Marchio registrato di un nastro autoadesivo trasparente. ► Sin.: nastro adesivo.
Viene messo quest'anno in commercio sul mercato americano. Il suo inventore è un giovane ingegnere: Richard Drew (1899-1980).
Dal Minnesota con avarizia
Quante volte abbiamo chiesto dello scotch e in realtà volevamo del nastro adesivo qualunque, non necessariamente lo specifico rotolino della Minnesota Mining and Manufacturing Company (3M)? Scotch, da non confondersi col rinomato whisky scozzese, è infatti il nome commerciale di un prodotto di un tale successo da essere ormai entrato nell’uso quotidiano come sostantivo generico.
Henry Petroski ce ne ha raccontato la storia in The Evolution of Useful Things (Petroski 19942: 80-86): una storia che prende avvio nel 1905, quando la 3M, delusa dalle risorse minerarie di Crystal Bay, decide di avventurarsi nel mercato della carta vetrata. I suoi investimenti si concentrano sull’apertura di un laboratorio sperimentale, mirato specificamente alla risoluzione di un problema sempre più insistente: il bisogno di una carta abrasiva che non rilasci troppe particelle nell’aria.
Negli anni Venti l’incremento nella produzione di automobili causa un corrispondente aumento dei casi di avvelenamento da piombo negli operai, che inalavano le polveri rilasciate dalle smerigliatrici. La soluzione al problema arriva nel 1921 sotto il nome di 3M Wetordry Waterproof Sandpaper, ed è proprio durante una vendita di questo paper che un giovane assistente di laboratorio, Richard Drew (1899-1980), si accorge di un’altra difficoltà che pesa sulle officine automobilistiche, legata alla verniciatura delle macchine bicromate. Per ottenere una tinteggiatura dai contorni puliti i carrozzieri si arrangiavano mascherando le parti da proteggere con carta di giornale, fissandola al veicolo con colla artigianale. Questa si portava però via della vernice quando veniva rimossa e, dunque, non garantiva un risultato ottimale. Il giovane inviato della 3M promette di trovare una soluzione pratica, e così avviene. Nel 1925, dopo numerosi tentativi in laboratorio, trova la giusta combinazione di elementi per produrre un nastro non troppo adesivo, facile da rimuovere: uno strato di carta crespa trattata e un misto di colla da falegname e glicerina. Per il prodotto, chiamato Scotch Brand Masking Tape (“...nastro per mascheratura”), è un immediato successo.
Sul perché del nome Scotch non c’è una spiegazione ufficiale, soltanto racconti di dubbia certezza. Numerose fonti (cfr. Petroski 19942: 82; Nebbia 2011) raccontano una storia che sembra essere apparsa per la prima volta sulla rivista “Changing Times” (XV, n. 1, novembre 1961, p. 40). Poiché, nelle prime fasi di produzione, l’adesivo veniva applicato solo ai bordi del nastro, pare che un giorno un meccanico, esasperato dalla sua scarsa efficacia, abbia strillato al venditore di turno: «Take this tape back to those Scotch bosses of yours and tell them to put adhesive all over the tape, not just on the edges» (“Riporta questo nastro a quei tuoi capi scozzesi e digli di mettere l’adesivo su tutto il nastro, e non solo sui bordi”). Scotch – inteso in questo contesto come sinonimo di Scottish – assume qui il significato colloquiale di ‘avaro’, una caratteristica stereotipica degli scozzesi; sarebbe stato questo a fornire la giusta ispirazione per il nome del prodotto, forse nella speranza che venisse associato a un’idea di economicità. Per quanto calzante, questa etimologia di respiro aneddotico sembra un po’ stiracchiata. Si potrebbe pensare piuttosto a una corruzione di scutch, un termine scozzese che indica uno scarto della lavorazione delle pelli animali usato per produrre la colla; tra i suoi significati l’Oxford English Dictionary riporta quello di glue-making (‘produttore di colla’; OED s. v. scutch3; cfr. DSL s. v. scutch2; Haldane 1883: 301-302).
Ma attenzione: paese che vai, nastro che trovi. Scotch sta per nastro adesivo in Italia, così come in Francia e negli Stati Uniti, ma a spostarsi oltremanica si incontra un nome commerciale diverso, Sellotape®. È il nome dell’azienda che per prima, nel 1937, ha introdotto il rullino adesivo nel Regno Unito (cfr. ODE s. v. Sellotape); lo spagnolo ha chiamato quel rullino celo (Medina López 20042: 39; GDS s. v.1).
