Tessera magnetica che consente, ai correntisti che aderiscono al sistema, di prelevare denaro contante dallo sportello automatico di una banca.
Entra in vigore quest'anno, e sarà un boom l'anno dopo (“A distanza di un anno e mezzo dalla sua entrata in funzione, gli istituti di credito che aderiscono al Bancomat sono ormai 400, con 1600 sportelli sparsi in tutta Italia”, “la Repubblica”, 6 dicembre 1984).
Una novità rivoluzionaria
Secondo la Lonely Planet è «la migliore invenzione per i viaggiatori dopo lo zaino» (Else 2009: 899). Il suo primo parente, di nome Bankograph, installato nel 1939 dalla City Bank di New York, non aveva avuto alcun successo, tanto da essere rimosso nel giro di sei mesi, ma c'era poi tornato su, quasi trent’anni dopo, lo scozzese John Shepherd-Barron. L’idea gli era venuta mentre faceva il bagno: «Stavo pensando a un distributore di cioccolata, e immaginai di rimpiazzare le barrette con le banconote» (Challoner 2009/2010: 789). Nasceva così il primo distributore elettronico di contanti, installato dalla società De La Rue di Barron alla Barclays Bank di Enfield Town, a nord di Londra. Funzionava inserendo nella macchina un voucher radioattivo monouso, cui era associato un numero identificativo; all’attore di serie tv Reg Varney l’onore del primo prelievo, il 27 giugno 1967.
Nove anni dopo era stato installato, anche in Italia, il primo sportello automatico. Alberto Pezzini, direttore della Cassa di Risparmio di Ferrara, l'aveva scoperto nel 1976, durante un congresso in Marocco, e al suo rientro l'aveva fatto subito installare nella sede centrale dell’istituto, «proprio di fianco allo scalone monumentale; era controllato da un operatore che verificava periodicamente il buon funzionamento, il carico e la sostituzione del rotolo» (intervista a Pezzini del 2012, ripresa sulla “Nuova Ferrara” del 28 dicembre 2014).
Quella ferrarese resta per diversi anni una novità isolata. Nel 1982 la Cassa di Risparmio di Torino pubblicizza il suo nuovo servizio “Prontabanca” (reclamizzato così in una pubblicità sulla “Stampa” del 7 settembre di quell'anno: «uno sportello per prelevare 24 ore su 24, ogni giorno, tutto il denaro che vi serve») e altri istituti bancari la seguono, lanciando servizi analoghi che, nella primavera del 1983, confluiscono in un circuito unico: il sistema Bancomat, frutto dell’accordo di 275 banche presenti su tutto il territorio nazionale:
Da oggi le banche italiane restano sempre aperte. Possibile? Sì con Bancomat […] [U]n grande passo avanti, una novità rivoluzionaria […] per cui ora è possibile effettuare prelievi dal proprio conto corrente a distanza, agendo tramite lo sportello automatico Bancomat sito anche presso la filiale di un’altra banca (“La Stampa”, 29 marzo 1983).
Il sistema cresce tra quello stesso 1983 e l'anno successivo:
A distanza di un anno e mezzo dalla sua entrata in funzione, gli istituti di credito che aderiscono al Bancomat sono ormai 400, con 1600 sportelli sparsi in tutta Italia. Ai clienti vengono distribuite le tessere con un codice segreto, attraverso le quali si possono ritirare in qualsiasi momento cifre con massimali prefissati. Non si va mai, comunque, oltre le 500 mila lire giornaliere, per un massimo di 3 milioni mensili. Il Bancomat può vantare a tutt’oggi circa 2 milioni e mezzo di clienti (Enrico Bonerandi, Truffa 'Bancomat', un arresto, “la Repubblica”, 6 dicembre 1984).
Mille e seicento sportelli non erano molti, a confronto con gli oltre 39.000 censiti nel 2006 (cfr. Gagliardi 2007). Beppe Severgnini, che definisce l’introduzione del Bancomat una «pietra miliare nella storia del costume economico italiano», non tace delle difficoltà di quella che ricorda come una vera e propria caccia al tesoro:
I distributori di banconote erano infatti rari, e occultati con abilità. Con la carta, veniva consegnato un libretto che indicava «i bancomat presenti sul territorio nazionale», e serviva da mappa durante la caccia al tesoro. Nella notte, in ogni città italiana, bande di disperati cercavano di procurarsi il contante dall’unica macchina disponibile – e, quando la trovavano, spesso scoprivano che era fuori servizio (Severgnini 2005: 138).
Allora dire Bancomat, per prenderla goliardicamente come lui, era come dire: «La mia banca mi fa diventar matto».
