Vïàggio

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viaggio


vïàggio s. m. [dal provenz. viatge, fr. ant. veiage, che è il lat. viatĭcum «provvista per il viaggio» e più tardi «viaggio», der. di via «via2»; cfr. viatico]. – 1. L’andare da un luogo ad altro luogo, per lo più distante, per diporto o per necessità, con un mezzo di trasporto privato o pubblico (o anche, ma oggi raramente, a piedi): un v. d’una settimana, di quindici giorni, di poche ore; fare un v. in treno, in nave, in aereo, in pullman, in automobile, e un tempo in carrozza, in diligenza, a cavallo; compiere un v. per terra, per mare, per aria (e quindi v. terrestre, marittimo, aereo); v. di piacere, v. turistico, v. d’istruzione, v. d’affari; v. di nozze, quello che di solito viene fatto da due sposi appena celebrate le nozze; intraprendere un lungo v.; mettersi, essere in v.; interrompere, proseguire il v.; tornare da un v.; il principio, il termine del v.; a metà del v.; v. di andata, di ritorno, di andata e ritorno; specificando la meta: fare un v. in Oriente; durante l’ultimo suo v. in America; il v. di Orazio da Roma a Brindisi; essere in v. per le Antille, ecc. (anche di tragitti extraterrestri: v. interplanetarî; il v. dalla Terra alla Luna; inoltre: il v. di Dante attraverso i tre regni; il v. di Enea nell’oltretomba, e sim.). Come augurio a chi parte: buon v.!, felice v.!, e più estesamente fa’, faccia, fate buon v.!; a chi è di ritorno: hai fatto buon v.?; hai avuto un buon v.?; nell’uso fam., si dice spesso buon v. per esprimere rinuncia, rassegnazione, in frasi come se riusciamo, bene, se no buon v.! (cioè «pazienza, non importa»). Altre locuz.: agenzia di viaggi; abito, soprabito, borsa da v.; provviste per il v.; cestino da v., che si acquista, soprattutto nelle stazioni ferroviarie, con cibi caldi o freddi per pranzare o cenare sul treno; compagni di v.; affrontare le fatiche, i disagi del v.; libro, descrizione, relazione di viaggi, ecc.; per v. sentimentale, v. sentimentale, n. 3. 2. Usi estens. (o partic.): a. Per iperbole, con riferimento a luoghi che, pur trovandosi nella stessa città, siano comunque separati da notevole distanza: andare da casa mia in ufficio è un vero viaggio! b. Pellegrinaggio: il v. alla Mecca; il v. al Santo Sepolcro; diceva che ei faceva il viaggio alla casa del nespolo come quelli che hanno fatto il voto alla Madonna dell’Ognina (Verga). c. letter. L’ultimo, l’estremo v., il v. senza ritorno, la morte. d. Con riferimento a mezzi di trasporto navali o aerei, è in genere sinon. di navigazione (v. di circumnavigazione, di esplorazione, di istruzione, ecc.); essere in viaggio, in navigazione; fare viaggio, ant., fare rotta, cioè navigare, verso un punto prestabilito. e. fam. Il cammino o tragitto che ogni volta si fa per trasportare una determinata quantità di oggetti e di materiali, per sé o per lavoro, per fare commissioni, ecc.: per portare su tutte le valigie dovrò fare tre v.; è un grosso trasloco, e ci vorranno due v.; fare un v. a vuoto, con un mezzo di trasporto, senza trasportare nulla (in altri casi, fare un v. a vuoto, recarsi in un luogo senza trovare la persona che si cerca, o senza concludere nulla); fare un v. e due servizî, anche in senso fig., ottenere con un’unica operazione due vantaggi. f. letter. Il corso di un astro nel cielo: L’astro più caro a Venere ... Appare, e il suo vïaggio Orna col lume dell’eterno raggio (Foscolo). g. poet., ant. Via, cammino: A te convien tenere altro v. (Dante); Il mover de le frondi e di verzure ... Fatto le avea con subite paure Trovar di qua di là strani v. (Ariosto). 3. fig., gerg. Lo stato di obnubilazione e allucinazione di chi è sotto l’azione di sostanze stupefacenti (con questo sign., è un calco dell’ingl. trip, propr. «viaggio, gita», ma anche «esperienza emozionante»). ◆ Dim. viaggétto, viaggio breve, soprattutto di piacere o turistico: riguardo al tempo impiegatovi, avrebbe potuto parere un viaggetto (Manzoni); è tanto che desidero fare un viaggetto; pegg. viaggiàccio, viaggio scomodo, disagiato e stancante: è stato un viaggiaccio.