di un mezzo di trasporto per trasferirsi da un luogo a un altro: p. l’autobus, il treno, il piroscafo o la nave, l’aereo; non prendo mai la macchina per andare in ufficio. Con determinati complementi, serve talvolta a indicare l’inizio dell’azione che si intende fare con l’oggetto preso: p. la penna in mano, accingersi a scrivere; p. le armi, prepararsi a combattere (analogam.: p. l’abito religioso, p. il velo, abbracciare la vita monastica). Si accompagna spesso con una proposizione coordinata indicante l’azione che si compie o deve compiersi con l’oggetto preso: prendi la penna e scrivi; prese il fucile e sparò; prendi lo straccio e pulisci dove hai sporcato; prendi un libro e leggi; prese un sasso e glielo tirò. Raro e ant. con il sign. di intraprendere, dare inizio a qualcosa; in partic., p. la danza, cominciare a ballare: comandò la reina che una danza fosse presa (Boccaccio). b. Fare proprio, entrare (o rientrare) in possesso di qualche cosa: hai già preso la paga?; prendete quanto vi spetta e andatevene; ecco il vostro anello col quale voi mi sposaste, prendetelo (Boccaccio). Ricevere, ottenere: p. un premio; più com., conseguire un titolo di studio, di abilitazione a qualche cosa: p. il diploma, la laurea, la patente di guida. Talvolta, ritirare cosa che si è depositata momentaneamente in un luogo: devo tornare alla stazione a prendere le valigie; e più genericam., ritirare, prelevare: devo passare in delegazione a p. il certificato di nascita; per estens., passare da un luogo dove si trova una persona per condurla con sé: verrò a prenderti all’ufficio; devo andare a p. i bambini a scuola. In alcuni contesti, ricevere, accettare cosa che altri offre o dà: quella dote Che da te prese il primo ricco patre (Dante); al buffet c’era ogni ben di Dio, ma io ho preso solo un pasticcino; prendete un po’ di salame; prendi ancora un po’ di tè?; o prendere o lasciare!, formula con cui s’intende dichiarare che le condizioni proposte non possono essere modificate. Ricevere o richiedere come compenso per una prestazione: prende un ottimo stipendio; quanto ti ha preso il meccanico per la riparazione?; il dottore non ha voluto p. nulla per la visita. Ricevere in uso sulla base di un contratto o a determinate condizioni: p. in affitto un appartamento; p. a nolo una macchina; p. in prestito un libro, una somma di denaro. Più genericam.: p. lezioni di greco, di dizione, di danza, farsele impartire; p. esempio da qualcuno, imparare da lui, imitarne la condotta. Anche, subire cose spiacevoli: p. (o prendersi) una sgridata, un pugno, degli insulti; in espressioni ellittiche, sinon. di buscare o buscarne: quante ne ha prese!; smette di fare i capricci solo quando le prende. c. Con soggetto di cosa inanimata, ricevere, o assumere: la stanza prende luce da un abbaino; il legno di pero prende una bella lucidatura. d. Acquistare, comprare: ho preso un’auto nuova; la stoffa non basta, bisogna prenderne ancora due metri; devo passare dal fornaio a p. il pane. e. Rubare, impossessarsi dell’altrui: gli hanno preso il portafoglio; non lasciare lì la valigia: potrebbero prendertela. 3. a. Afferrare cosa che sfugge: Sempre la giunge, e pur mai non la prende (Poliziano); «L’ho presa, l’ho presa!» Gridava a distesa (Sailer); preso!, esclam. di bambini che, giocando a chiapparello, dichiarano così di aver toccato il compagno. b. Colpire, cogliere nel segno: la pallottola lo prese in pieno petto; una sassata lo ha preso in un occhio; gli tirò un colpo, ma non lo prese. c. Uccidere o catturare, nella caccia e nella pesca: p. una lepre, una dozzina di tordi, uno storione; p. due piccioni con una fava, fig., ottenere due vantaggi in una volta; p. un