Trìbolo

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tribolo


trìbolo (ant. trìbulo) s. m. [dal lat. tribŏlus e tribŭlus, gr. τρίβολος; l’uso fig. si sviluppa soprattutto dalla locuz. biblica spinae et tribuli («terra ... spinas et tribulos germinabit tibi», Genesi 3, 18, e altrove) interpretata in senso traslato]. – 1. a. In botanica, nome di piante diverse provviste di punte spinose, e in partic. di quelle della specie Tribulus terrestris, detta anche cecerello o ceciarello, o baciapiede, erba annua della famiglia zigofillacee, con frutto dirompente in 5 cocche aculeate, diffusa in tutto il Mediterraneo, in campi e arenili. b. letter. Pruno, pianta spinosa: niun campo fu mai sì ben coltivato, che in esso o ortica o triboli o alcun pruno non si trovasse mescolato tra l’erbe migliori (Boccaccio); E dai tentati triboli L’irto cinghiale uscir (Manzoni). 2. Arnese metallico a quattro o a cinque punte che anticam. veniva gettato in terra e serviva a impedire l’avanzata dei cavalli. Lo stesso nome viene dato anche a un ostacolo simile, più grande e di cemento armato, usato contro i carri armati, e a chiodi metallici a quattro punte impiegati contro automezzi muniti di ruote pneumatiche. 3. fig. Ostacolo, dolore, sofferenza, tribolazione; quasi soltanto al plur.: la vita è seminata di triboli; ha avuto un’esistenza piena di triboli e di stenti; Don Gennaro è sui triboli (Silone).

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