saltare v. intr. e tr. [lat. saltare, intens. di salire «saltare» (supino saltum)]. – 1. intr. a. (aus. avere) Con riferimento a persona, staccarsi di slancio da terra, rimanendo per un attimo sospeso in aria, con tutti e due i piedi sollevati, e ricadendo poi sullo stesso punto o a una certa distanza: smise di urlare e s. e si raggomitolò sul letto (Clara Sereni); s. a piè pari, a piedi giunti, staccando contemporaneamente dal suolo i piedi uniti (in senso fig., e con uso trans., sempre nella forma s. a piè pari: v. pari1, n. 2 a); s. sul (o con il) piede destro, sul (o con il) piede sinistro, a seconda che si prenda lo slancio con l’uno o l’altro; s. su un piede solo, fare una serie di brevi salti sullo stesso piede, tenendo l’altro sollevato; s. con la corda, per esercizio fisico o per divertimento (v. corda, n. 2 a); s. dalla gioia, dall’allegria, dalla felicità, fare salti o compiere altri movimenti vivaci per manifestare o sfogare la propria gioia (e, in senso fig., essere molto contento). In partic., eseguire un salto o una serie di salti, come esercizio ginnico o come pratica sportiva: si mantiene in forma saltando ogni mattina per mezz’ora; un atleta che salta con stile impeccabile; anche con uso trans., con compl. oggetto indicante la