Prorómpere

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prorompere


prorómpere (letter. ant. prorùmpere) v. intr. [dal lat. prorumpĕre, comp. di pro-1 e rumpĕre «rompere»] (coniug. come rompere; aus. avere, e anche essere, spec. nel sign. 2). – 1. Uscire fuori con impeto, con violenza: il torrente proruppe attraverso la breccia dell’argine; dalla bocca del vulcano prorompeva una massa di lava; i soldati proruppero dalle trincee; alla prima aura di zefiro Le frotte delle vaghe api prorompono [dall’alveare] (Foscolo). 2. fig. Lasciarsi andare a sfoghi violenti o a manifestazioni vivaci: p. in pianto, in lacrime, in grida, in improperî, in invettive; la sua ira, quando prorompe, è terribile; il pubblico proruppe in un lunghissimo applauso; a quelle parole, aveva prorotto, o era prorotto, in una grande risata (ma solo essere in una frase come: gli era prorotta una irrefrenabile risata). 3. fig. Intervenire bruscamente, con foga e all’improvviso in un discorso: «Fatelo tacere, per carità!» proruppe il collega. 4. letter. Scagliarsi, irrompere, avventarsi con violenza: p. contro il nemico. ◆ Part. pres. prorompènte, anche come agg. (v. la voce)