1942 · Jeep (o gip)

Potente fuoristrada, a quattro ruote motrici, di uso militare (successivamente utilizzato anche per usi civili).

Compare diffusamente sulla stampa italiana, al maschile o al femminile: «Per le azioni del bengasino il nemico impiega oltre sessanta mezzi blindati leggeri denominati “Jeep”, nuovo tipo di camionetta biposto, potentemente armata, capace di raggiungere alte velocità sia su strada che su terreno vario»; «Le Jeep non arriveranno nemmeno alle prime case di Bengasi» (“La Stampa”, 27 settembre; il titolo: La comparsa dei ‘Jeep’); sulla stessa pagina, in un altro articolo: «A Barce non appena i Jeep si presentano vengono attaccati da nostre autoblinde e carri armati già appostati».

Una macchina da guerra con il nome di un cartone animato?

Il nome Jeep indica oggi comunemente non soltanto i modelli prodotti dalle case succedutesi nella proprietà del marchio, ma qualsiasi veicolo a quattro ruote adatto alla guida fuoristrada. Un nome, tra l’altro, di origini oscure. Forse rappresenta la trascrizione approssimativa della pronuncia americana dell’acronimo g.p., ovvero general purpose (vehicle) ‘(veicolo) per tutti gli usi’, Un’alternativa, molto più affascinante, è che jeep derivi da un personaggio poco noto del fumetto Popeye (alias Braccio di Ferro), tale Eugene the Jeep (una specie di cagnolino, proveniente da un’altra dimensione, capace di divenire invisibile, allungarsi a piacimento, leggere nel pensiero e vedere nel futuro), apparso per la prima volta in una striscia nel 1936. Particolare interessante: in un episodio del cartone di Popeye del 13 dicembre 1940 (si consideri che i primi veicoli Jeep videro la luce tra il 1940 e il 1941), Popeye Presents Eugene the Jeep, il personaggio in questione si presenta a Braccio di Ferro come se fosse alla sua prima apparizione, e dà alcune prove di grande agilità e furbizia.


Adatta a ogni terreno, persino alle strade cittadine

La Jeep era nata come veicolo militare nel 1940: la sua progettazione era stata voluta dall'esercito degli Stati Uniti con una gara d’appalto per una scout car (“veicolo da ricognizione”), in preparazione all’ingresso nella Seconda Guerra mondiale, destinata a sostituire i cavalli e le moto con sidecar, usati fino a quel momento. I veicoli richiesti dal bando dovevano rispondere ad alcune specifiche caratteristiche, tra cui una capacità di carico di 272 kg, una velocità compresa tra 5 e 80 km/h, trazione integrale e riduttore a 2 velocità (marce normali e ridotte), un supporto per una mitragliatrice calibro 30. Soltanto tre case automobilistiche avevano partecipato alla gara: l'American Bantam con il modello 40 BRC, la Willys-Overland con il Willys Quad, la Ford Motor Company con il GP Pygmy. Dopo una temporanea affermazione della Bantam, che operava però su scala troppo piccola per le esigenze dell’esercito, l’appalto era stato concesso alla Willys, per la produzione di una versione modificata del Quad chiamata MA (pochi mesi dopo ulteriormente migliorata e rinominata MB).
 Il Willys MA era indistruttibile e molto spartano; aveva aperture sui fianchi senza portiere, parabrezza ripiegabile in avanti, cambio sul piantone dello sterzo, leva del freno a mano sulla sinistra. Nella carrozzeria figuravano già due elementi che sarebbero diventati distintivi anche dei modelli civili CJ successivi: la griglia con le barre a protezione del radiatore e i paraurti piatti (flat fenders), adottati anche per i modelli di fuoristrada di altri marchi e rimasti in uso fino a metà anni Cinquanta, quando sarebbero divenuti più arrotondati. Gli esemplari di 40 BRC e GP Pygmy (in tutto 3.000) non andarono distrutti, ma furono inviati in Gran Bretagna e in Russia nell'ambito del programma lend-lease (in base al quale gli Stati Uniti fornirono al fronte antinazista materiale bellico tra il 1941 e il 1945); in Gran Bretagna il GP Ford fu soprannominato Blitz Buggy (più o meno “macinino da incursione”).
Il Blitz Buggy è il primo modello di Jeep con cui gli italiani entrano in contatto, o meglio si scontrano. È il settembre del 1942, campagna d’Africa. Una serie di operazioni dell’esercito inglese in Libia, volte a indebolire le forze dell’Asse in previsione della seconda offensiva a El Alamein e della successiva operazione Torch, è condotta giovandosi di questi veicoli di nuova concezione; a giudicare dalle cronache dal fronte, l’impressione che le (o i) Jeep suscitano sui soldati italiani è di ammirazione:

Per le azioni del bengasino il nemico impiega oltre sessanta mezzi blindati leggeri denominati “Jeep”, nuovo tipo di camionetta biposto, potentemente armata, capace di raggiungere alte velocità sia su strada che su terreno vario (La comparsa dei ‘Jeep’, “La Stampa”, 27 settembre).

Le Jeep non arriveranno nemmeno alle prime case di Bengasi (ibid.).

