1961 · scuola-bus (o scuolabus)

Autobus adibito al trasporto urbano o extraurbano, da casa a scuola e viceversa, di scolari e studenti.

Per la prima volta gli scuolabus possono circolare sulle strade provinciali (“La Stampa”, 19-10-1961). È anche la prima attestazione finora nota della parola.

Vengo a prenderti (e a riportarti) a scuola

Scuolabus è un calco dell’inglese schoolbus (o school bus) di cui ripete la struttura, con la “testa” a destra (cfr. Ramat 1993: 13); in origine, e per qualche tempo, ci sono state oscillazioni nella pronuncia (cfr. GDLI s. v.), mentre oggi la scelta fra scuòlabus e scuolabùs si risolve perlopiù a favore della prima soluzione. Molti dizionari, compreso il DELI,  attribuiscono al 1965 la prima attestazione del composto, che in realtà è presente almeno a partire dal 1961: si trova in un articolo giornalistico in cui si annuncia che «per la prima volta gli “scuola-bus” circolano sulle strade provinciali» (“La Stampa”, 19 ottobre). Non sorprende la prudenza usata dall’anonimo estensore del pezzo nel collocare il termine fra virgolette, com'è abituale con i neologismi. Bisognerà attendere la fine del suo “periodo di prova”, e quindi il suo ingresso stabile nel patrimonio lessicale della nostra lingua (certificato dall’accoglienza, a metà del decennio, nei vocabolari), per vederlo riprodotto senza. Non sorprende nemmeno che i suoi componenti, scuola e bus (quest’ultimo di grande vitalità nell’italiano contemporaneo, avendo dato vita a molte formazioni: bibliobus, elibus, filobus, ecc.), siano separati – come si verifica di norma con i nuovi composti – da un trattino; già dall’anno successivo il segno divisore, in ogni caso, comincia a dileguarsi.
La nascita dello scuolabus all’inizio degli anni Sessanta è qualcosa di più di un semplice nuovo servizio offerto agli scolari. Non è forse esagerato affermare che rappresentò una vera e propria conquista sociale in un decennio in cui, per una serie di interventi in materia scolastica (fra i quali l’estensione della frequenza obbligatoria ai tre anni della scuola media inferiore per i ragazzi dagli undici ai quattordici anni), l’istruzione cominciò a essere davvero alla portata di un'intera popolazione. Nei decenni successivi il numero degli istituti scolastici sarebbe cresciuto, fino ad arrivare alla situazione odierna in cui pochi comuni, fra gli ottomila italiani, sono sprovvisti di una scuola elementare e media; il servizio di trasporto con scuolabus ha perciò finito per perdere la sua dimensione provinciale, tornando a essere un servizio urbano.


Scuola(bus) per tutti


Grazie al “pulmino giallo” hanno potuto recarsi ogni mattina a scuola decine di migliaia di bambini e di ragazzi residenti in comuni minori, privi di edifici scolastici. L'articolo giornalistico già citato si focalizzava proprio sull'utilità del mezzo per i piccoli comuni, aggiungendovi il vantaggio di un risparmio per lo Stato:  

È un’iniziativa già attuata nei paesi stranieri e che soddisfa due esigenze: da un lato il bisogno dei comuni minori, dall’altro una forma di economia, in quanto con questo sistema il problema scolastico viene risolto con un minor numero di edifici.

Nel gennaio del 2012 il comune di Quarto, in provincia di Napoli, ha messo all’asta uno dei suoi tre scuolabus per ridare corpo alle sue magre finanze (anche se il mezzo è stato battuto alla modestissima cifra di 800 euro). Si è forse pensato a un sacrificio sostenibile, data la dimensione cittadina del tragitto da casa a scuola e viceversa, ma presto gli scuolabus potrebbero tornare a transitare lungo le strade extraurbane: in tempi di crisi economica e di spending review l’accorpamento degli istituti scolastici, perseguito dagli ultimi governi, potrebbe essere compensato da un potenziamento del servizio di trasporto scolastico extracittadino.
Nel frattempo lo scuolabus, seguendo l'esempio di altri veicoili a motore, ha provato a imboccare la strada dell’ecosostenibilità. In California, nel 2013, è stato realizzato il primo scuolabus elettrico grazie alla collaborazione fra il costruttore Trans Tech Bus, specializzato in questo genere di veicoli, e la Motiv Power Systems, un’azienda che produce motori elettrici (http://www.ansa.it/motori/notizie/rubriche/mobilita/2013/11/08/California-scuolabus-elettrici-pronti-entrare-servizio_9586252.html, 8 novembre 2013). Ancora più ecofriendly dello scuolabus californiano è il piedibus, neoformazione scherzosa che indica una sorta di “scuolabus umano”, formato da una comitiva di bambini (i “passeggeri”), accompagnata da due adulti (l’“autista” davanti e il “controllore” dietro), che, «come un vero autobus di linea, parte da un capolinea e seguendo un percorso stabilito raccoglie passeggeri alle “fermate” predisposte lungo il cammino, rispettando l’orario prefissato» (http://www.piedibus.it/index.php?c=2).


L’autista di scuolabus al cinema e in tv

L’inizio della scuola è spesso la prima occasione in cui i bambini si staccano dalla gonna della mamma. Per tanti ciò avviene, più che ai cancelli della scuola, di fronte alle portiere automatiche dello scuolabus, che con un movimento minaccioso si aprono per risucchiarli dentro. La prima persona ad accoglierli è in tal caso il conducente.
Il cinema e la televisione ci hanno consegnato, dell’autista di scuolabus, immagini spesso molto diverse: di una persona bonaria ma un po’ furbetta, come il Dante Ceccarini (Roberto Benigni) del film Johnny Stecchino (1991), conducente di uno scuolabus per disabili che finge una sorta di “tic” alla mano destra per ottenere i soldi dell’assicurazione; di una donna dall’aspetto accigliato (e invero poco rassicurante), come la “fumante” Dorothy Harris (Siobhan Fallon) che porta ogni giorno a scuola il bambino Forrest Gump nell'omonimo film (1994); di un individuo del tutto inaffidabile come il capellone “bolognese” Otto, lo svitato personaggio senza patente dei Simpson, aduso a consumare droghe (con le cuffie perennemente sulle orecchie a sparare musica metal a tutto volume), che porta a scuola Bart, Lisa e gli altri bambini di Springfield.
Tutte persone, in fin dei conti, dotate però di un gran cuore.

Alessandro Aresti

 

Bibliografia

DELI = Dizionario etimologico della lingua italiana, a cura di Manlio Cortelazzo e Michele A. Cortelazzo, 1999, Bologna, Zanichelli.
GDLI = Grande dizionario della lingua italiana, fondato da Salvatore Battaglia, diretto da Giorgio Bàrberi Squarotti, Torino, UTET, 1961-2002, 21 voll.
Ramat Paolo, 1993, L’italiano lingua d’Europa, in Sobrero, vol. I, Le strutture, pp. 3-39.
Sobrero Alberto A., 1993 (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo, vol. I, Le strutture, Roma-Bari, Laterza, 2 voll.