Il nome con cui è popolarmente conosciuta la prima Fiat 500, dovuto alla somiglianza del muso dell'utilitaria con il muso dell'omonimo personaggio disneyano.
Viene immessa sul mercato.
La velocità di un(a) topolino
L’11 giugno di quest’anno, in un articolo giornalistico non firmato (Enzo Arnaldi, Passeggiata di un mattino di festa, “La Stampa”), si descrive in anteprima un’auto che sarebbe stata messa in commercio quattro giorni dopo:
È l’ultima figliola di Casa Fiat, quella che ci porta a spasso nella mattinata piena di sole, quella che era attesa come «topolino», che l’amico Aldo Farinelli vorrebbe chiamare “Ginevra” e che, invece, andrà per il mondo con un nome composto di tre cifre: “500”.
Il giornalista non lo sapeva ancora, ma quell’auto avrebbe davvero viaggiato per il mondo, anche simbolicamente, divenendo uno dei simboli per eccellenza della creatività italiana.
L’utilitaria prodotta a Torino, dal 1936 al 1955, ha ispirato, oltre a tante canzoni, anche romanzi (Graziosi 1980), racconti per bambini (Conte 2010) o per ragazzi (Erba 2014), film vecchi e nuovi: da Sciuscià (1946), Don Camillo e l’Onorevole Peppone (1955), La dolce vita (1960) ai prodotti d'animazione (Cars, 2006, e Cars 2, 2011). Un'automobile che è entrata nell’immaginario collettivo soprattutto con il soprannome ricordato dal giornalista della “Stampa”, che l'ha accompagnata fin dalla sua prima apparizione: per la somiglianza del muso dell'auto con quello dell’omonimo personaggio disneyano la Fiat 500 è per tutti, fin da subito, la Topolino.
L’auto degli italiani
La storia della Topolino risale indietro nel tempo fino ai primissimi anni Trenta, quando Mussolini chiede al senatore Giovanni Agnelli di creare un’automobile economica che non superi il prezzo di 5.000 lire. In quegli anni un litro di benzina costava fino a 3,86 lire, il bollo 550 lire, un lavaggio della carrozzeria 10 lire, il rimessaggio 50 lire e l’utilitaria al tempo più diffusa, cioè la Fiat 508 Balilla, 10.800 lire. Era una vera e propria sfida. I primi esperimenti non danno grandi risultati: se il tentativo di risparmiare su materiali e dimensioni si rivela poco pratico, il prototipo della 500 a trazione anteriore (chiamato “Tutto avanti”), realizzato da Oreste Lardone, prende fuoco a pochi chilometri dal Lingotto, spingendo l'Avvocato a proibire la realizzazione di altri modelli con quel tipo di trazione. Nel 1934 Agnelli fa così convocare il direttore tecnico di allora, l’ingegner Antonio Fessia, e gli fa una richiesta molto chiara:
“Voglio un’auto piccola”, disse, “da poter vendere a sole cinquemila lire...”. Fessia restò di stucco: “Ma, Senatore, lei sa benissimo che per contenere nelle 10 mila lire il prezzo della Balilla abbiamo fatto, alla lettera, salti mortali...”. Tuttavia, sul fatto che la piccola utilitaria sarebbe dovuta costare solo cinquemila lire, Agnelli restò assolutamente irremovibile. “Le vie della tecnica sono infinite”, ripeteva spesso il Senatore, “e a un bravo ingegnere tutto, o quasi, è possibile...” (Alberto Bellucci, L’Italia al volante in nome di Topolino, “la Repubblica”, 15 marzo 1986).