granchio, anche fig. (v. granchio); e con riferimento ad animale, andare a caccia di altro animale: è istinto naturale per i gatti p. i topi. d. Catturare una persona, arrestarla o farla prigioniera: sia preso questo traditore, e beffatore di Dio e de’ santi (Boccaccio); specificando: è stato preso dai nemici; si teneva nascosto per non essere preso dai guerriglieri; la polizia non è riuscita a p. il ladro. e. Possedere sessualmente (detto quasi solo di uomini): p. una donna; quando mi prese, sul mio letto di ragazzina, non pensavo più di starmi sacrificando (Pratolini). f. Cogliere sopraggiungendo, sorprendere: riuscirono a p. gli avversari alle spalle; p. uno in fallo, con le mani nel sacco, mentre commette una colpa; e assol.: ti ho preso!; bada che se ti ci prendo un’altra volta ...!; p. qualcuno in castagna, coglierlo in fallo, in errore (v. castagna, n. 1). g. Conquistare con la forza una città, una fortezza, una posizione militare: p. per fame, con astuzia; presa la città, la saccheggiarono; la fortezza, la trincea fu presa al secondo assalto. h. Riuscire a sottrarre o ad avere, a proprio vantaggio, nel corso di un gioco: p. una pedina all’avversario; p. il settebello. i. Con riferimento ad affezioni fisiche o morali, impossessarsi improvvisamente di una persona e dominarla: lo prese il freddo, una improvvisa sensazione di gelo; spesso al passivo: essere preso dal freddo, dalla febbre, dal male; essere preso dal sonno, dall’ebbrezza. Con riferimento a sentimenti violenti: lo prese una gran paura, la smania, un forte sdegno, una grande irritazione; o al sentimento d’amore, in vario grado: fu preso dalle sue grazie; spec. nell’uso letter.: Amor ... Prese costui de la bella persona Che mi fu tolta (Dante); i’ fui preso, e non me ne guardai, Ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro (Petrarca). Anche, occupare la mente, l’attenzione, l’interesse e sim.: era tutto preso da quel pensiero; analogam.: essere preso dal lavoro, dalla famiglia; e assol. essere molto preso, essere molto occupato, avere molti impegni. l. Occupare (uno spazio): il tavolo, messo lì, prende troppo spazio; il divano prende quasi tutta la lunghezza della parete; Gran ciel prendea con negre ombre un’incolta Selva di lauri (Foscolo). 4. a. Scegliere una o più persone come compagni, collaboratori, dipendenti, ecc.: se faccio questo viaggio prendo con me mio figlio; prese cento cavalieri e corse sul luogo della battaglia; p. in casa una persona, per ospitarla, per mantenerla; p. a bordo, far salire a bordo; p. in forza, includere un militare negli effettivi di un reparto; p. alle proprie dipendenze, a servizio; p. sotto la propria protezione; specificando la funzione: p. per compagno, per maestro, per guida; p. una nuova cameriera, una segretaria. b. In partic., p. in moglie, p. per marito, sposare, con il nome della persona a cui ci si unisce; assol., p. moglie, ammogliarsi; p. marito, maritarsi. Anche semplicem. prendere nel sign. di sposare: una mia amica, che voleva prender uno contro la volontà dei suoi parenti, facendo in quella maniera, ottenne il suo intento (Manzoni); Prendi dell’usurier, prendi la figlia (Giusti). c. In alcuni casi, istituire con altre persone un determinato rapporto affettivo: p. uno in odio, in simpatia o antipatia; p. a ben volere. 5. a. Trattare una persona nel modo determinato dal complemento: p. uno con le buone; so ben io come prenderlo; bisogna prenderlo per il suo verso; p. a schiaffi, a pugni, a calci, a male parole. b. Accettare: p. il mondo o la vita così com’è o come viene; p. una persona per quella che è (o per ciò che è). 