Rossóre

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rossore


rossóre s. m. [der. di rosso]. – 1. ant. o raro. Il fatto, la condizione di essere rosso: un picciol fiumicello, lo cui r. ancor mi raccapriccia (Dante). 2. a. Colorito della pelle più rosso del normale (opposto a pallore); per lo più del colore rosso che affiora sul viso per vergogna o per pudore, o anche per sdegno, ira, rabbia, in seguito a maggiore afflusso di sangue: il suo viso ancora scolorito dalla malattia, fiorì d’un tratto del più vivo r. (Manzoni); a quella accusa gli salì il r. alla fronte; le sue gote si tinsero, o si dipinsero, si coprirono di rossore. b. fig. Il sentimento stesso di vergogna, pudore, ecc., di cui il rossore del viso è indizio: non ebbe rossore Chiedermi aiuto in questo nuovo amore (Ariosto); avea del r. a presentarmi e a chiedere (Goldoni); lo confesso con r.; lo ammise non senza r.; uomo senza r., svergognato, impudente (anche, meno com., faccia senza r.); Chi delitto non ha, rossor non sente, verso del Metastasio passato in proverbio. 3. In fitopatologia, sinon. di arrossamento. In partic., il r. della vite si manifesta solo nei vitigni rossi; le foglie si seccano prima del tempo e la produzione dell’annata è ridotta; questo rossore è dovuto a carenza di potassio, asfissia radicale e altre cause fisiche, mentre il rossore d’origine parassitaria è causato dal fungo Pseudopeziza tracheiphila (quest’ultima malattia è presente in varie zone di Europa, ma non in Italia).