Finita la guerra, la Willys riconverte la MB per il mercato civile, dando vita alla fortunata serie CJ (Civilian Jeep) in produzione con varie versioni fino al 1987, quando viene sostituita dal modello Wrangler. Gli anni Cinquanta sono cruciali per l’evoluzione del veicolo: nel 1950 la Willys-Overland ottiene la prima registrazione del marchio di fabbrica Jeep negli Stati Uniti, ma appena tre anni dopo viene venduta alla Kaiser Motors, divenendo prima Willys Motors e poi (1963) Kaiser-Jeep. Il nome del prodotto prende così il sopravvento sul marchio della fabbrica. Nei 16 anni di amministrazione Kaiser i veicoli Jeep vengono commercializzati in oltre 150 paesi del mondo; nel 1970 la Kaiser-Jeep viene acquistata dall'American Motors Corporation (AMC), acquisendo definitivamente il nome Jeep. La AMC continua a produrre versioni del modello CJ fino alla CJ-8, abbandonando la serie, nel 1987, in favore di un modello meno ruvido e più confortevole: nasce così il primo modello Wrangler, l’YJ. Su questo vengono montati per la prima (e ultima) volta fari di forma quadrata, che allontanano il design da quello dell’antenato MB. L'American Motors Corporation, a circa un anno dalla presentazione del Wrangler, viene venduta alla Chrysler Corporation e il marchio Jeep entra a fare parte della divisione Jeep/Eagle di quest’ultima. Il Wrangler viene sviluppato (tornando ai fanali rotondi) con le versioni TJ e JK. Quest’ultima è stata presentata dopo l’acquisto della Chrysler da parte di Fiat Group nel 2009. è quindi la prima Jeep “italiana”, seguita, nel 2014, dalla seconda, la Renegade (costruita nella fabbrica Fiat-SATA di Melfi), ispirata alla CJ-2 Renegade e prodotta dal 1976 al 1982.


Per fare un SUV ci vuole una Jeep

Durante la Seconda Guerra mondiale la jeep si era dimostrata un mezzo indispensabile, capace di funzionare ovunque, dalle mulattiere delle campagne italiane al deserto africano, dalla giungla delle isole del Sud-est asiatico alla neve della Russia. Furono queste qualità a indurre Brooks Stevens, geniale designer industriale (attivo, oltre che nel design automobilistico, nell’architettura d’interni, nella grafica, nella progettazione di treni), a scrivere:

It is entirely possible that a civilian version of the army jeep might be a most acceptable and desirable piece of transportation equipment. Conservatively styled versions of this jeep could be manufactured during the war to fill necessary civilian needs. [...] The civilian jeep could then be projected into a postwar “victory car” in a more completely styled form. [...] This car would have maneuverability, reasonable speed, greatly increased operating economy, and could be moderately priced (Brooks 1942: 84-85, 162).

(“È del tutto possibile che una versione civile della jeep in uso all’esercito sia un mezzo di trasporto accettabilissimo e desiderabile. Versioni di questa jeep che ne mantengano sostanzialmente lo stile potrebbero essere fabbricate durante la guerra per rispondere a imprescindibili bisogni civili. [...] La jeep civile potrebbe allora essere proiettata in una “macchina della vittoria” nel dopoguerra, in una forma stilistica più compiuta. [...] Questa macchina avrebbe manovrabilità, velocità ragionevole, economia operativa notevolmente maggiore, e potrebbe avrebbe un prezzo accessibile”).

Gli argomenti di Brooks piacquero a Delmar Roos, ingegnere capo della Willys-Overland, che assunse subito Stevens come consulente, perché disegnasse una linea di automobili ispirate a quei principi. Nacque così la Willys Jeep Station Wagon, prima auto del genere dalla carrozzeria totalmente in acciaio, non in legno, ed economicamente accessibile (costava 1560 $). Nel 1962 la Kaiser-Jeep, nel frattempo subentrata nella proprietà del marchio Jeep, si mette sulla strada segnata da Stevens e presenta il primo veicolo a trazione integrale dotato di trasmissione automatica e sospensioni anteriori indipendenti, il Wagoneer SJ (progenitore della Jeep Grand Cherokee del 1993). Le grandi dimensioni di questo mezzo – lungo più di quattro metri e mezzo, largo quasi due, con un passo di più di due metri e mezzo –, le rifiniture di lusso degli interni e la cura estetica della carrozzeria (spicca il dettaglio dei pannelli di legno applicati sulle fiancate) ne fanno un tipo di automobile inedito, versatile e robusto come un fuoristrada, capiente come una station wagon, raffinato come una berlina: ci sono già tutti gli ingredienti del SUV. In realtà, già nel 1987, con la Jeep Wrangler, il concetto di Jeep era cambiato radicalmente, cominciando a convergere verso quello di veicolo sportivo e al contempo comodo e tecnologicamente avanzato. Venti anni dopo l’ultima evoluzione del Wrangler, il già citato Renegade non ha niente da invidiare, in quanto a comfort ed equipaggiamenti, alla Grand Cherokee WK2.


Fabio Ruggiano

Bibliografia

Brooks Stevens 1942, Your victory Car, “Popular Mechanics”, XII, pp. 82-85, 162.
Foster Patrick R. 2014, Jeep. The History of America’s Greatest Vehicle, Minneapolis, Motorbooks.
Statham Steve 2001, Jeep (Enthusiast Color Series), St. Paul, MBI.