Retìcolo

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reticolo


retìcolo s. m. [dal lat. reticŭlum o reticŭlus, dim. di rete «rete»]. – 1. a. Sinon. di rete e di reticolato, usato in alcune espressioni tecniche per indicare un disegno in forma di rete o una struttura che abbia aspetto di rete e, in partic., la rete di linee che si sovrappone a un disegno per riprodurlo nelle stesse proporzioni o in proporzioni diverse; r. geografico, lo stesso che reticolato geografico; r. cristallino, in cristallografia, il sistema ordinato di punti, centri di equilibrio degli atomi (r. atomico) e delle molecole o ioni (r. ionico) che costituiscono una determinata sostanza cristallina. b. In matematica, tipo di struttura algebrica che si realizza quando in un insieme si introducono due operazioni (o leggi di composizione binaria) che godono di proprietà simili a quelle delle ordinarie operazioni di unione e di intersezione nella teoria degli insiemi; per es., in aritmetica costituisce un reticolo l’insieme dei numeri naturali (le due leggi anzidette sono allora quelle relative al massimo comune divisore e al minimo comune multiplo). 2. In ottica, sistema di tratti o di segni, disegnati su una lastra di vetro a facce piane e parallele, o sistema di fili sottilissimi complanari, paralleli o no (r. filare), che viene posto nel piano del diaframma di uno strumento ottico, per es. un cannocchiale, un microscopio, un periscopio, al fine di rendere più precisa l’inquadratura degli oggetti osservati e, in alcuni casi, di misurarne le dimensioni. R. di diffrazione, dispositivo costituito da uno schermo opaco in cui è praticato un numero elevato di fenditure rettilinee, parallele ed equidistanti (r. a trasmissione), ovvero da una superficie metallica riflettente sulla quale sono incisi numerosi tratti rettilinei equidistanti, in modo che restino riflettenti solo le porzioni di superficie non incise (r. a riflessione): la luce incidente sul reticolo subisce il fenomeno della diffrazione, e viene quindi deviata, o riflessa, in diverse direzioni, con una distribuzione di intensità che varia in funzione dell’angolo di deviazione, del passo del r. (ossia della distanza tra i centri di due fenditure, o di due porzioni di superficie riflettente) e della sua lunghezza d’onda (se la luce non è monocromatica, ne risultano così separate le varie componenti spettrali). 3. a. In urbanistica, il tracciato regolare formato dalle strade che si intersecano ad angolo retto nelle planimetrie di alcune città, ad esempio in quelle di fondazione romana, in alcuni insediamenti pianificati settecenteschi e in quasi tutti i maggiori centri coloniali del nuovo mondo. b. Nelle costruzioni, la griglia modulare, predisposta a scopo di efficienza ed economicità, secondo cui possono essere strutturati alcuni tipi di edifici, in genere adibiti a uffici o a case popolari. c. In tecnologia nucleare, la configurazione regolare secondo cui in un reattore nucleare vengono disposti gli elementi di combustibile all’interno del nocciolo. 4. a. In zoologia, la seconda cavità dello stomaco concamerato dei ruminanti, derivato da una dilatazione esofagea e comunicante sia con il rumine sia con l’esofago e l’omaso, in cui il cibo viene separato in parti grossolane (rinviate alla bocca) e parti già fini e sminuzzate (incanalate verso l’omaso). Il nome deriva dalla struttura ad alveoli delle pliche interne. b. In istologia, nome dato a qualsiasi intreccio di fibre o di vasi: r. fibrillare, r. vascolare, r. nervoso del derma. R. endoplasmico (o endoplasmatico), sistema di cavità delimitate da membrane, presente nel citoplasma delle cellule. c. In patologia, r. venoso, dilatazione di vene sottocutanee anastomizzate a rete di una determinata regione corporea, che può instaurarsi quando una qualsiasi condizione patologica ostacoli il corrispondente circolo venoso profondo.

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