Un rullino magico dai mille talenti
La grande invenzione di Drew arriva nel 1930. Fin dall’anno prima il giovane aveva lavorato per creare un nastro resistente all’umidità e all’acqua, ideale anche per usi non strettamente meccanici. Per ottenere questo risultato aveva dovuto abbandonare la carta crespa e affidarsi a un nuovo materiale di recente invenzione, il cellophane. Questo, ideato nel 1908 dallo svizzero Jacques Branderberger (1872-1954), si rivela essere un’ottima base, ma richiede un nuovo tipo di collante composto da oli, resine e gomma. Nasce così lo Scotch Brand Cellulose Tape (rinominato in seguito Scotch Brand Transparent Tape), il nastro trasparente come lo conosciamo oggi.
Lo Scotch si presenta fin da subito come il prodotto giusto al momento giusto. I cittadini americani, afflitti dalla Grande Depressione, possono ora fare piccole e grandi riparazioni in casa senza spese eccessive; dalle pagine di un libro alle unghie spezzate, quel nastro adesivo si può usare su tutto (Dollemore 2007). Lo Scotch, in ogni caso, non ha mai smesso di evolversi. Durante la Seconda Guerra Mondiale la 3M avrebbe ideato oltre 100 tipi di nastri diversi per le applicazioni belliche più svariate. Recita così una pubblicità d’epoca: «Blood plasma goes to the front… sealed with “Scotch” tape» (“Il plasma sanguigno raggiunge il fronte… sigillato col nastro ‘Scotch’”). La scarsità di gomma durante il conflitto costringe a cercare materiali alternativi, e così il nastro vestito di tartan cambia d’abito. Una base acetata opaca sostituisce il cellophane, e il collante viene creato a partire da acrilati sintetici: il connubio prende il nome di Scotch Magic Tape (1961), il primo nastro adesivo facilissimo da rimuovere e su cui è possibile scrivere. Negli anni a seguire sarebbero state introdotte numerose migliorie e specializzazioni: oggi la 3M (è sua anche la geniale immissione sul mercato – a partire da quello americano, nel 1980 – dei Post-it®) produce più di 400 varietà diverse sotto il marchio Scotch.
Nonostante il rotolino 3M debba spesso fare i conti con usi ben poco ortodossi («Pescava le offerte con lo Scotch», “Corriere della Sera”, 18 novembre 1997; «Pellicola, scotch e cortesia per ripulire i Bancomat», “la Repubblica”, 5 aprile 2001; «Scotch sulla bocca all'alunno: così taci», “Corriere della Sera”, 22 novembre 2007), lo Scotch può considerarsi ormai alla stregua di un’icona culturale. A ciò hanno contribuito il dispenser seghettato, ridisegnato nel 1939 da John Borden nella forma a chiocciola che tuttora conserva, e l’introduzione nel 1945 della famosissima fantasia plaid. La straordinaria versatilità di questo articolo (la risorsa definitiva per qualsiasi aficionado del fai-da-te) gli è valsa, nel 1985, il titolo americano di «most indispensable household product» (“prodotto casalingo più indispensabile”), e nel 2004 quello di «Humble Masterpiece» (“umile capolavoro”) in un’esibizione del Museum of Modern Art di New York (MoMA).
Andrea Canetto
Bibliografia
Dollemore Doug, 2007, Scotch® Transparent Tape, http://www.acs.org/content/acs/en/education/whatischemistry/landmarks/scotchtape.html.
DSL = Dictionary of the Scots Language, 2004, Scottish Language Dictionaries Ltd, http://www.dsl.ac.uk.
GDS = Il Grande dizionario di Spagnolo, a cura di Rossend Arqués e Adruaba Padoan, Bologna, Zanichelli, 20121.
Haldane Robert, 1883, Workshop Receipts. Second Series, Londra, E. & F. N. Spon.
Medina López Javier, 20042, El anglicismo en el español actual, Madrid, Arco Libros (prima ediz.: 1996).
Nebbia Roberto, 2011, Nastro adesivo, http://www.fondazionemicheletti.it/altronovecento/articolo.aspx?id_articolo=17&tipo_articolo=d_cose&id=85.
ODE = Catherine Soanes, Angus Stevenson (edd.), Oxford Dictionary of English, Oxford, Oxford University Press, 20052 (prima ediz.: 1998).
OED = John A. Simpson, Edmund S. C. Weiner (edd.), The Oxford English Dictionary, Oxford, Clarendon Press, 19892 (prima ediz.: 1884–1928).
Petroski Henry, 19942, The Evolution of Useful Things, New York, Vintage (prima ediz: 1992).