6. Scegliere una via e mettersi in essa: Verso la selva con sua gente eletta Prese el cammino (Poliziano); voltato subito il dosso a quello spettacolo, prese la via dell’Europa (Leopardi); p. la strada della città, che conduce alla città; p. una direzione sbagliata; p. un dirizzone, fig., commettere un errore grossolano; p. la montagna, la via che conduce alla montagna; p. la salita, la discesa; nel linguaggio marin., p. il mare, p. il largo, allontanarsi dalla costa (e per contro, p. terra, approdare). In usi assol., incamminarsi, avviarsi, dirigersi: p. a destra, a sinistra; p. per la foresta; prese in fretta verso la porta (Manzoni); E poi, tornata, con le figlie prese Pei greppi (Pascoli). 7. Ricevere, assumere in sé, nel proprio corpo o nella propria anima, cosa che era all’esterno. Quindi: a. Mangiare, bere, ingerire, ingoiare: p. un po’ di frutta, un caffè, un dito di vino, un bicchiere d’acqua, una medicina; p. tabacco, annusarlo; in senso fig., p. una boccata d’aria, uscire all’aperto. Per estens., esporre il corpo a elementi naturali, agenti atmosferici e sim.: p. un bagno (meglio fare); stare sulla spiaggia a p. il sole; mettersi in terrazzo a p. il fresco. b. Essere colpito da un malanno, o subire le conseguenze dannose di un’incuria, di un eccesso: p. il raffreddore, l’influenza; è uscito senza cappotto e si è preso una polmonite; talora rinforzato dalla particella pron. si: prendersi un’indigestione, una sbornia (e, con due diverse accezioni, prendersi una cotta: v. cotta1, n. 2). Analogam.: p. freddo, raffreddarsi; p. l’acqua, la pioggia, bagnarsi. c. Cominciare a provare un determinato sentimento, ad avere una determinata disposizione d’animo: p. amore, p. odio per qualcuno; p. interesse a qualche cosa; p. coraggio, animo; p. ardire, baldanza a fare qualche cosa; p. paura; p. speranza; p. gusto, p. piacere a qualche cosa; Meraviglia di mie bellezze tenere Non prender già (Poliziano); tu prenderai cuore di favellarle molto più franco (Leopardi). P. piacere, diletto, di qualche cosa, ricavarne piacere, diletto: Quest’altro canto ad ascoltare aspetto Chi de l’istoria mia prende diletto (Ariosto). 8. Assumere, fare propria una qualità, una forma, un attributo, e sim., con riferimento a persona e a cosa: Giove prese le sembianze di un’aquila; il marmo prende forma sotto lo scalpello dello scultore; la città prese il nome di Roma; la valle prende il nome dal fiume che l’attraversa. In altri contesti, acquisire una qualità organolettica: p. il sapore di, l’odore di, ecc., o semplicem. prendere di (p. d’aceto, di muffa, di fumo). 9. Derivare, in senso fig.: i Romani presero quest’usanza dagli Etruschi; p. principio, p. origine da qualche cosa. Nell’uso fam.: è un’abitudine che ha preso dalla madre; ha preso tutto dal padre, gli è somigliantissimo in tutto. 10. Ritrarre, soprattutto fotograficamente: sei stato preso in una posa spontanea; applicando il grandangolare potrai prendere tutto il panorama (cfr. presa nel sign. che ha in fotografia e cinematografia); genericam., p. una fotografia, farla, scattarla. 11. a. Rilevare o calcolare una misura, una dimensione, mediante appositi strumenti: p. le misure di una parete, di un mobile; p. l’altezza di un astro; p. una distanza; p. la latitudine, la longitudine. b. Con riferimento ad apparecchio radio o televisivo, captare, ricevere: la sua radiolina prende poche stazioni; è un televisore che prende molti canali. 