1995 · DVD

Sigla di Digital Versatile Disc, a indicare un supporto di memoria che è la naturale estensione di un compact disc (CD), rispetto al quale presenta maggiore densità di dati.

Compare diffusamente da quest'anno sui quotidiani e i periodici italiani.

Una nuova sigla


Quest’anno, fra gli articoli di giornale che parlano di un «super Cd, definito come Dvd» (Filippo Azimonti, A colpi di bytes. La strana guerra dei “super CD”, “la Repubblica”, 6 marzo 1995), ce n'è uno che annuncia:

il ’96, l’anno del digitale, sarà segnato da un’altra importante novità. Prendete penna e foglio e segnatevi questa sigla: Dvd (Digital video disc). Ecco il futuro del compact disc, il successore dei Cd audio, dei Cd-rom, dei Cd video e delle stesse videocassette (Massimo Miccoli, Come cambia il salotto digitale, “la Repubblica”, 18 settembre).

Il futuro delle tecnologie per contenere e riprodurre suoni, dati e immagini è in queste tre lettere: DVD. Qui è sigla di D(igital) V(ideo) D(isc) (“disco video digitale”), ma c'è anche chi la interpreta come abbreviazione di «Digital Video Display» (f. a., A colpi di bytes. La strana guerra dei “super CD”, “la Repubblica”, 6 marzo 1995). Al di là del suo significato originario, in ogni caso, la sigla viene ben presto comunemente interpretata come abbreviazione di D(igital) V(ersatile) D(isc) (“disco versatile digitale”). La caratteristica di questo nuovo disco ottico è proprio la sua versatilità: il supporto è in grado di contenere grandi quantità di informazioni, imponendosi fin da subito sul mercato in sostituzione delle vecchie videocassette VHS e dei già obsoleti CD e CD-rom (cfr. Piro 1997: 101 sgg.).
I primi DVD sono dischetti del diametro di 12 centimetri e dalla memoria di 4,7 GigaByte, capaci di memorizzare un film di oltre due ore o l’equivalente di sette CD musicali; il formato digitale permette di ottenere audio e video di qualità nettamente superiore rispetto alle videocassette, nonché di agire direttamente sulla riproduzione, per es. selezionando la lingua in cui si vuole vedere un film oppure aggiungendo (o eliminando) i sottotitoli. Le caratteristiche dei nuovi dispositivi vengono quindi potenziate, piuttosto rapidamente, con la creazione di dischi a doppia densità e doppia faccia, adatti per registrare su entrambi i lati, fino a contenere quattro ore di film e più di una dozzina di cd, e dotati di sistemi di protezione in grado di limitare (ma non di impedirle del tutto) la pirateria e la duplicazione dei contenuti. Accanto ai dischi da riprodurre, a partire dal 1999, vengono messi in commercio anche i cosiddetti DVD-R, DVD registrabili sui quali è possibile caricare direttamente materiali. Al nuovo standard seguirà l’anno successivo il DVD-RW: riscrivibile e riutilizzabile fino a mille volte, permetterà di registrare al computer con la stessa facilità con cui consentiva di farlo il caro vecchio videoregistratore (cfr. Sitta 2004).


La “guerra” del disco

Il DVD è il frutto di una collaborazione – ma sarebbe forse meglio dire di una tregua – sullo scenario dello scontro tra due cordate in gara per la definizione del nuovo standard di supporto ottico: da una parte il gruppo guidato da Sony e Philips, dall’altra il consorzio capeggiato da Matsushita e Time Warner. I due soggetti avevano iniziato a lavorare, gli uni indipendentemente dagli altri, ad un nuovo tipo di tecnologia di registrazione e riproduzione, che aveva condotto alla realizzazione di due differenti prototipi di dischi a lettura ottica, della forma e delle dimensioni dei CD, ma non utilizzabili nei tradizionali lettori di compact disc audio o sui computer. La distribuzione e commercializzazione di differenti tipi di supporto e, conseguentemente, anche di differenti tipi di lettori incompatibili fra loro, avrebbe generato notevoli problemi, agli utenti e agli acquirenti della nuova tecnologia. In un primo tempo, le due cordate non riescono a trovare un accordo sullo standard di disco da adottare. Perché la situazione si sblocchi è necessario l’intervento delle major cinematografiche americane, che impongono alle varie aziende di trovare una soluzione condivisa, nel rispetto di alcune regole molto precise:

sviluppo di un unico standard che supporti applicazioni tv e su personal computer; progettazione di lettori che accolgano Cd già presenti sul mercato; unico formato per la gestione dei file di sistema; assenza di contenitori esterni che ne limiterebbero l’uso, e infine un costo confrontabile con gli attuali sistemi presenti sul mercato (Umberto Torelli, 1996 l’anno del tuttofare, “Corriere della Sera”, 4 maggio 1996).

Queste regole riescono nell’intento di riportare ordine fra i litiganti e di definire un formato standard unico, il moderno disco a lettura ottica, supportato da nove fra le maggiori case costruttrici aderenti: Hitachi, Jvc, Philips, Pioneer, Mitsubishi, Matsushita, Time Warner, Toshiba. Più che di un trattato di pace, l’intesa fra le aziende produttrici si rivela però quasi subito per ciò che è veramente: un patto di non belligeranza, destinato ad avere vita breve. Già all’inizio del 2002 la Sony mette in commercio il Blu-ray Disc (BD), un supporto ottico per televisori ad alta definizione destinato a sbaragliare la concorrenza nel giro di pochi anni: nel 2008 la rivale Toshiba è costretta ad ammettere la sconfitta e ad annullare il proprio progetto per un nuovo standard di disco, chiamato HD DVD. L’unico vero sconfitto in questa guerra tecnologico-commerciale è però proprio il DVD: il disco ottico, nonostante la sua straordinaria versatilità, perde il suo predominio e, specialmente nel settore dell’home video, viene scalzato dalla scena a nemmeno dieci anni dalla sua comparsa. Molte le ragioni del successo del Blu-ray. Il nuovo supporto, che utilizza un laser a luce blu per scrivere e leggere le informazioni, può contenere fino a 200 GB di dati, quasi 40 volte di più rispetto al suo diretto predecessore. La sua rapida adozione nella PlayStation 3, la console venduta in milioni di esemplari, nonché la possibilità di utilizzare programmi per la visione in 3D, favoriscono inoltre le vendite a livello internazionale del prodotto della Sony.
Fra qualche anno guarderemo probabilmente i DVD e i loro lettori con lo stesso sguardo di malinconica nostalgia con cui guardiamo oggi le videocassette e i videoregistratori. Il vecchio supporto comunque, nonostante la concorrenza, sopravvive ancora. Il Blu-ray non è riuscito a sostituirlo in maniera capillare, così come il disco ottico non si è sbarazzato del tutto del VHS, altro medium analogico che «ha segnato in maniera determinante, per oltre un ventennio, i nostri consumi culturali» (Ernesto Assante, Lo spettacolo in casa con Blu-ray e 3D è in alta definizione, “la Repubblica”, 15 gennaio 2011), ma la cui produzione è cessata ufficialmente a partire dal 2011.


Francesco Lucioli

Bibliografia

Piro Nico, 1997, Come si produce un Cd Rom. Tecniche, metodi, creatività e lavoro di squadra, Roma, Castelvecchi.
Sitta Giorgio, 2004, DVD Authoring. Guida completa, Milano, Apogeo.