umóre (ant. omóre) s. m. [dal lat. humor o umor -oris, der. di (h)umere «essere umido»]. – 1. a. Sostanza liquida, acqua: il calor del sol che si fa vino, Giunto a l’omor che de la vite cola (Dante); Dalle cui labra [del fonte] un grato umor distilla (Poliziano); e scuote Lungo il picciol sentier da’ curvi rami Il rugiadoso umor che, quasi gemma, I nascenti del sol raggi rifrange (Parini). In questo senso è voce d’uso letter. o elevata, riferita di preferenza a liquido che stilla o si raccoglie in piccole gocce: sulle foglie si ferma l’u. della rugiada; trasudava dal tronco un u. rossiccio. b. Con partic. riferimento alla linfa delle piante: gli u. che le radici traggono dal terreno; o ai liquidi biologici presenti nel corpo di animali e soprattutto dell’uomo: i benedetti carboni spenti dall’omor di quel santissimo corpo (Boccaccio), del corpo di s. Lorenzo; un organismo in cui abbondano gli umori. Con quest’ultimo sign. il termine è piuttosto antiquato, tranne in alcune espressioni tecniche della medicina, designanti particolari sostanze liquide o semiliquide: u. acqueo, il liquido incolore che riempie le due «camere dell’occhio»; u. vitreo, la sostanza trasparente e gelatinosa contenuta nel