12. a. Fare oggetto di attività intellettuale: p. in considerazione, in esame. b. Intendere, interpretare, considerare in un modo piuttosto che in un altro: Francesco e Povertà per questi amanti Prendi oramai nel mio parlar diffuso (Dante); p. alla lettera quello che uno dice; p. una parola nel suo significato letterale; p. un discorso in senso buono, in senso cattivo; spesso sottintendendo la possibilità d’inganno, o l’inganno effettivo: p. per buona moneta; p. per buona una notizia (o altra cosa), ritenendola o supponendola valida; non si deve p. tutto per oro colato!; e dire che l’avevo preso per un galantuomo! c. Scambiare per errore, equivocare sull’identità di persona o cosa: scusi, l’avevo preso per un altro; al telefono ti avevo preso per tuo figlio; per chi mi hai preso?, chi pensi che io sia, per credere tali cose di me?; frequenti le espressioni prov. p. fischi per fiaschi, p. lucciole per lanterne, sbagliarsi scambiando una cosa con un’altra. d. Fissare nella mente, stabilire: p. una decisione; p. consiglio di, p. il partito di, ecc.; adottare: p. le necessarie precauzioni; p. un provvedimento. 13. Frequentissime le locuz. formate con il verbo e un complemento oggetto che ne determina il sign., acquistando spesso un valore incoativo (per le espressioni di cui non si dà qui spiegazione, si veda la voce relativa al compl. ogg.): p. (un) abbaglio, sbagliarsi; p. l’aire, cominciare a muoversi con una certa velocità; p. alloggio, andare ad abitare in un luogo, o trovarvi temporaneamente dimora; p. un appuntamento, fissarlo; p. appunto di qualche cosa (p. appunti, di una lezione e sim.); p. argomento da ...; p. campo, ant., prepararsi allo scontro arretrandosi alquanto, in battaglia o in torneo; p. cappello (v. cappello); p. casa, domiciliarsi; p. colore, colorirsi; p. comando (o il comando), assumerlo; p. commiato, accomiatarsi; p. consiglio, consigliarsi; p. contatto, mettersi in rapporto (verbale, epistolare, telefonico) con qualcuno; p. copia (di un documento e d’altro), copiare; p. o prendersi cura di (o di fare) qualche cosa; p. la distanza, in ginnastica, distanziarsi opportunamente da un altro ginnasta della stessa fila (per l’espressione p. le distanze, v. distanza); p. fiato, riposarsi dopo una fatica che ha dato l’affanno (spesso fig.); p. forza, rafforzarsi; p. frutto, trarre vantaggio: Volgi la mente a me, e prenderai Alcun buon frutto di nostra dimora (Dante); p. la fuga, cominciare a fuggire; p. fuoco, accendere, cominciare ad ardere, incendiarsi (fig., adirarsi, o infiammarsi di una passione); p. imbarco, imbarcarsi; p. un impegno, assumerlo; p. il lutto, vestirsi a lutto; p. la mano, di cavallo, sottrarsi al controllo del guidatore (anche estens. e fig.); p. le mosse, iniziare un’azione o un’attività, partire; p. nota, annotare; p. parte a, partecipare; p. piede, attecchire, affermarsi; p. posizione, in senso fig., v. posizione, n. 3 e (per la locuz. p. posizione sulla palla, nel golf, v. posizione, n. 2 c); p. possesso di qualche cosa, impossessarsene, o iniziare un rapporto di godimento di un determinato bene, per lo più immobile; p. posto, mettersi a sedere, in luogo pubblico; p. pratica, impratichirsi, e con sign. particolare in marina (v. pratica, n. 3 c); p. quota; p. la rincorsa; p. riparo; p. riposo, riposarsi; p. servizio, iniziare l’attività di lavoro; p. sonno, addormentarsi, cominciare a dormire; p. stanza, stabilirsi in un luogo, o anche fermarvisi temporaneamente; p. tempo, cercare di guadagnare tempo, di rimandare; p. la testa, non com., mettersi al primo posto in una gara di velocità; p. o prendersi le vacanze, andare in vacanza (e analogam. p. o prendersi le ferie); p. le veci di uno; p. vigore, invigorirsi; p. la voga, cominciare a vogare; p. voga, fig., di usanza che si diffonde; p. il volo, involarsi. Per altre locuz., nelle quali oltre al compl. oggetto il verbo regge anche un compl. indiretto (alcune sono già state illustrate nel corso della voce), si vedano i luoghi relativi alle parole