Roṡolìa

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rosolia


roṡolìa (pop. roṡalìa) s. f. [der. di ròsa, per il colore dell’esantema]. – Malattia infettiva acuta esantematica, generalmente epidemica, detta anche rubeola, provocata da un virus specifico a RNA; si trasmette mediante le goccioline emesse con i colpi di tosse e colpisce soprattutto i bambini in età scolare, conferendo un’immunità duratura: è caratterizzata da manifestazioni catarrali delle prime vie aeree, talora da un modesto esantema del palato molle e dalla tumefazione, per lo più dolorosa, delle linfoghiandole retroauricolari; l’esantema, costituito da maculopapule a margini netti, leggermente rilevati, di colore roseo pallido, compare inizialmente al viso, poi si estende rapidamente al tronco e agli arti e scompare in breve tempo (3-5 giorni), durante i quali c’è modesta e incostante febbre. Eccezionali sono le complicanze (artriti, manifestazioni emorragiche, encefalite non demielinizzante), ma la prognosi è di solito assolutamente benigna, purché non si tratti di gestanti, nelle quali la rosolia acquista un’importanza speciale, in quanto può colpire il prodotto del concepimento determinando un complesso dl alterazioni, oculari, cardiache, acustiche, e neurologiche (embriopatia rubeolica), soprattutto se contratta nei primi mesi di gravidanza.

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