Sciocchézza

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sciocchezza


sciocchézza s. f. [der. di sciocco]. – 1. a. L’essere sciocco; mancanza o scarsezza di intelligenza, di avvedutezza e buonsenso: dare prova di sc., di grande sc.; sei stato di una sc. imperdonabile; per la sua sc. ha perso un’ottima occasione; dolente oltre modo seco medesimo la sua sc. piagnea (Boccaccio); l’astuzia tua, la sc. del mio marito ... m’hanno condutto a fare quello che mai per me medesima arei fatto (Machiavelli). b. In senso concr., azione, parole da sciocco, cosa fatta o detta in modo sciocco, senza adeguatamente riflettere: ho fatto la sc. di fidarmi di loro; è stata una vera sc. aver rifiutato la sua offerta; non dire sciocchezze! Con valore eufemistico, errore, grave sbaglio di ordine morale: in passato ha commesso una sc. di cui paga ancora duramente le conseguenze; o, anche, atto inconsulto, azione violenta o delittuosa: è così sconvolto che temo faccia qualche sciocchezza. 2. fig. Cosa o fatto di nessuna importanza, inezia: è così nervoso che si arrabbia per ogni sc.; non è il caso di prendersela per una sc. simile; cosa facilissima a farsi, di scarso o nessuno impegno e fatica: guidare per dieci ore è per lui una sc.; oggetto di poco pregio e valore: mi sono permesso di portare una sc. per i bambini; è solo un pensierino per te, una sciocchezza. Per estens.: pagare, costare una sc., pochissimo; acquistare, comprare, vendere per una sc., a un prezzo bassissimo. 3. ant. o raro. Scipitezza, mancanza di sale o di sapore: Bonamico lasciò quella pentola nella sua sc. (Sacchetti). ◆ Dim. sciocchezzuòla, frequente in senso fig., cosa da nulla, di nessun pregio e valore: sono sciocchezzuole da non prendere in considerazione; il mio regalino è una sciocchezzuola, ma spero che ti piaccia.