Tasca

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tasca


s. f. [dal franco taska]. – 1. a. Elemento dei capi di vestiario, da uomo e da donna, costituito da una specie di sacchetto di tessuto, per lo più di fodera, che ha la funzione di contenere piccoli oggetti d’uso personale (t. vera), ma a volte ha solo funzione ornamentale di guarnizione e rifinitura (t. finta): t. interna o esterna; t. tagliata, t. sovrapposta o a toppa; le t. della giacca, dei calzoni, del cappotto, della pelliccia, dell’impermeabile; mettere, portare in tasca o nella t. il portafoglio, il borsellino, la patente di guida, il fazzoletto, le chiavi, il denaro; frugarsi in tutte le t., vuotarsi le t., per ritrovare qualcosa che dovrebbe esserci; mettersi, tenere le mani nelle t., camminare con le mani in tasca, e starsene con le mani in t. (anche nel senso fig. di stare in ozio, senza fare nulla); si sedette al suo posto, trasse di t. un fazzoletto candido e si pulì con cura gli occhiali da vista, sorridendo (Antonio Tabucchi); non avere un soldo, una lira in tasca (anche in senso iperb. e fig., essere squattrinato, non avere disponibilità di denaro); fazzoletto, orologio da tasca (contrapposti a fazzoletto da collo e orologio da polso). Frequenti le espressioni fig. fare i conti in tasca a un altro, calcolare quanto ha, guadagna e spende; non mi viene o me ne viene nulla in tasca, non ci guadagno nulla, non ho alcun tornaconto o utile personale; avere già in tasca qualcosa (la vittoria, la promozione, ecc.), essere sicuro di averla, di ottenerla; conoscere qualcosa (o un luogo) come le proprie t., conoscerli a fondo, perfettamente. Come eufemismo, in espressioni fig. dell’uso fam. ed espressivo: rompere le t. a qualcuno, seccarlo, importunarlo (cfr. rompere le scatole, gli stivali, i corbelli); averne le t. piene, non poterne più, essere stufo di qualcosa o qualcuno; ormai raro avere o prendere qualcuno in tasca, averlo o prenderlo a noia, in odio: Gioco che l’hanno in tasca come noi (Giusti), e con sign. analogo entrare nelle t. di qualcuno, di tutti, venire a noia. b. Per estens., ciascuno dei sacchetti o scomparti, ottenuti con tramezzi di stoffa o di cuoio nell’interno o all’esterno di una valigia, di un sacco da montagna, di un astuccio, ecc., per riporvi oggetti che convenga tener separati dagli altri; ciascuno degli scomparti interni di una borsa o di un portafoglio. c. ant. o raro. Borsa, sacca, bisaccia: dal collo a ciascun pendea una tasca Ch’avea certo colore e certo segno (Dante); il terzo premio ... fu una t. da tenere il pane, lavorata di lana mollissima e di diversi colori (Sannazzaro). d. Sacchetto a forma di imbuto, per lo più di tela impermeabile, di diversa grandezza, che termina, nella parte più stretta, con un tubetto metallico, utilizzato in cucina o in pasticceria per preparare impasti di ingredienti varî, che possano essere poi presentati come vivande a sé o spremuti dal sacchetto per imbottire o decorare altre vivande o dolci. e. In tipografia e legatoria, piegatrice a tasche (o a castelletti), v. piegatrice, n. 1. 2. a. In anatomia, zoologia ed embriologia, nome dato a piccole cavità formate da recessi mucosi o seni valvolari in particolari sedi (t. del colon, t. faringea, t. rettali, ecc.), e in generale a qualsiasi organo, recesso, cavità, diverticolo, estroflessione che abbia forma simile a una tasca: tasche boccali o guanciali, in alcuni mammiferi come cercopitechi e roditori, dilatazioni delle guance atte a contenere il cibo; t. branchiali o viscerali, nell’embrione dei vertebrati, evaginazioni o solchi appaiati di natura endodermica che compaiono ai lati della faringe e che, confluendo con corrispondenti solchi esterni dell’ectoderma, danno luogo alle fenditure o fessure branchiali; t. gutturali, negli equidi e nei tapiridi, particolari diverticoli delle tube di Eustachio, che si presentano come sacche membranose (destinate forse alla raccolta d’aria), di forma ovoide irregolare, situate una per lato tra la base del cranio e la superficie dorsale della faringe; t. mammarie, nei monotremi e marsupiali, le aree mammarie addominali che si approfondano a guisa di sacchetti e si aprono nella parete interna del marsupio; t. del nero, nei cefalopodi dibranchiati, organo ghiandolare a forma di ampolla che comunica con l’ano mediante un piccolo foro da cui il secreto, di colore nero, viene espulso a getti e intorbida l’acqua, costituendo un mezzo efficacissimo per mascherare la fuga dell’animale. b. In parodontologia, t. gengivale o parodontale, approfondimento patologico del normale solco gengivale, dovuto ad accumulo di placca batterica e/o di tartaro, che provoca un riassorbimento osseo con conseguente scollamento gengivale e formazione, appunto, di una tasca e che porta nel tempo a una mobilità dell’elemento dentario interessato. c. In botanica, cavità tondeggiante in cui si accumulano i prodotti di secrezione cellulare; tali cavità possono formarsi per dissoluzione di gruppi di cellule secretrici, come nelle bucce degli agrumi, oppure per accumulo degli escreti negli spazî intercellulari e conseguente allontanamento fra loro delle cellule secretrici (per es., nelle foglie di iperico). Anche, sinon. di lacuna (v. lacuna, n. 3 a). d. In geologia, t. di minerale, cavità di una roccia di volume variabile (da qualche dm3 a decine di m3) nella quale sono inclusi minerali; t. calorifera, massa ancora calda di roccia eruttiva intrusiva. 3. A Lucca, dal Seicento all’Ottocento, le tasche, composizioni musicali, di forte carattere rappresentativo, eseguite in occasione delle feste che celebravano l’elezione dei nuovi magistrati della Repubblica (in cui i voti erano deposti in borse o tasche). ◆ Dim. taschétta e taschettina, taschina, e taschino m. (questi anche con accezioni partic.: v. taschina e taschino); accr. tascóna e più com., come s. m., tascóne; pegg. tascàccia.

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