Schiaffo

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schiaffo


s. m. [prob. voce onomatopeica]. – 1. Colpo dato sulla guancia con la mano aperta: dare, tirare, ricevere, prendersi uno s.; prendere a schiaffi; misurare uno s., fare l’atto di darlo; avere una faccia da schiaffi, indisponente, irritante. 2. estens. a. S. del soldato (o semplicem. schiaffo), antico gioco in uso tra ragazzi o anche tra commilitoni (oggi quasi scomparso), in cui uno del gruppo, volgendo le spalle agli altri, mette una mano sulla tempia a mo’ di paraocchi e l’altra sotto l’ascella, all’altezza delle scapole, con la palma rivolta verso i compagni; ricevendo da uno di loro una botta sulla mano aperta, deve indovinare chi l’ha colpito, e se indovina, questi ne prende il posto. b. Forte percossa su una superficie abbastanza estesa: la barca sbandava paurosamente sotto gli s. delle onde. c. Nel gioco del biliardo, tirare (e tiro) di schiaffo o di striscio, cercare di colpire la palla avversaria indirettamente, facendo prima battere la propria contro una delle sponde lunghe, con angolo molto acuto. La locuz. a schiaffo è usata, nella tecnica, con riferimento a particolari dispositivi nei quali, periodicamente o no, viene esercitata una brusca azione allo scopo di imprimere un certo spostamento a un organo mobile (per es., ruota a schiaffo). 3. fig. Grave smacco, insulto o sconfitta umiliante: ricevere uno s. morale; vedersi superato da tali concorrenti è stato per lui un vero schiaffo. ◆ Dim. schiaffétto, schiaffettino; accr. schiaffóne.