Rigidità

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rigidita


rigidità s. f. [dal lat. rigidĭtas -atis, der. di rigĭdus «rigido»]. – 1. Il fatto di essere rigido, lo stato e la condizione di ciò che è rigido, in senso proprio: r. di un materiale; per non farsi scorgere, cercò di mantenere una r. assoluta. In partic.: a. Nella teoria dell’elasticità, lo stesso che rigidezza; modulo di r. è detta, a volte, la costante μ di Lamé. b. In elettrotecnica, r. dielettrica, il gradiente di tensione che determina la scarica disruptiva in un materiale isolante; r. magnetica, il prodotto dell’induzione di un campo magnetico per il raggio della traiettoria circolare di una particella carica in moto nel campo medesimo. c. In biologia e medicina (o veterinaria), compromissione della motilità o della mobilità della muscolatura (ipertonia muscolare plastica), di organi a struttura muscolare (per es., la pupilla) o di articolazioni, che nel primo caso si avverte clinicamente come aumentata consistenza e ridotta deformabilità e mobilizzazione passiva (esercitata cioè dal medico) delle masse muscolari e dei segmenti scheletrici, generalmente espressione di coinvolgimento del sistema extrapiramidale (r. parkinsoniana, nei parkinsonismi; r. pallidale progressiva, da processi di demielinizzazione del globo pallido: v. pallido; r. decerebrata, da lesione del tronco encefalico; ecc.); anche, l’ipertonia dei muscoli nucali, che rende difficile o impossibile la flessione passiva della testa sul collo in caso di meningite e di altre affezioni (r. nucale), l’ipertonia muscolare di origine psichica, di origine dolorosa (r. antalgica), ecc. R. pupillare, alterazione anatomica o funzionale dell’iride, che perde la possibilità di contrarsi e di rilasciarsi, per cui le variazioni del diametro della pupilla, in rapporto all’intensità degli stimoli luminosi, sono ridotte o mancano del tutto (può essere dovuta a cicatrici dell’iride, o, più spesso, a lesioni nervose). R. cadaverica, uno dei fenomeni che si manifestano nel corpo dopo la morte (insieme con il raffreddamento, la putrefazione, ecc.), consistente in un indurimento e perdita di elasticità dei muscoli, in seguito a coagulazione della miosina. 2. In senso fig., lo stesso, ma meno com., che rigidezza: rigidità del clima, della stagione; r. morale; r. del sistema costituzionale di uno stato; r. del governo, dei sindacati, e r. sindacale, operaia, come atteggiamento e comportamento in trattative. 3. Nel linguaggio econ. si usa come opposto di elasticità e sinon. di anelasticità, in partic. con riferimento alla domanda o all’offerta di beni e di fattori produttivi, quando il rapporto tra la variazione della quantità domandata o offerta e la variazione del prezzo sia inferiore all’unità (si collega, in genere, a una condizione di tendenziale monopolio, mentre l’elasticità è collegata a una condizione di tendenziale concorrenza della domanda e dell’offerta); r. di un sistema economico, la sua scarsa, lenta, difficile adattabilità a mutamenti della situazione economica.

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