Servizio di teletext offerto dalle reti televisive della RAI.
Se ne parla fin dal 1982, e viene presentato già nel 1983, ma la sperimentazione parte nel gennaio del 1984.
Il “giornale” sullo schermo del televisore
Il 12 gennaio 1984, a trent’anni dall’avvio regolare delle trasmissioni tv, la Rai inaugura il proprio servizio di teletext (sarebbe rimasto in forma sperimentale fino al 30 giugno): Televideo.
Il teletext, un sistema telematico per la trasmissione via etere di pagine di testo da visualizzare sullo schermo del televisore, era stato «ideato e sperimentato nella sua versione originale (CEEFAX e ORACLE) in Inghilterra nei primi anni ’70» (Terenzi e Commissari 1998: 199; cfr. Peralta 2002/2003: 13 sgg.); oltremanica, già nel 1973, era consultato da circa 300 mila utenti (cfr. Zaccaria 1984: 54).
Nel nostro paese la Rai aveva cominciato a muovere i primi passi per l’introduzione del teletext nel 1981. Il 3 gennaio, su “Stampa Sera” (l’edizione pomeridiana del quotidiano “La Stampa”), si salutava con entusiasmo il nuovo strumento, grazie al quale gli abbonati Rai avrebbero potuto ricevere «sullo schermo tv anche la posta ed il giornale» (spingendosi un po’ in là con l’immaginazione, nell’articolo – a firma p. per. – ci si prefigurava qualcosa di simile alla posta elettronica, che sarebbe diventata realtà solo con Internet, diversi anni dopo).
Quasi tre mesi più tardi, sul quotidiano di Torino (ma stavolta dalle colonne dell’edizione mattutina), si riparla del Televideo, accostandolo a un “semplice” servizio di informazione, per certi versi simile a quello offerto da un giornale cartaceo:
Premendo un pulsante del telecomando si potranno richiamare notizie di politica interna ed estera, di cronaca bianca, di cronaca nera, di sport, di economia, di spettacolo, di informazione varia. Con questo sistema si potranno cioè ottenere, senza abbandonare la poltrona su cui si sta comodamente seduti, tutte le informazioni contenute nelle rubriche speciali dei giornali o fornite dai servizi particolari attualmente erogati dalla Sip, come l’orario dei treni e degli aerei, il programma dei cinema, dei teatri o delle varie tv pubbliche e private, il riassunto dei film (b. gh., La Tv come il giornale premendo un pulsante (non prima di ottobre), “La Stampa”, 29 marzo 1981).
Nello stesso articolo si peccava di eccessivo ottimismo nel pronosticare il lancio del Televideo di lì a poco: si sarebbero dovuti attendere invece tre anni.
Un progetto gemello di Televideo è stato il Videotel, partorito nello stesso periodo; se quello viaggiava attraverso l’etere, questo giungeva nelle case attraverso la linea telefonica. Mai decollato per davvero, il Videotel scontava probabilmente il fatto di essere un servizio a pagamento, gestito dalla SIP, la futura Telecom. Chiuderà i battenti nel 1994, all’alba di Internet.
La parola
Il fatto che il servizio sia stato per lungo tempo un’esclusiva dalla televisione pubblica è all’origine del passaggio di Televideo dalla categoria dei nomi propri a quella dei nomi comuni, in virtù del quale diventerà sinonimo di teletext. Questa è la ragione per cui nel 1997, alla sua nascita, Mediavideo sarà subito per tutti il “televideo di Mediaset”.
Televideo era stato coniato nel 1981, quando in Rai – come si è detto – si erano già gettate le fondamenta per il varo del “teletesto” in Italia. Come 'video del televisore' era però già comparso nel decennio precedente; eccone un’attestazione giornalistica:
E che dire di un certo choc che «Odeon» ha provocato con la presentazione di alcuni spettacoli che potremmo definire così e che, comunque, non si erano mai visti sul televideo? (Lamberto Antonelli, Attenti a quei due!, “La Stampa”, 20 settembre 1977).
Sul versante morfologico la parola era nata sotto l’influenza del suo (ex)-iperonimo teletext, di cui riprendeva il prefissoide tele-, che all’inizio degli anni Ottanta aveva ormai da tempo affiancato al suo valore semantico originario “a distanza” quello più recente di “relativo alla televisione” (cfr. D’Achille 2011).
Meglio non cambiare, no?
