Varco

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varco


s. m. [der. di varcare] (pl. -chi). – 1. Valico montano: i v. delle Alpi, degli Appennini. Con questo sign. è raro; com. invece con il sign. più generico di passaggio, luogo o apertura per dove si passa: io vedea di là da Gade il varco Folle d’Ulisse (Dante), lo stretto di Gibilterra per dove era passato Ulisse; spesso con l’idea che il passaggio sia angusto e difficoltoso: scoprimmo alla fine uno stretto v. fra le rocce; lo scoglio sconcio ed erto Che sarebbe a le capre duro v. (Dante); Il varco è qui? (Ripullula il frangente Ancora sulla balza che scoscende...) (Montale); aprirsi un v. nel fitto della foresta, in una siepe, tra la folla, attraverso il folto dei nemici; aprire un v. nelle mura della città assediata; l’impeto delle acque era riuscito ad aprirsi un v. nell’argine. Più concretamente, soluzione di continuità in una linea o struttura di sbarramento, che consente il transito (spesso con opportune manovre di apertura) a persone o a mezzi di locomozione che ne abbiano l’autorizzazione; sono così chiamati anche, in alcune stazioni ferroviarie, i passaggi dalla sala d’aspetto alla zona dei binarî (con sign. simile, quindi, all’ingl. gate). In usi fig., poet.: Io mirava colei ch’a questo core Primiera il varco ed innocente aprissi (Leopardi); all’alma Bisogna ir lieve al periglioso v. (Petrarca), al passo della morte; gli occhi ..., Che di lagrime son fatti uscio e varco (Petrarca); la voce allentò per lo suo v. (Dante), nella gola. 2. L’atto del valicare, o più genericam. del passare: certo costoro scendono sì furiosi per prenderci al v. della montagna (Boccaccio), mentre valichiamo la montagna; e in usi fig., poet.: io temo che sarebbe un varco Di pianto in pianto, e d’una in altra guerra (Petrarca); raro, il passare del tempo: in picciol varco Di tempo (Dante), in breve spazio di tempo. Comuni le espressioni aspettare al v., appostarsi, stare in agguato per cogliere di sorpresa al passaggio (fiere, selvaggina, nemici), e prendere o cogliere al v., cogliere di sorpresa, al passaggio: tendiam le reti, sì ch’io pigli La leonessa e ’ leoncini al v. (Dante); fig.: non ti glorïar se col tuo arco Per donna sì gentil m’hai preso al v. (Pulci), al dio Amore; in senso fig., aspettare qualcuno al v., attendere l’occasione propizia per rivalersi di lui, o attenderlo alla prova, al momento del bisogno.

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