Sensitivo

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sensitivo


agg. [dal lat. mediev. sensitivus, der. di sensus, part. pass. di sentire «sentire»]. – 1. Che riguarda l’attività dei sensi, che è in rapporto con la sensibilità: funzione s., facoltà s. (anche s. f.: la sensitiva); né la soprabbondante pietà e allegrezza materna le permisero di potere alcuna parola dire, anzi sì ogni virtù s. le chiusero, che quasi morta nelle braccia del figliuolo ricadde (Boccaccio); vita s., la vita degli animali, distinta dalla vita vegetativa delle piante. In fisiologia: fibre s., nervi s., vie s., che trasmettono ai centri del sistema nervoso gli stimoli provenienti dalla periferia; sistema s., l’insieme delle strutture periferiche, delle vie di trasmissione e dei centri nervosi che consentono di raccogliere, convogliare ed elaborare le informazioni provenienti dall’esterno o dalle varie parti del corpo. Nella filosofia aristotelica, anima s., il principio della sensibilità e del movimento negli animali, che riassorbe le funzioni dell’anima vegetativa ed è, solo nell’uomo, il fondamento dell’anima razionale o intellettiva: levando l’ultima potenza de l’anima, cioè la ragione, non rimane più uomo, ma cosa con anima s. solamente, cioè animale bruto (Dante). 2. a. Di persona in cui è particolarmente accentuata la dinamica affettiva e sentimentale: è una donna molto s.; e ci vuole uno che la conosca, e la sappia prendere per il suo verso, per non farle male invece di bene (Manzoni); anche sostantivato: è un s., una sensitiva. Analogam., avere un animo s., un temperamento s., e sim. b. In parapsicologia, come s. m. (f. -a), persona col cui concorso si verificherebbero fenomeni di ordine non fisico, cioè di telepatia, chiaroveggenza, ecc. ◆ Avv. sensitivaménte, in modo sensitivo, per mezzo dei sensi: avvertire, percepire sensitivamente.