1985 · telefono cellulare

Dispositivo portatile per le comunicazioni telefoniche che passino per il sistema di trasmissione radio della telefonia cellulare. ► Sin.: cellulare, telefonino.

L'espressione si affaccia su alcuni periodici (“Espresso” ed “Europeo”). Nel 1986 comparirà per la prima volta sulla “Stampa” (24 ottobre).

In principio...

Odio il telefonino. Quando vedo per strada un essere umano (umano si fa per dire) curvo sul suo cellulare, che parla a voce alta, incurante di chi gli sta intorno, provo un acuto senso di ribrezzo. Penso che nelle città ci dovrebbero essere appositi luoghi di decenza, tipo vespasiani, per consentire, a chi gli scappa, di telefonare senza essere visto (Luciano De Crescenzo, Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorsi, Milano, Arnoldo Mondadori, 2008, p. 81).

Viviamo nell’era dell’iperconnessione e del mito della perenne reperibilità, ed è difficile oggi pensare a un passato in cui i telefonini non esistevano. Eppure non molti anni fa, nel 1987, l’avvento dei cellulari era ancora solo auspicato, non senza qualche preoccupazione. Ecco cosa scriveva “la Repubblica” il 20 febbraio di quell’anno:

In Svezia e nei paesi nordici è allo studio addirittura una rivoluzione delle comunicazioni destinata a chiudere drasticamente con il passato. Si tratta del “telefono cellulare”. In pratica i singoli apparecchi saranno in contatto con una serie di centrali sparse sul territorio via radio e quindi il telefono non sarà localizzato a casa o in ufficio, ma potrà seguire l’utente ovunque. Tenere a freno la nuova tecnologia si sta rivelando ogni giorno sempre più impossibile (Arturo Cocchi, Ma la tecnologia e i satelliti stanno battendo molti monopoli).

Chi avrebbe mai pensato che, meno di trent’anni dopo, sarebbe stato normale per gli italiani avere non uno, ma più di un cellulare a testa? E che, rispondendo a una chiamata, non si sarebbe più chiesto “Chi parla?”, ma piuttosto “Dove sei?”. Un telefono «così piccolo, leggero, nomade», ha scritto Fausto Colombo, «ci accompagna e porta con sé la nostra dimensione relazionale. Dentro al cellulare ci sono infinite tracce del nostro modo di vivere, della nostra storia e delle nostre attitudini. Infatti, smarrirlo è un lutto, come perdere il gatto o subire una qualche amputazione, simbolica e non» (Colombo 2001: 27).
Le prime attestazioni di telefono cellulare, che deve il suo nome alla tecnologia utilizzata (a “celle radio”, anche se a volte le celle diventano impropriamente cellule), risalgono al 1985; si va dall'“Europeo” (num. 41, p. 195) all'“Espresso” (Giorgio Rivieccio, Quel telefono ha una marcia in più, num. 31,  p. 195):

Il telefono cellulare prevede la suddivisione del territorio in una serie di aree 0 “cellule” di circa 2-3 chilometri quadrati, ognuna delle quali viene servita da un ricetrasmettitore fisso che lavora su una banda di frequenza più elevata (450 MHz). […] Quando l’auto passa da una cellula all’altra, un computer provvede a trasferire istantaneamente la comunicazione sulle frequenze libere della nuova zona senza che l’utente se ne accorga.

Nel 1986 le testimonianze dell'espressione diventeranno più numerose; eccone un paio, una giornalistica e l'altra no:

Il telefono cellulare appare un valido strumento per molte categorie di utenti (medici, dirigenti d’azienda, operatori di imprese e di trasporti, guidatori di auto pubbliche) ma finirà per condizionare, si prevede, la libertà individuale. La reperibilità dell’abbonato, sia che si trovi in casa, in ufficio o in movimento, diverrà totale (Piero Casucci, Radiotelefono, è bello, “La Stampa”, 24 ottobre).

Telefono a bordo. Necessario per il playboy come l’aria che si respira. Scegliere l’ultimo nato nel mondo delle telecomunicazioni: il telefono cellulare della Sip (Renzo Barbieri, 1986, Il manuale del playboy, Sonzogno, Milano, p. 78).

Con il passare degli anni l’oggetto avrebbe assunto diversi altri nomi: cellulare, mobile e soprattutto telefonino. Ma perché diventasse “ino” sarebbe dovuto passare del tempo.

