Apparecchio per radersi dotato di un motorino elettrico, che aziona una serie di piccole lame.
È l’anno in cui viene immesso sul mercato il Philishave 7730/6.
Un’ossessione militaresca
Ciò che può aver spinto Jacob Schick (1877-1937), prima soldato, poi tenente e infine colonnello dell’esercito militare americano, a dedicare gran parte della sua vita al brevetto di una tecnica per radersi a secco (evitando cioè di ricorrere al tradizionale uso di acqua e sapone), è a tutt’oggi oggetto di discussione.
C’è chi fa risalire il suo spirito pionieristico a una brutta esperienza con la dissenteria ai tempi di una missione in Alaska, dove Schick, per il talento da inventore, era stato inviato al fine di contribuire a costruire una rete telegrafica per l'esercito: poiché il suo stato di salute lo teneva lontano dal lavandino, rendendo il suo aspetto poco conciliabile con l'“estetica” militare, che imponeva una perfetta rasatura quotidiana, Schick aveva iniziato a pensare a un modo per collegare un sistema di lamette affinate e taglienti, con un piccolo cavo elettrico, a un motorino che potesse attivarle e le rendesse efficienti come quelle di un rasoio a mano. Altri sostengono che la dissenteria non c'entri nulla, e che la vera molla che abbia fatto scattare l’ingegno di Schick sia stata sì la necessità di radersi in maniera più confortevole, rinunciando al classico corredo di acqua e sapone, ma solo per non dover più sottoporre la delicata epidermide del viso a condizioni sgradevoli, com’era accaduto al contatto con l’acqua ghiacciata degli inverni passati in Alaska. La prima applicazione tecnica partorita da Schick, in qualunque modo sia andata, era in ogni caso piuttosto rudimentale e non del tutto originale, e si basava sul motorino elettrico esterno collegato alle lame per mezzo del cavetto.
Il cercatore d’oro
A quanto pare Schick, già dai tempi del servizio nell'esercito, aveva sperato di trovare un modo per arricchirsi ed emanciparsi dalla vita di leva, metodica e molto dura. Nel 1910, ottenuto il congedo, aveva addirittura provato a imporsi come cercatore d’oro nella speranza di far fortuna. Ma a quei tempi, più delle pepite grezze, a garantire una ricchezza fulminea e duratura erano piuttosto i brevetti, soprattutto quelli che andavano incontro alle esigenze delle nuove masse di consumatori. L’intuizione originale di un rasoio che funzionasse elettronicamente aveva però bisogno di essere raffinata. Per migliorare il progetto iniziale c’era bisogno di reperire fondi da investire, e a Schick era venuta l’idea di vendere lamette smontabili usa e getta. Furono proprio i trascorsi da militare in carriera a ispirarlo, perché il concetto da lui sviluppato era lo stesso dei caricatori per fucili. L’idea funzionò e Schick non impiegò molto a brevettare un prodotto commerciabile di sicuro successo: le nuove lame potevano essere ora montate su speciali rasoi, ancora manuali.
Per favorire la vendita delle sue lame usa e getta Schick aveva fondato, nel 1925, la Magazine Repeating Razor, e con l'arrivo dei primi profitti i tempi si erano dimostrati maturi per rimettere mano al vecchio progetto di rasoio elettrico. Il suo primo esemplare, realizzato nel 1929, era simile al disegno originale ma non così funzionale come il suo inventore avrebbe desiderato. Il motorino elettrico era ancora troppo pesante, e l'oggetto andava tenuto con entrambe le mani: era evidente che la creatura di Schick non aveva ancora un sufficiente potenziale commerciale; oltre al motore troppo grande, anche l’impugnatura superava le dimensioni che avrebbero consentito una certa comodità d’uso dello strumento.
Schick, negli anni, cercò di affinare il prodotto con alterni successi, finché, dopo alcuni anni di sperimentazioni personali volte a ottenere prestazioni migliori dalla sua invenzione, riuscì nell'intento: il primo vero e proprio rasoio elettrico, un pezzo unico nel suo genere e ancora del tutto sconosciuto al grande pubblico, viene messo in vendita, il 18 marzo 1931, in un negozio di New York. Schick era riuscito a ridurre notevolmente le dimensioni del motorino d’avviamento a induzione che innescava l’oscillazione delle lame, aveva eliminato il motorino esterno e un filo elettrico collegava ora l’apparecchio alla corrente. In più, tutta la parte meccanica era contenuta in un bel guscio di bachelite nera, lucido e perfettamente maneggevole.
Il successo commerciale
L’invenzione di Schick ha un notevole successo. Le réclame con il suo volto pulito e lo strumento in bella vista spopolano sui giornali nei primi anni Trenta, e ben presto alcune multinazionali di sviluppo e vendita di elettrodomestici entrano in una serratissima concorrenza per migliorarne la tecnologia. La battaglia s’infervora a colpi di ergonomia, dettagli dinamici e marketing pubblicitario.
Nel 1937 la Sunbeam lancia il modello Shavemaster, dalla linea innovativa e dalla presa perfetta, mentre nel 1938 la Braun inizia a lavorare su un proprio brevetto chiamato s50, che verrà però immesso sul mercato solo 12 anni dopo. Nel 1939 è la volta della Philips, che commercializza il famoso Philishave 7730/6, il modello che si può considerare, a tutti gli effetti, il primo vero e proprio rasoio elettrico entrato nell’immaginario e nell’uso comune, giacché la Philips sostituisce le lamette oscillanti con lame a denti circolari montate su una testina. Da quel momento le innovazioni si sarebbero moltiplicate, anno dopo anno: le testine rotanti (Dual Remington, 1940); il primo rasoio per la depilazione femminile (Lady Shaver Remington, 1947); le doppie testine di rasatura (7743 Philips, 1951); l'uso della batteria, per sbarazzarsi del cavo elettrico (Lektronic Remington, 1960). Fino alla leggera crisi dei giorni nostri, legata al fatto che, secondo alcuni studi, il rasoio elettrico sarebbe uno degli elettrodomestici di uso quotidiano a originare i più potenti e dannosi campi magnetici.
In passato il rasoio elettrico ha avuto successo soprattutto grazie all’immagine edonista che ispirava. È divenuto ben presto il simbolo dell’uomo moderno, che può curare il proprio aspetto estetico in ogni momento e senza perdere toppo tempo, ottenendo una pelle perfettamente liscia e senza alcun rischio di prodursi fastidiosi taglietti. Era stato un cambiamento notevole. Con il rasoio elettrico era possibile intraprendere di colpo un nuovo stile di vita. Chi lo usava si ergeva al contempo al rango di viaggiatore, di amante dell’avventura, di “portatore fisico” di un mondo fatto di bellezza, forza, mascolinità e modernità, in grado di apprezzare la potenza illimitata della tecnologia.
Giancarlo Liviano D’Arcangelo
Bibliografia
Andreuccetti Daniele, Bevitori Paolo, 2003, Inquinamento elettromagnetico, Milano, Franco Angeli.
Carli Fabrizio, 2000, Elettrodomestici spaziali. Viaggio nell'immaginario fantascientifico degli oggetti d’uso quotidiano, Roma, Castelvecchi.
Montericcio Michele, 2000, L'immagine d'impresa e la sua gestione. Come si analizza, come si valuta, come si costruisce, Milano, Franco Angeli.