che fungono da compl. indiretto; così, per es., p. a gabbo, p. in giro, p. in gioco, p. di mira, p. in parola, p. di petto, p. di punta, ecc. 14. Con il pron. la indeterminato: prenderla in mala parte, non com., considerare come ostili o offensivi atti e detti di altra persona (e al contr., prenderla in buona parte); prenderla bene o male, reagire bene o male a un fatto (e analogam., non so come la prenderà, quali saranno le sue reazioni); prendersela calda, accalorarsi, accendersi in qualche cosa, parteciparvi con eccessivo calore; assol., prendersela, aversene a male, dispiacersi di qualche cosa (non te la prendere, non t’inquietare o addolorare), o anche far pesare ad altri, scaricare su altri il proprio risentimento: se non sei riuscito non puoi prendertela con me; cerca sempre qualcuno con cui prendersela; meno com. in questo senso il semplice prenderla: con sua signoria illustrissima non la può prendere, che è un pezzo molto più grosso di lui (Manzoni); prenderla larga, prenderla alla lontana, da lontano e sim., fare un lungo discorso prima di giungere all’argomento; prendersela calma, procedere lentamente, indugiare nell’adempimento di un compito. 15. Nella coniugazione pronominale: a. Con si rifl., prendersi a qualche cosa, attaccarsi, appigliarsi, afferrarsi o sostenersi con le mani: prenditi a quella roccia; io mi presi Al pel del vermo reo che ’l mondo fóra (Dante); per fare quei pochi passi camminò in mezzo a noi e si prese prima al braccio di Augusta eppoi al mio (Svevo). b. Con valore intensivo: prendersi un caffè, un toast (con sign. identico al semplice prendere, ma più forte); prendersi un divertimento, una soddisfazione, la rivincita; prendersi un mese di vacanze; prendersi la libertà di fare qualche cosa; con valore più chiaramente mediale: prendersi cura, pensiero di qualche cosa, lo stesso che darsi cura, darsi pensiero. c. Con valore reciproco: prendersi, andare d’accordo, spec. in frasi negative: tra fratello e sorella si prendono poco; non si prendeva con la moglie e si è separato. Anche in molti altri casi, con i sign. già illustrati del verbo: prendersi per i capelli; prendersi a calci; prendersi a ben volere, ecc. 16. Come intr. (aus. avere, anche essere nel sign. f): a. letter. Seguito da a con l’infinito di un verbo, incominciare: prese a dire; presero a fuggire; Poi le schiere a ferir prese, vibrando Le mortifere punte (V. Monti); i fatti che prendiamo a raccontare (Manzoni). Seguito da per con un sost. indicante luogo, avviarsi, incamminarsi attraverso: p. per i campi, p. per un sentiero nascosto; prendemmo in silenzio per il vialetto di robinie (Bassani). b. Di piante, attecchire: ho piantato alcune rose, ma temo che non prendano. c. Del fuoco, appiccarsi: la legna è umida e il fuoco non prende. d. Nel linguaggio di marina, fare presa, nelle espressioni prende, ha preso, detto dell’ancora che morde il fondo o dello scandaglio che lo tocca (al contr., non prende, non ha preso). e. Rapprendersi, di legante che indurendosi compie la sua funzione: il cemento non prende bene; ci vuol molto tempo prima che prenda (cfr. le locuz. cemento a pronta, a lenta presa). f. Venire, capitare addosso all’improvviso: gli prese un fortissimo mal di testa; mi aveva preso una febbre altissima (cfr. anche, in questa voce, il sign. 7 b); pop., che ti prenda un accidente!; succedere: che ti prende?, che gli ha preso? (e più correttamente che gli è preso?), per esprimere stupore di fronte al comportamento strano, insolito di una persona. ◆ Part. pass. préso, in genere con funzione verbale e solo in pochi casi uso di agg. (v. preso, e la forma ant. priso).

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