Tìglio

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tiglio


tìglio s. m. [lat. tĭlia]. – 1. a. Nome delle piante arboree del genere Tilia, l’unico genere della famiglia tigliacee, che comprende alcune decine di specie, di cui le più diffuse in Italia sono: il t. selvatico (lat. scient. Tilia chordata, sinon. T. parvifolia o T. sylvestris), alto fino a circa 25 m, a chioma rotonda, densa, foglie con picciòlo glabro e pagina inferiore con peli rossastri, infiorescenze cimose con peduncolo concresciuto in parte con il nervo mediano di una brattea membranosa oblunga; vive nei boschi aridi, per lo più associato con carpine e roveri (la diffusione naturale di questa pianta, un tempo considerata tipica del clima temperato-umido, è oggi molto limitata per l’intensa trasformazione agricola delle stazioni da essa una volta occupate, caratterizzate da suoli ricchi e profondi, particolarmente idonei alla coltivazione della vite); e il t. nostrano (lat. scient. Tilia platyphyllos, sinon. T. europaea), alto anche più di 30 m, a chioma piramidale, foglie con picciòlo pubescente e peli biancastri sulla pagina inferiore, fiori più grandi e più odorosi di quelli del tiglio selvatico, coltivato nei parchi e nei viali; vive spontaneo, ma raro, nei boschi umidi insieme con altre latifoglie, come olmi, frassini, faggi, ecc. I semi di entrambe le specie contengono un olio commestibile, e i fiori secchi, per distillazione, forniscono l’essenza di tiglio; con foglie e fiori disseccati si prepara un infuso sudorifero e anticatarrale, il tè di tiglio. b. Il legno degli alberi di tiglio, chiaro, tenero e poco resistente, usato per fabbricare matite, fiammiferi e altri oggetti di breve durata. 2. a. Le fibre del tiglio, e per estens. di altre piante legnose o erbacee: il t. del lino, della canapa (e lino da tiglio, canapa da tiglio, lo stesso che lino e canapa da fibra, da cui si ricavano cioè le fibre tessili, contrapp. a lino e canapa da seme, destinati alla produzione e utilizzazione industriale dei semi). Nell’industria tessile, sotto la denominazione di t. lungo si indicano i fiocchi ottenuti con l’operazione di pettinatura; si denomina invece lunghezza di t. un indice caratteristico delle fibre vegetali che ne precisa l’idoneità alla filatura e corrisponde all’incirca alla lunghezza media delle fibre lunghe. b. estens. Le fibre dure che s’incontrano talvolta nei frutti, nella carne, ecc. (cfr. l’agg. tiglioso). c. tosc. Il sottile rivestimento rossiccio del seme delle castagne.