A [PREPOSIZIONE]

La grammatica italiana (2012)

A [PREPOSIZIONE]


La preposizione semplice a può presentarsi in diverse forme:

– quando si trova prima di una parola che comincia con la vocale a (più raramente con altre vocali) può assumere la forma ad, con ➔d (eufonica)

passiamo ad altro, dare ad intendere, ad onor del vero

– seguita da parola con consonante iniziale, produce il cosiddetto ➔raddoppiamento sintattico. Il raddoppiamento della consonante è visibile nella resa grafica delle parole derivate da a + altro elemento che hanno assunto una grafia univerbata (➔univerbazione)

accanto, appena, accapo, affatto

– il raddoppiamento è reso nella pronuncia standard, ma non nella grafia, quando le due parole vengono scritte separate

a casa (ma nella pronuncia standard accàsa)

– quando si trova prima di un articolo determinativo, si fonde con l’articolo, dando luogo alle preposizioni articolate

al, allo, alla, ai, agli, alle

La preposizione a svolge diverse funzioni:

– può concorrere alla formazione di locuzioni avverbiali

a caso, a precipizio, a mano a mano, a poco a poco

a volte anche in forma di preposizione articolata

alla cieca, alla carlona

– può collegare due elementi della stessa frase, introducendo diversi tipi di complementi indiretti

Questa la dedico a te (= complemento di termine)

Da due mesi abito a Milano (= complemento di stato in luogo)

I soldati attaccheranno all’alba (= complemento di tempo)

– può collegare due frasi distinte, introducendo diversi tipi di proposizioni

Hai fatto male a fidarti (= proposizione causale)

Sei venuto a litigare? (= proposizione finale).

Usi

In alcuni italiani regionali, la preposizione a viene usata anche in altri contesti e con altre funzioni:

– al posto della preposizione di, in espressioni come

sorella a Mario, cugina a mio nipote

– in alcuni tipi di esclamazione

Beato a te!, Poveri a noi!

– per introdurre il complemento oggetto

Senti a me!, Lo conosci a Mario?

– davanti a un infinito retto da un altro verbo

L’ho sentito a dire cose brutte

Sono tutti usi molto marcati in senso locale: decisamente sconsigliabili non solo nello scritto, ma anche nel parlato.

Diverso il caso dell’uso (originariamente romano e meridionale) di a al posto di in con i nomi di strade e piazze

Abito a via Garibaldi in alternativa ad Abito in via Garibaldi

Questa soluzione – ormai largamente diffusa in tutta Italia, sul modello del costrutto usato con i nomi di città (abito a Venezia) – può essere considerata un’alternativa accettabile rispetto a quella più tradizionale.

Sono accettabili entrambe le soluzioni anche in alternative come:

insieme a o insieme con?

vicino o vicino a?

dietro o dietro a?

sotto o sotto a?

sopra o sopra a?

anche se tradizionalmente si tende a preferire la seconda.

In altri casi, anche se entrambe le alternative sono frequenti nell’uso, l’unica corretta è quella con la a.

• Riguardo a (➔riguardo a o riguardo?)

Riguardo alla questione che sai, è tutto risolto

• Inerente a (➔inerente a o inerente?)

L’articolo inerente all’ultimo scandalo

• Relativo a / relativamente a

Il provvedimento relativo alle pensioni.

Storia

Alcune locuzioni avverbiali costruite con la preposizione a (normali nell’uso odierno) sono state a lungo condannate dai puristi, perché rifatte su un modello francese (➔prestiti). Tra queste, molte espressioni della moda

alla Pompadour, alla Luigi XIV

e della gastronomia

risotto alla marinara, spaghetti al burro, uova al tegame, pollo allo spiedo

Più recente la diffusione di a portar via

pizza a portar via

che, sul tipo di espressioni come vuoto a rendere o a perdere, traduce l’inglese (to) take away. Meglio sarebbe dire da portar via.

Il costrutto con un verbo di percezione (vedere, sentire e simili) seguito da a + infinito era normale nell’italiano antico e diffuso ancora all’inizio del secolo scorso

Mi sono sentito a dire da lui, come roba sua, le cose che io gli avevo detto (V. Pareto, Lettere a Maffeo Pantaloni 1890-1923).

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