Pupillo

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pupillo


s. m. (f. -a) [dal lat. pupillus, dim. di pupŭlus che a sua volta è dim. di pupus «fanciullo»]. – 1. Nel linguaggio com., o letter. (non giur.), il minore sottoposto a tutela perché orfano o perché ai genitori è stata tolta la patria potestà: un p., il quale resti senza padre, ha necessità del tutore o d’altro amministratore (De Luca); e in genere, l’orfano o l’orfana minorenne rispetto alla persona che fa da tutore: il mio p., la mia p.; Rosina è la p. del dottor Bartolo nel «Barbiere di Siviglia» di G. Rossini. Modi prov., ormai disusati: uscire di pupillo o dai p., dalla minore età; essere messo, tenuto nei p., essere considerato un incapace, un inetto. 2. Per estens., protetto, favorito: è il p. del maestro, del direttore; prima d’andare in pensione ha sistemato tutti i suoi p. in posti importanti. Talora con tono scherz., alludendo a studenti, collaboratori, e sim.: progrediscono i tuoi pupilli? 3. Negli stati italiani dall’epoca dei comuni in poi, ufficiali dei p., o delle vedove e dei p., magistratura speciale che si prendeva cura degli orfani e delle vedove.