Una parola, tre significati
Bancomat è una di quelle parole che i linguisti chiamano “macedonia”, un composto di vocaboli e parti di vocaboli che hanno spesso una lettera in comune: nel nostro caso banco (variante di banca) e (aut)omat(ico). Il termine entra subito in circolazione, e pochi anni dopo finisce nella rete dei lessicografi (i primi a registrarlo sono Cortelazzo e Cardinale 1986, s. v.; cfr. Silverio Novelli, Bancomat, https://www.treccani.it/lingua_italiana/articoli/paroledelleconomia/bancomat.html). È una voce completamente italiana, benché possa essere avvertita come un forestierismo: in tanti l’adoperano all’estero convinti che sia internazionale, e si sorprendono quando non sono compresi.
In senso stretto Bancomat è il marchio registrato dell'omonimo consorzio interbancario, anche se lo usiamo in genere come sinonimo di sportello automatico (ciò avviene anche in altre lingue, per es. nel caso del portoghese Multibanco), che in inglese si direbbe ATM, acronimo di Automated Teller Machine, in francese distributeur, in spagnolo cajero automático, in tedesco Geldautomat; persino il latino ha dato un nome all’invenzione di Shepherd-Barron: machinatio automataria pecuniae hauriendae (Egger 2012, s. v. bancomat). Per un'ulteriore estensione di significato chiamiamo poi Bancomat anche le tessere in plastica che hanno sostituito i vecchi voucher monouso. Dagli anni ’90, con l’attivazione del circuito PagoBancomat, la carta di debito può essere usata direttamente, come una normale carta di credito, per acquistare i beni e servizi più svariati; il Bancomat è così divenuto il principale passepartout della società dei consumi:
Molti di noi si sentono sopraffatti: dalle escursioni negli ipermercati tornano carichi di cose inutili, e provano sensi di colpa. Il nostro passaporto è il bancomat, la nostra dogana la cassa (Severgnini 2005: 149 sg.).
Bancomat umani
Te vai in banca e gli dici: Buongiorno, sono venuto a ritirare un po’ di soldini, e loro te li danno. Quando li hai finiti ci torni, loro ce ne hanno sempre, non possono restare senza, se no non si chiamerebbero Banca (frase raccolta da Paolo Nori in un asilo di Reggio Emilia: www.paolonori.it/questa-liberta).
L’idea di un’alta e continua disponibilità di contante, unita all’automatismo nella distribuzione, senza vincoli di orario, ha fatto nascere ultimamente anche la locuzione non essere un bancomat, molto diffusa nel linguaggio della politica e dei media: «I pensionati non sono un Bancomat. Basta sacrifici» (“Il Fatto Quotidiano”, 12 marzo 2014); «Le rinnovabili non sono un bancomat» (www.verdieuropei.it, 22 maggio 2014); «Le imprese non sono un bancomat» (www.confindustria.it, 11 dicembre 2013); «Gli agricoltori non sono un bancomat» (www.confagricoltura.it, 19 febbraio 2015); «I servizi sociali non sono un bancomat» (“Il Messaggero Veneto”, 9 marzo 2015).
Se Daniela Santanché, intervistata su Radio 24 (“La Zanzara”, 23 ottobre 2013), ha polemizzato con Veronica Lario, un po’ esosa nel chiedere gli alimenti al pur facoltosissimo ex-marito, dicendo che «gli uomini non sono dei bancomat», è per converso un Bancomat umanissimo quello tratteggiato da Stefano Benni nel suo racconto Fratello bancomat. Il conto di un cliente è in rosso («AHI, AHI, SIGNOR PIERO, ANDIAMO MALE») ma lo sportello elettronico prende le sue parti, rivelandosi un suo inatteso alleato:
DI QUANTO HA BISOGNO SIGNOR PIERO?
Beh, tre o quattrocentomila lire. Per arrivare alla fine del mese.
POI LE RIMETTERÀ SUL CONTO?
Non so se sarò in grado.
EVVIVA LA SINCERITÀ. REINSERISCA LA TESSERA.
Procedo.
[…]
APRA LA BORSA E STIA ZITTO. ORA LE SPARO FUORI SEDICI MILIONI IN CONTANTI.
Oddio… ma cosa fa?... è incredibile… vada piano… mi volano via tutti… basta! ne bastavano meno… ancora? ma quanti sono? oddio, tutti biglietti da centomila, non stanno neanche più nella borsa… ancora uno! un altro… è finita?
(Benni 1994: 19 sg.)
Giovanni Battista Boccardo
Bibliografia
Benni Stefano, 1994, L’ultima lacrima, Milano, Feltrinelli.
Challoner Jack, 2010, 1001 invenzioni che hanno cambiato il mondo, Monteveglio (Bo), Atlante (orig. ingl.: 2009).
Cortelazzo Manlio, Cardinale Ugo, 1986, Dizionario di parole nuove, 1964-1987, Torino, Loescher.
Egger Carl, 2012, Lexicon latinum hodiernum. Verba, locutiones, proverbia latine reddita, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana.
Else David, 2009, Inghilterra, Torino, ETD.
Gagliardi Giovanni, 2007, I primi 40 anni del Bancomat. Il futuro è una banca self-service, “La Repubblica”, 25 giugno.
Severgnini Beppe, 2005, La testa degli italiani, Milano, Rizzoli.