Fessia convoca a sua volta Dante Giacosa (con cui aveva già collaborato nella progettazione della Balilla), che a partire da quel progetto crea un’auto di dimensioni più contenute, in grado di percorrere cento chilometri con sei litri di carburante a una velocità massima di 85 km orari. È un vero miracolo di tecnologia e risparmio: carrozzeria leggerissima (appena 535 kg), sospensioni anteriori indipendenti con una balestra trasversale e posteriori con due quarti di balestre, freni idraulici, impianto elettrico a 12 volt (una vera novità per l’epoca), motore da 13 cavalli, senza pompa dell’acqua (la circolazione avviene per riscaldamento) e della benzina (che arriva al carburatore per “caduta”). È la prima 500, poi ribattezzata 500 A a seguito della produzione di nuovi modelli, e verrà prodotta in serie per quasi vent’anni, guadagnando la fiducia e la simpatia degli italiani.
Fronte del desiderio
Agognato oggetto del desiderio di una società in cerca di benessere, la prima Topolino costa 8.900 lire, più del prezzo richiesto da Mussolini, e venti volte lo stipendio di un operaio specializzato. Ecco perché quando, nel 1937, l’azienda Buitoni-Perugina la mette in palio in un concorso a premi che prevede di completare 150 album delle figurine dei Quattro moschettieri, l’Italia impazzisce nella ricerca del Feroce Saladino e della Bella Sulamita: tutti vogliono una Topolino. E non solo per girare in città o per le gite fuori porta: nel 1939 Giovanni Munaretto e Luigi Santon scelgono proprio una 500 A per correre la Mille Miglia.
Il successo dell’utilitaria Fiat si estende così, rapidamente, ben oltre i confini italiani: nel giro di poco tempo tutti conoscono la Topolino, «the smallest Italian automobile, a pint-sized car from the Fiat factory» (Massock 1943: 113 sg.). La domanda è talmente pressante che l’autovettura inizia a essere prodotta anche all’estero, tanto da far concorrenza a quel Maggiolino che Ferdinand Porsche aveva ideato nel 1938 su richiesta di Adolf Hitler, riuscendo però a mantenere un prezzo più accessibile rispetto a quello delle utilitarie prodotte dall'azienda automobilistica torinese.
Negli anni Quaranta e Cinquanta vengono immesse sul mercato la 500 B (1948), meglio nota nella versione Giardiniera Belvedere, il primo esempio di station wagon realizzata in serie; la 500 C (1549) e la Fiat Nuova 500 (dal ’57 al ’75); la Fiat Cinquecento (dal ’91 al ’98) e la Fiat 500, prodotta a partire dal 2007. I cambiamenti nel design dei nuovi modelli non permettono di continuare a utilizzare l’affettuoso soprannome di Topolino, che rimane limitato alle vetture prodotte entro il gennaio del 1955. L'ultimo esemplare di 500, uscito dall’officina 17 dello stabilimento Mirafiori, non stupisce che riservi una sorpresa, dato l’affetto tributato all'auto fin dalla sua comparsa. Nel cofano di quell'esemplare viene trovata una poesia di commiato anonima: il triste saluto di congedo a un’utilitaria che ha segnato un’epoca, allietando i sogni di velocità (contenuta) di un’intera nazione.
Francesco Lucioli
Bibliografia
Berthonnet Philippe, 2011, Fiat 500. Miracle à l'italienne, Antony, ETAI.
Bossi Marco, 1989, Fiat 500 Topolino, Milano, Nada.
Cancellieri Gianni, Ramaciotti Lorenzo, 2007, Fiat 500 ieri, oggi, domani, Firenze, Giunti.
Castagnotto Ugo, Quarona Anna Maria, 1992, Fiat 500, genio di un’epoca, Milano, Lindau.
Conte Paolo, 2010, La Topolino amaranto, disegni di Corrado Mastantuono, Roma, Gallucci.
Erba Edoardo, 2014, Una Topolino alla Mille Miglia, Roma, Gallucci.
Graziosi Dante, 1980, Una topolino amaranto. Ricordi di un medico degli animali, Milano, Rusconi.
Massock Richard G., 1943, Italy from Within, New York, The Macmillan Company.
Sannia Alessandro, 2005, Fiat 500, piccolo grande mito, Savigliano (CN), Gribaudo.
Sannia Alessandro, 2012, Fiat 500 Topolino, 1936-1955, Torino, Il Cammello.