Tenóre

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tenore


tenóre s. m. [lat. tĕnor -ōris «continuazione, corso ininterrotto; altezza della voce», der. di tenere «tenere»]. – 1. Modo di contenersi, comportamento: seguitando di questo t., dove andrà a finire?; la volubile varietà de la fortuna non dura in tutti lungamente in un t. (Bandello), con sempre identici effetti; in partic., tenore di vita, modo di vivere, soprattutto in relazione alle condizioni e possibilità economiche: avere un t. di vita eccessivamente costoso; raggiungere un alto t. di vita. Con riferimento al modo di esprimersi, al contenuto di un discorso, di uno scritto: il t. della sua lettera era tale che io non ho potuto insistere; mi rispose pressappoco in questo tenore ...; nel linguaggio amministr. o giudiziario: a t. dell’articolo ... della legge ..., secondo le prescrizioni di tale articolo, ecc. 2. Nell’uso scient. e tecnologico, la concentrazione (generalm. espressa in percentuale) di una sostanza contenuta in una soluzione, in un miscuglio, in una lega, in un prodotto, ecc.; così, per es., t. di oro (o in oro) di una lega, t. di sostanze carboniose nei gas di scarico di un camino, ecc. In mineralogia, t. di un minerale, in un campione o in una massa mineralizzata, la percentuale in peso (raram. in volume) contenuta nella porzione analizzata del campione o della massa. 3. a. Nell’uso musicale del medioevo, il canto tenuto che serviva di accompagnamento alle altre parti (v. tenor). Connesse con questo sign. sono alcune espressioni dell’uso letter.: Né pastori appressavan né bifolci, Ma ninfe e muse, a quel tenor cantando (Petrarca); [voci] or aspre, Or molli, or alte, ora profonde, sempre Con t. ostinato (Parini); far tenore, fare accompagnamento, far bordone: gli augelletti le seguiano e lieto Facean t. al gemere del rivo E de’ boschetti al tremito (Foscolo). b. Nell’uso musicale moderno, la più acuta delle voci virili, e anche il cantante che ha tale registro, con una estensione normale nelle due ottave comprese tra do2 e do4, sebbene la tessitura migliore del tenore sia compresa nell’ottava sol2-sol3. La voce si distingue per caratteristiche espressive e possibilità tecniche in: t. leggero (o di grazia), più agile, chiaro ed esteso, e che può giungere fino al do4 diesis (sono ad es. parti per tenore leggero Don Ottavio in Don Giovanni di Mozart, il conte di Almaviva nel Barbiere di Siviglia di Rossini); t. lirico, con una più spiccata cantabilità espressiva nella zona medio-alta (come il Duca in Rigoletto di Verdi, Rodolfo in Bohème di Puccini, Don José in Carmen di Bizet); t. drammatico, che canta agevolmente nella parte più grave dell’estensione con notevoli doti di vigore e robustezza vocale, potendo scendere fino al si1 (come Manrico nel Trovatore di Verdi o Calaf in Turandot di Puccini). c. Per analogia, il registro fondamentale dell’organo, detto più comunem. principale. Con funzione appositiva, riferito al nome di uno strumento musicale, indica il tipo che, tra quelli della sua famiglia, ha un’estensione di suoni corrispondente all’incirca a quella della voce di tenore: flicorno t., oboe t., sassofono t., trombone t., viola t., ecc. d. Chiave di t., chiave di do posta sulla 4a linea del pentagramma. ◆ Dim. tenorino, tenore dalla voce chiara e gradevole, ma di poco volume (nell’uso fam., anche tenore molto giovane); spreg. tenorùccio.