Montecassino, abbazia di

Dizionario di Storia (2010)

Montecassino, abbazia di


Abbazia benedettina del Lazio meridionale ubicata sulla sommità dell’omonimo monte. La località di Montecassino fu raggiunta verso il 529 da s. Benedetto, proveniente da Subiaco. Qui egli trascorse gli ultimi anni della sua vita, scrivendo la regola e organizzando il luogo in modo da accogliere i monaci che vi affluivano; ivi poi fu seppellito con la sorella Scolastica. Distrutta dai longobardi nel 577, e rifugiatisi i monaci in Roma, M., rovinata e deserta, fu solo sede di poveri eremiti. Tornati i monaci con Petronace, nel 717, M. fu ricostruita e conobbe un periodo di benessere economico e di progresso culturale che si prolungò fino alla seconda metà del sec. 9°, quando, pur essendo stata cinta di mura, M. sotto l’abate Bertario fu di nuovo distrutta dai saraceni di Agropoli (22 ott. 883). I monaci, fuggiti con il loro archivio e il prezioso codice della regola, trovarono rifugio a Teano, ma vi patirono vessazioni e spoliazioni da parte dei principi longobardi della zona; inoltre un terribile incendio (896) distrusse il monastero di Teano. Papa Agapito II, seguendo il consiglio di Oddone di Cluny, dispose il ripristino dell’abbazia a M., che fu realizzato dall’abate Aligerno (950). Iniziò così per M. un periodo di grande prosperità, a cui si accompagnarono rilievo politico e splendore artistico e che raggiunse il culmine con l’abate Desiderio (1058-85), poi papa Vittore III. Nel sec. 12° M., pur coinvolta nelle lotte tra papi, antipapi e normanni, riuscì a mantenere la sua prosperità e la sua altezza culturale. Fidato appoggio di papi nell’Italia meridionale, si attirò, tra l’altro, le ire di Federico II che, scacciati i monaci, la trasformò in fortezza (1230). Il monastero risorse con l’abate Bernardo Aiglerio che poté ripopolarlo di monaci e dare un assetto al patrimonio; ma una nuova crisi si aprì nel sec. 14°, dopo che nel 1321 Giovanni XXII ordinò che l’abbazia divenisse cattedrale, l’abate vescovo e i monaci canonici. Per oltre quarant’anni M. (distrutta da un terremoto nel 1349) e i suoi beni rimasero abbandonati a sé stessi fino al 1367, quando M. fu restituita ai suoi antichi ordinamenti: continuò tuttavia una grave situazione di disordine anche per la difficile e caotica vita politica di quegli anni a causa delle lotte tra angioini e durazzeschi. La situazione peggiorò ancora alla metà del secolo 15°, con gli abati commendatari, che considerarono M. solo una fonte di copiose rendite. Federatasi nel 1504 con la Congregazione di s. Giustina di Padova (che prese allora il nome di Congregazione cassinese), M., sotto il governo di abati triennali, conobbe una vivace attività artistica ed edilizia, specialmente al tempo degli abati Ignazio Squarcialupi di Firenze (tra il 1510 e il 1526), Girolamo Sclocchetto da Piacenza (1541-45) e Angelo da Faggis (tra il 1559 e il 1575). Assicurato l’ordine nell’Italia meridionale dal governo vicereale spagnolo, furono iniziati a M. grandi lavori edilizi, che durarono con molte interruzioni fino al 1727, quando fu consacrata da Benedetto XIII la nuova grande basilica. Danneggiata dai soldati francesi nel 1799, riordinata da Giuseppe Bonaparte, allora re di Napoli (1806), M. tornò dopo il 1815 alla sua tranquillità. Ridotto a essere soltanto un grande complesso di edifici, M. fu dal 1866 dichiarato monumento nazionale e affidato alla custodia degli stessi monaci. In seguito, nel corso della Seconda guerra mondiale, gli Alleati, dopo aver tentato invano di sfondare la linea Gustav, nei giorni 15, 17, 18 febbr. 1944 bombardarono M. con massicce incursioni aeree e ridussero a un ammasso di rovine il secolare complesso di edifici, dal quale però erano stati posti in salvo in precedenza i più importanti cimeli bibliografici e l’archivio al completo. Quest’opera di distruzione non giovò affatto agli Alleati, e anzi quelle macerie furono immediatamente sfruttate dai tedeschi come validissimi punti d’appoggio per la loro difesa, che fu piegata solo nel maggio 1944. Cospicuo il sacrificio dei polacchi del corpo d’armata Anders (oltre 3000 morti, sepolti in un cimitero militare sul M.). La ricostruzione, iniziata subito dopo la fine della guerra, ha potuto essere effettuata grazie all’aiuto del governo italiano e di privati americani, ed è stata eseguita con l’intento di dare una riproduzione esatta delle architetture distrutte.

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