Squàrcio

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squarcio


squàrcio s. m. [der. di squarciare]. – 1. Larga lacerazione, apertura o fenditura: fare, produrre uno s.; un telone pieno di squarci; aveva un largo s. nel ventre, un’ampia e profonda ferita; l’urto contro lo scoglio aveva prodotto un grande s. nello scafo; uno s. aperto nelle mura dalle cannonate nemiche. Con uso estens., e con partic. riferimento a scenarî naturali: passando sotto un albero egli fermò il cavallo per contemplare uno s. di paesaggio che sembrava un quadro simbolico (Deledda); era tutto nuvoloso ...: solo qua e là c’era qualche s. di sereno (Pasolini); di tanto in tanto il sole (o la luna) appariva tra gli s. delle nuvole. 2. fig. a. Brano, passo di un’opera letteraria, drammatica o musicale, di un testo: leggere uno s. di prosa, di poesia; un bello s. oratorio; recitò alcuni s. della tragedia; avviò il giradischi per farmi ascoltare uno s. del 1° atto del «Rigoletto». b. Squarcio di tempo, breve spazio o intervallo di tempo in mezzo ad altre occupazioni: guarda se trovi uno s. di tempo libero per fare questa telefonata. 3. Quaderno (detto anche stracciafoglio) su cui i commercianti annotano provvisoriamente le partite che saranno poi riportate nei libri mastri; attualmente è così chiamato in partic. un foglio di prima nota tenuto dal cassiere addetto allo sportello di cassa di una banca, per l’annotazione degli incassi e pagamenti eseguiti nella giornata. ◆ Dim. squarcétto.