A sorprendere è che, nonostante i trent’anni e oltre di vita (un’era geologica, nella storia delle telecomunicazioni), il Televideo abbia mantenuto, praticamente immutati fino a oggi, sia il sistema di trasmissione dati nella forma standard elaborata negli anni Settanta, sia la sua inconfondibile veste grafica “a grana grossa” (che ricorda quella dei più arcaici videogiochi); in realtà erano previsti originariamente altri quattro “livelli” di sviluppo della tecnologia teletext, ciascuno dalle caratteristiche più avanzate rispetto al precedente, poi però mai implementati «a causa degli elevati costi delle infrastrutture necessarie e della scarsa disponibilità delle aziende produttrici ad investire senza la certezza di un ritorno economico» (Peralta 2002/2003: 10).
Anche la strutturazione dei contenuti non ha subito modifiche di rilievo nel corso del tempo. L’unità di base è la pagina, una schermata costituita da un massimo di 24 righe di testo (con l’aggiunta, eventualmente, di elementi grafici molto grossolani), identificata da un numero a tre cifre compreso tra 100 e 899. Una pagina può dividersi in due o più sottopagine, mostrate a rotazione (si parla tecnicamente di rullo o, all’inglese, rolling). Prendendo come riferimento Rai Televideo (diversa, ma non di molto, è l’ossatura di Mediavideo), la pagina iniziale, la numero 100, presenta l’indice con le varie sezioni: Ultim’ora (pagina 101), che pubblica le ultime notizie quasi in tempo reale, Prima pagina (103), che fornisce le principali notizie della giornata, Politica (120), Economia (130), Sport (200), Società (420), Lotto-Lotterie (590), Meteo-Viaggi (600), ecc. La pagina del Televideo più nota ai telespettatori, anche a coloro che il Televideo non lo hanno mai attivato (non sono però numerosi, se ancora nel 2008 – secondo un sondaggio – 25 milioni di utenti ne facevano uso: http://lucadebiase.nova100.ilsole24ore.com/2008/11/05/televideo-web), è forse la 777, quella dei sottotitoli per i non udenti, che tutti hanno sentito nominare almeno una volta dall’annunciatrice dei programmi Rai di prima serata.
Se da un lato è rimasto uguale a sé stesso nel tempo (sarà anche perché quello del piccolo schermo è un pubblico abitudinario), dall’altro il Televideo si è rinnovato almeno per quanto riguarda i canali di diffusione: negli ultimi anni, oltreché sui dispositivi di telefonia mobile, è sbarcato su Internet. In ogni caso, con le maggiori opportunità tecniche conseguenti all’introduzione del digitale terrestre, sta prendendo corpo l’intenzione di svecchiare questo glorioso strumento di comunicazione, dotandolo di una grafica più accattivante e soprattutto offrendo all’utente un vero e proprio canale interattivo, da sfruttare addirittura nel circuito della comunicazione tra la pubblica amministrazione e i cittadini, come si legge su un sito riconducibile al Dipartimento della Funzione Pubblica:
Le potenzialità di questo “vecchio strumento” di comunicazione, grazie all’innovazione tecnologica, possono […], se recepite, offrire nuove opportunità e nuovi spazi di interazione con i cittadini, riuscendo a coinvolgere e a raggiungere quella parte dell’utenza, esclusa, per diverse ragioni, dalle comunicazioni elettroniche e dal web (http://qualitapa.gov.it/relazioni-con-i-cittadini/utilizzare-gli-strumenti/teletext).
Potremmo essere insomma di fronte, per citare Aldo Grasso (“Corriere della Sera”, 19 agosto 2008), a una sorta di “Internet dei poveri”.
Alessandro Aresti
Bibliografia
Arcangeli Massimo, 2011, Itabolario. L’Italia unita in 150 parole, Roma, Carocci.
Borruso Renato, Russo Stefano, Tiberi Carlo, 20093, L’informatica per il giurista. Dal BIT a Internet, Milano, Giuffrè (prima ediz.: 1990).
Brigida Franco, Baudi di Vesme, Francia Laura, 2000, Media e pubblicità in Italia, Milano, Franco Angeli.
D’Achille Paolo, 2011, Televisione, in Arcangeli: 199-200.
Francia Laura, 2000, Le pagine di Teletesto, in Brigida e altri: 177-182.
Matarazzo Elio, 2007, La Rai che non vedrai. Idee e progetti sul servizio pubblico radiotelevisivo, Milano, Franco Angeli.
Peralta Eugenio, 2002-2003, Il giornale elettronico: informazione e cronaca sul Televideo, Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM), tesi di laurea.
Terenzi Giorgio, Commissari Giuseppe, 1998, Il nuovo videolibro, Milano, Hoepli.
Zaccaria Roberto, 1984, RAI. La televisione che cambia, Torino, SEI.