Dal telefono-mattone al telefonino


Prima degli anni Settanta la telefonia mobile era limitata a telefoni installati nelle automobili: i primi modelli risalivano al 1946 ed erano della Bell System; il loro peso, circa 36 chili, li rendeva piuttosto scomodi da maneggiare. Il 3 aprile 1973 Martin Cooper, ricercatore ed ex-vicepresidente della Motorola, inoltra la prima chiamata “mobile” da un prototipo di Motorola DynaTAC mentre si trova a New York, sulla Sixth Avenue, di fronte all’Hilton. La telefonata era diretta a Joe Engel, che lavorava presso i Bell Laboratories AT&T ed era impegnato su un progetto simile; Cooper informava l’amico e rivale che ce l’aveva fatta: alla Motorola erano riusciti a tradurre il sogno in realtà. Il telefono cellulare Motorola pesava 1.1 chili, e le sue misure erano queste: 23 x 13 x 4.45 cm; consentiva fino a mezz’ora di tempo di conversazione prima di scaricarsi e impiegava dieci ore a ricaricare la batteria (Cheng 2013).
Nel 1983 Motorola produce il primo modello commerciale, un’evoluzione del prototipo di dieci anni prima: è il DynaTAC 8000X, del peso di “soli” 793 grammi, in vendita a 3.995 dollari (circa 9.500 di oggi); il costo è alto, ma ne vengono venduti più di 300.000 esemplari. Il DynaTAC, amichevolmente brick phone (“telefono-mattone”), è anche il cellulare di Gordon Gekko, interpretato da Michael Douglas, in Wall Street (1987) di Oliver Stone, ambientato nel 1985; più di vent’anni dopo gli sarà dedicato un cameo nel sequel del film, Wall Street: Il denaro non dorme mai (2010): all’inizio della pellicola, che narra avvenimenti del 2001, Gekko esce di prigione dopo diversi anni di reclusione e, tra gli oggetti che gli vengono riconsegnati, c’è anche il suo obsoleto telefono-mattone.
 Il primo proto-smartphone è del 1994; si tratta del Simon IBM, dotato di touch screen monocromatico e varie funzioni avanzate (calendario, rubrica, calcolatrice, posta elettronica, etc.). Uno dei modelli di cellulare più amati di tutti i tempi è stato però il Nokia 3310 GSM, lanciato sul mercato nel 2000, conosciuto come il telefonino indistruttibile per eccellenza; nel 2007 arriva infine sul mercato il primo Iphone, oggetto di un vero culto (Kleinman 2013).


Italia, paese di nevrotici chiacchieroni

Il primo cellulare italiano viene messo in vendita nel 1990, in occasione dei mondiali di calcio; è prodotto dalla Italtel, si chiama Rondine e pesa circa mezzo chilo (una produzione italiana di terminali mobili non sarebbe poi mai decollata: cfr. Cantoni e altri 2011: 773-783). La penetrazione del cellulare, nel nostro paese, era al 158% già nel 2014: più di una SIM e mezza a persona in circolazione (la percentuale negli USA, nello stesso anno, è del 103%: Kemp 2014). Una passione nazionale che a volte sconfina nel malcostume o nel vizio; nel 2006 Aldo Baglio, in una pubblicità Wind, si faceva chiamare con la scusa di essere diventato padre per farsi ricaricare il conto:

Aldo: Grazie! Un maschio!
Giovanni: Ma perché ti chiamano tutti?
Aldo: Ho detto a tutti che mi è nato un figlio!
Giovanni: Ma non è vero!!
Aldo: Lo so, ma così mi ricaricano il telefonino!
[…]
Aldo: M’hanno scoperto! Ma più mi insultano più mi ricaricano!

Ci sono momenti in cui il cellulare è quasi superfluo, ma si può sempre usare come macchina fotografica:

Silenzia il cellulare che non ti serve a niente.
A meno che non voglia fare una fotografia.
Di noi che ci abbracciamo forte e poi decolliamo via.
     Jovanotti, Sabato (2014)

È noto che l’italico soffre stress post-traumatico da cellulare scarico,
tipo che l’iphone smette di scrivere e tu smetti di vivere.
Pazzo per gli autoscatti? Sei fotosensibile.
           Fedez, Generazione Boh (2014)

L’aspetto quasi grottesco di certi atteggiamenti del DDT, il “Drogato Da Telefonino”, era già stato colto da Stefano Benni nel 1997. Che cosa accade se il DDT si trova in un locale in cui il cellulare non prende?

Il DDT inizia a percorrere in lungo e in largo la stanza, striscia contro i muri, sale sui tavoli, salta come un canguro alla disperata ricerca di un segno di vita della sua creatura. Spesso si può vedere il DDT in una delle seguenti posizioni:
a. modello “Statua della libertà”, in piedi sul tavolo col telefonino innalzato verso il soffitto;
b. modello “Gogna”, con mezzo busto fuori della finestra, braccio proteso e mezzo congelato;
c. modello “Frontiera”, deambulante avanti e indietro attraverso la porta, in un vortice di spifferi e proteste;
d. modello “Fisherman”, col cellulare legato a una canna da pesca infilata nello spioncino dell’aerazione in alto a destra;
e. modello “Delega”, nervosissimo dopo aver pagato un ragazzino perché gli tenga il cellulare fuori del locale. La percentuale di restituzione è del cinquanta per cento, ma pur di avere il telefonino in funzione, il DDT corre questo rischio;
f. modello “Eremita”, seduto sul cesso tutta la sera perché lì è l’unico punto dove riceve.
(Bar Sport Duemila, Milano, Feltrinelli, p. 121)

O dove si può messaggiare o navigare in santa pace, al riparo da occhi indiscreti.

Vera Gheno

Bibliografia

Beselor Sarah, 2010, Gordon Gekko’s Cell Phone, 23 settembre, http://www.slate.com/blogs/browbeat/2010/09/23/gordon_gekko_s_cell_phone.html.
Cantoni Virginio, Falciasecca Gabriele, Pelosi Giuseppe, 2011 (a cura di), Storia delle telecomunicazioni, Firenze, FUP.
Cheng Roger, 2013, The First Call from a Cell Phone Was Made 40 Years Ago Today, 3 aprile, http://www.cnet.com/news/the-first-call-from-a-cell-phone-was-made-40-years-ago-today.
Colombo Fausto, 2001, Il piccolo libro del telefono, Milano, Bompiani.
Kemp Simon, 2014, Social, Digital & Mobile Worldwide in 2014, 9 gennaio, http://wearesocial.net/blog/2014/01/social-digital-mobile-worldwide-2014.
Kleinman Alexis, 2013, For The Cell Phone’s 40th Birthday, The 8 Most Important Cell Phones Ever, “The Huffington Post”, 4 marzo, http://www.huffingtonpost.com/2013/04/03/cell-phone-birthday_n_3007003.html.