Traṡandare

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trasandare


traṡandare (ant. transandare) v. tr. e intr. [comp. di tra(n)s- e andare] (nel sign. 1, ha coniug. regolare; nel sign. 2 segue la coniug. di andare). – 1. tr. a. non com. Trascurare, nel senso di fare o tenere qualche cosa con trascuratezza, con scarsissima cura: t. la casa, il giardino; anche intr. pron., lasciarsi andare, trascurarsi, non aver cura di sé: quando rimase solo cominciò a trascurarsi. b. letter. raro. Trascurare, nel senso di tralasciare, omettere: non già ch’io nel ragguagliarli [i lettori] per filo di tutti i miei casi, fossi smemorato in ciò solo; ma parvemi bene di trasandarlo, perché se l’avessi detto allora, i lettori se ne sarebbero ora forse dimenticati (Foscolo). 2. Ant. l’uso intr. nel sign. etimologico di andare oltre i limiti, eccedere, esagerare: a questa etade è necessario d’essere rifrenato [= frenato, cioè trattenuto, o corretto], sì che non transvada (Dante); quantunque ..., sì come i giovani amanti molto spesso fanno, trasandasse (Boccaccio); noi trasandiamo nella vita e nei costumi (Della Casa). Raro e isolato il sign. di passare rapidamente da un ragionamento all’altro: sono molti di sì lieve fantasia che in tutte le loro ragioni transvanno (Dante). ◆ Part. pass. traṡandato, frequente come agg. (v.) nel sign. 1 a.

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