Propìnquo

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propinquo


propìnquo agg. e s. m. [dal lat. propinquus, der. di prope «vicino, presso»], letter. – 1. agg. a. Vicino (nello spazio): questa luculenta e cara gioia Del nostro cielo che più m’è propinqua (Dante); per avere le sue case p. a quelle di Piero (Machiavelli); con uso tecnico, in botanica, disseminazione p., quella in cui i disseminuli sono trasportati a breve distanza dalla pianta madre. Con funzione avverbiale: corse infino propinquo a sei miglia alla città (Machiavelli). b. Vicino nel tempo, prossimo a venire: Il bel Mattino sorridendo riede, Del già propinquo Sol messaggio e scorta (Pindemonte). c. fig. Stretto, intimo, soprattutto con riferimento a vincoli di sangue: la quale era meco di propinquissima sanguinitade congiunta (Dante). Anche, affine, simile: una lingua assai p. alla britannica (C. Cattaneo). 2. s. m. Congiunto per parentela; per lo più al plur.: E chieggioti, ... Se mai calchi la terra di Toscana, Che a’ miei p. tu ben mi rinfami (Dante), mi rimetta in buona fama presso i miei parenti.