Sensibilità

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sensibilita


sensibilità s. f. [dal lat. tardo sensibilĭtas -atis, der. di sensibĭlis «sensibile»]. – 1. Capacità, attitudine a ricevere impressioni attraverso i sensi. In partic.: a. In psicologia, la facoltà di un essere vivente di conoscere per mezzo dei sensi e di provare il piacere o il dolore accompagnanti le sensazioni: la s. è una prerogativa degli animali; la svalutazione medievale della s. come fonte di conoscenza; le piante presentano esse pure certe forme di s.; anche, l’insieme delle operazioni sensitive, in contrapp. alle operazioni intellettive: i dati offerti dalla s. all’attività sintetica delle categorie dell’intelletto, nella filosofia kantiana. b. In fisiologia, particolare forma di attività del sistema nervoso che per suo mezzo diviene capace di avvertire e di analizzare gli stimoli che agiscono sull’organismo dall’esterno o dall’interno, informandone o no la coscienza; si distingue una s. specifica, i cui elementi recettori sono riuniti in apparati anatomicamente ben distinti dal rimanente organismo e che si esprime in forme, cioè in sensazioni, particolarmente precise e nitidamente avvertite dalla coscienza (s. visiva, acustica, gustativa, olfattiva), da una s. generale, che è così denominata perché i suoi recettori sono sparsi in molti organi e apparati o perché, pur essendo questi riuniti in un organo bene circoscritto (s. vestibolare), essa interessa l’organismo nel suo insieme consentendo la percezione tattile, dolorifica e termica a livello di cute e mucose (s. esterocettive) e di sensazioni derivanti da muscoli, tendini, articolazioni (s. propriocettive) o da vasi e visceri (s. enterocettive). La sensibilità generale si distingue ulteriormente in s. protopatica, che rappresenta la parte più grossolana della sensibilità, il cui organo principale è ritenuto il talamo, e implica la percezione semplice ed elementare del caldo, del freddo e del dolore; e in s. epicritica, che rappresenta la forma più elevata, ha sede nella corteccia parietale, e permette giudizî discriminativi, oltre che d’intensità, di localizzazione, nonché la sensibilità tattile, il senso di posizione e di movimento degli arti, la percezione delle pur minime variazioni di temperatura. Con riferimento per lo più alla sensibilità generale: perdere, riacquistare la s. in una parte del corpo; attenuazione della s.; la s. di un muscolo, di un nervo; la s. delle mani; s. al dolore, ecc. Con riguardo ai sensi specifici, è spesso usato con valore relativo: eccessiva s. degli occhi al riverbero, dell’orecchio ai rumori; esagerata s. agli stimoli esterni (v. iperestesia); la s. del dente al freddo, al caldo (in conseguenza, per es., di una carie), ecc. 2. Sensitività, particolare attitudine a risentire gli affetti, i sentimenti, le emozioni: un ragazzo di grande s.; persona di s. viva, acuta, anormale, morbosa, malata; avere, non avere s. per le sofferenze umane. In senso più ampio, considerando non solo le disposizioni affettive ma anche le tendenze attive dell’animo, si parla di s. morale, di s. sociale, di s. politica, e sim., per indicare la capacità a comprendere, sentire, elaborare i fatti morali, sociali, politici, ecc. Altre volte invece la parola indica più precisamente delicatezza di sentimento e finezza di giudizio estetico: poeta, artista, musicista di grande s.; anima di raffinata s., d’una s. squisita (e per estens., di opera che riveli tale delicatezza: poesia, dipinto, pagina musicale di squisita s.); lettore di scarsa s.; non ho nessuna s. per la musica, per l’architettura, ecc.; oppure, finezza nel distinguere e nel giudicare tra differenze o sfumature qualitative: avere s. per i colori, per i suoni, ecc. 3. a. In fisica e nella tecnica si parla di s. di un apparecchio, di un dispositivo, e sim., con riferimento al grado in cui l’apparecchio è capace di risentire gli stimoli che tendono a farlo entrare in azione o comunque a modificarne lo stato; si parla così, per es., di s. di un’autovettura allo sterzo, al freno; di s. di un motore all’acceleratore; e, in generale, per apparecchi provvisti di organi di comando, di s. ai comandi. In partic., negli strumenti di misura, s. di uno strumento è il rapporto tra la risposta dello strumento (ossia la variazione della grandezza che viene osservata da chi legge lo strumento) e la sollecitazione cui lo strumento viene sottoposto (ossia la variazione della grandezza da misurare): poiché la risposta è solitamente determinata dalla lettura di una scala graduata, la variazione della grandezza da misurare che corrisponde alla minima divisione della scala graduata corrisponde all’inverso della sensibilità: in generale la sensibilità può essere quindi quantificata dalla minima variazione del valore da misurare che può essere apprezzata dallo strumento in questione, tanto più piccola quanto più grande è la sensibilità dello strumento. b. S. degli esplosivi, tendenza che hanno gli esplosivi a esplodere più o meno facilmente sotto l’azione di un opportuno agente (meccanico, per cui, ad es., si parla di s. all’urto; oppure termico, ecc.). La sensibilità dipende essenzialmente dalla natura chimica dell’esplosivo, dal suo stato fisico, dall’umidità, dalla temperatura ambiente, ecc., e può essere modificata mediante sostanze opportune, oppure variando la natura dei componenti. c. In fotografia, s. (o anche rapidità) di un elemento sensibile, la sua attitudine, più o meno spiccata, a lasciarsi impressionare dalla luce (v. sensitometrico).

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